(04 novembre 2015) Epica + Eluveitie + Scar Symmetry @Live Club, Trezzo sull'Adda (MI)

Info

Provincia:MI
Costo:€ 30,00 + d.p. - € 35,00 in cassa
Live report del concerto di Epica, Eluveitie e Scar Symmetry presso il Live Club di Trezzo sull'Adda, 7 Novembre 2015.

Quando hai già visto una band dal vivo, il dubbio se tornare a vederli o meno è sempre pressante. Faranno uno show sul livello di quelli passati? Meglio? Peggio? Meh? Beh, vi posso dire subito che andare a vedere gli Eluveitie (si, c’erano anche gli Epica ma..) è uno degli spettacoli più appaganti di cui possiate godere nella vostra vita. Ma andiamo con ordine..

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Arriviamo al Live puntualissimi, qualche minuto dopo l’apertura delle porte. In coda c’è un manipolo di gente e dentro il locale si raggiungono a malapena il centinaio di persone quando gli Scar Symmetry si presentano su un palco in versione ristretta. Ammetto candidamente che il concerto degli svedesi era forse quello da me più atteso della serata, sia perché non li avevo mai visti live sia perché il loro ultimo disco è una bomba ed ero curiosissimo di vedere la resa dei pezzi, così come ero particolarmente curioso di capire se le voci di Lars Palmqvist e Roberth Karlsson, anche dal vivo, erano migliorate esponenzialmente come su disco.
Partiamo da questo punto, togliendoci subito il dente: il growl di Roberth Karlsson è grandioso, potente e precisissimo, non ha mai perso un colpo e si attesta su quello dell’ei fu Christian Alvestam. Il problema è che la voce pulita di Lars Palmqvist (da mercoledì Roman Reigns, per gli amici appassionati di wrestling) non è affatto all’altezza: tanti errori, difficoltà a prendere le note più alte, sbavature qua e la..spero che avesse qualche problemino, altrimenti dobbiamo accontentarci di apprezzarne i miglioramenti su disco.
7 canzoni in scaletta, una per ogni disco della loro discografia, fatta eccezione per un paio prese da “Pitch Black Progress”, tra cui la meravigliosa “The Illusionist” (forse il più bel brano mai scritto dagli svedesi) e la discreta "Mind Machine", qualche problema di suoni “ingolfati” nell’opener “The Iconoclast”, ma per il resto una prestazione musicale di tutto rispetto e un’ottima presa scenica, grazie soprattutto a un Lars Palmqvist molto mobile e attento al pubblico, di questo bisogna dargliene atto. Per Nilsson impressionante, ribadisco uno dei migliori chitarristi metal sulla piazza, che su “Neuromancers” piazza l’assolo più bello della serata, eseguito MANIACALMENTE e con una pulizia allucinante. Se penso che quest’uomo suona anche coi Kaipa, mi viene la pelle d’oca.
Mezzoretta dopo, con la già citata “The Illusionist”, gli Scar Symmetry chiudono una performance decisamente molto buona e ben recepita pubblico meneghino, che mi fa ben sperare verso una calata futura con magari più spazio in scaletta.

Scaletta:
1. The Iconoclast
2. The Anomaly
3. Chaoswaver
4. Mind Machine
5. Morphogenesis
6. Neuromancers
7. The Illusionist




Un quarto d’ora di pausa, una birra ed ecco che le luci tornano a calare, si alza una tenue nebbiolina nel Live e gli Eluveitie fanno la loro (nutrita) comparsa sullo stage. In sottofondo parte l’intro di “Origins”, con la splendida voce teatrale di Alexander Morton che fa da apertura all’ottima “King”, sempre dal loro ultimo album, seguita dalla doppietta “Nil” – “Thousandfold” dal quarto album della band, “Everything Remains (As it Never Was”. E fin dalle prime battute è chiarissimo un concetto che avevo già espresso in occasione del loro concerto da headliner al Legend: gli Eluveitie dal vivo SPACCANO IL CULO. Mi rendo conto che non è il termine più tecnicamente preciso del mondo, ma da buon non-giornalista musicale me ne fotto il cazzo e ribadisco che gli svizzeri fanno paura. Precisi, potenti, meravigliosi da ascoltare e quasi di più da vedere, scenicamente strepitosi, tengono il palco alla perfezione (tutti, nessuno escluso) e non perdono un colpo. Menzione d’onore per il “nostro” Matteo Sisti, diventato ormai parte integrante della band, davvero bravissimo con qualsiasi strumento gli venga messo tra le mani. E un plauso anche ai fonici per i suoni bellissimi (con gli Epica le cose andranno addirittura ancora meglio), fattore da non sottovalutare e che fa risaltare ancora di più le doti degli elvetici.
Il resto della setlist spazia su tutti i dischi della band, con una leggera predilezione per il già citato “Everything Remains” e per “Helvetios”, a parere di chi scrive il loro miglior disco in assoluto. Graditissima la scelta di piazzare brani relativamente poco conosciuti quali “Brictom” o “Reel Set”, tanto per rinfrescare una scaletta altrimenti molto simile a quella già proposta in occasione del tour da headliner dello scorso anno. Scaletta che, peraltro, ho gradito al solito in maniera totale, presentando praticamente tutti i miei brani preferiti della band, da “A Rose for Epona” alla celeberrima “Inis Mona” (il pezzo preferito dagli amici veneti), passando per la splendida “Quoth the Raven”, mia esibizione preferita della serata insieme a “From Darkness”.
Come di consueto poi Anna Murphy ci delizia con la versione italiana di “The Call of the Mountains”, “Il Richiamo dei Monti”, interpretata dalla bella e brava svizzero-irlandese in un italiano pressoché perfetto, sia nelle strofe che nel trascinante ritornello, intonato a pieni polmoni da tutto il pubblico del Live, ormai numeroso e decisamente coinvolto, tanto da strappare a Chrigel il classico “Siete il miglior pubblico che abbiamo avuto finora”, classico ma apparentemente sincero, soprattutto a valle dell’uscita di scena definitiva, dopo l’interpretazione del classicissimo “Inis Mona” e col sottofondo di “Epilogue”.
Un’ora e un quarto (abbondante) di puro orgasmo musicale, che definitivamente ha cancellato dalla mia mente il dubbio “Li ho già visti, ci torno?”, sostituendolo con l’affermazione “Ogni volta che suoneranno gli Eluveitie in Italia, io ci vado”. E voglio un concerto di 3 ore solo loro.
Devastanti.

Scaletta:
1. Origins (Intro)
2. King
3. Nil
4. Thousandfold
5. AnDro
6. Slania’s Song
7. Omnos
8. Il Richiamo dei Monti (The Call of the Mountains)
9. From Darkness
10. Brictom
11. Memento
12. Reel Set
13. Scorched Earth
14. A Rose for Epona
15. Kingdom Come Undone
16. Neverland
17. Quoth the Raven
18. Alesia
19. Inis Mona
20. Epilogue (Outro)




E’ con questo spirito entusiastico che mi preparo quindi ad assistere alla performance degli Epica, 7 anni dopo averli ammirati all’Idroscalo di Milano, sotto un diluvio che definire torrenziale è un eufemismo. Mezz’oretta di preparazione, un impianto luci da far invidia a San Siro e si parte fortissimo con “Originem”, “The Second Stone” e “The Essence of Silence”, tripletta proveniente dall’ultimo album della band, “The Quantum Enigma”, da cui il tour omonimo, arrivato sul mercato con un po’ di ritardo a causa della gravidanza della Simons. Gravidanza però che non mostra di aver in alcun modo infastidito la splendida Simone, né fisicamente né tantomeno vocalmente: bellissima da vedere e ancor più bella da ascoltare, ben supportata (non tantissimo, va detto, causa scelta dei pezzi) dal buon Marc Jansen, è assoluta padrona e dominatrice del palco (e non solo secondo me, Palotai birichino..) e del microfono (e non s..vabbè niente), pulitissima nel suo canto che equilibra perfettamente l’approccio lirico a quello più pop/power.
Musicalmente poi niente da dire: gli Epica sono una macchina ormai ben oliata, sostenuta peraltro da suoni perfetti, tra i migliori che mi sia capitato di apprezzare nella mia storia di “concertista”: potenti e cattivi quando c’è da esserlo, delicati quando è richiesto, teatrali per la maggior parte del tempo ma senza risultare pacchiani, coadiuvati anche da un già citato set di luci di livello. “Migliore in campo” l’ex God Dethroned Arien van Weesenbeek, una vera e propria BESTIA alla batteria, tanto da guadagnarsi anche i suoi due minuti di gloria in un assolo da brividi.
Scaletta che tocca quasi tutta la discografia degli Epica, fatto salvo per l’incomprensibile (a parer mio)scelta di ignorare totalmente il penultimo “Requiem for the Indifferent”, album bellissimo e sotto certi aspetti punto di svolta della carriera della band, foyer dell’ultimo “Quantum Enigma” a livello evoluzionistico. Giustamente tanti i brani provenienti da quest’ultimo, compreso l’interludio griffato “The Fifth Guardian” e l’ottima “Unchain Utopia”, brano scelto come penultimo della setlist prima del classico “Consign to Oblivion”, title-track dell’omonimo secondo disco degli olandesi.
Epica che quindi confermano l’ottima impressione avuta ormai più di un lustro fa sotto la pioggia battente, quella di una band che anche dal vivo, come su disco, risulta convincente e interessante, nonostante le critiche.

Scaletta:
1. Originem
2. The Second Stone
3. The Essence of Silence
4. Sensorium
5. The Fifth Guardian (Interlude)
6. Chemical Insomnia
7. Unleashed
8. Martyr of the Free World
9. Cry for the Moon
10. The Obsessive Devotion
11. Victims of Contingency
12. The Phantom Agony
13. Sancta Terra
14. The Last Crusade
15. Unchain Utopia
16. Consign to Oblivion


Si ringrazia la Live Music per la costante disponibilità e il Live di Trezzo per l'ospitalità, oltre al fidato Davide De Robertis per le foto.

Quoth the Raven, Nevermore..
Report a cura di Andrea Gandy Perlini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 10 nov 2015 alle 15:50

ahahaha recensione spassosissima, bravo panda!