(11 febbraio 2016) Europa Blasphemia Tour 2016: Behemoth, Abbath, Entombed A.D., Inquisition

Info

Provincia:MI
Costo:32,00 € + d.d.p.
Live di Trezzo sull'Adda (MI), giovedì 11 febbraio 2016

Serata ad alto tasso di Lucifero in quel di Trezzo, ove torme di giovincelli non particolarmente timorati di dio si sono riunite per glorificare il Nostro Signore dell’Abisso. Ad inaugurare il sabba, contrariamente a quanto parrebbe suggerire il nome del tour, una fosca entità musicale a due elementi proveniente da oltreoceano…
Stupidaggini a parte: sono ben lieto di esser riuscito, una volta tanto, a schivare schegge lavorative impazzite dell’ultima ora, presentandomi così al Live puntuale e pronto per assistere all’esibizione di una band apripista di raro interesse.

INQUISITION
Batteria + voce e chitarra: tanto basta, rispettivamente a Incubus e Dagon, per scatenare l’inferno. Merito di un drumming tumultuoso che riesce nell’impresa di coprire ogni potenziale “buco” in termini di sound; merito di un riffing di matrice old school sempre ficcante e di uno screaming particolarissimo, acido e abrasivo come pochi; merito di una setlist che pesca con saggezza dall’ormai nutrita discografia dei Nostri, dimostrandone la continuità qualitativa.

Maestri nell’alternare sfuriate tipicamente black a rallentamenti atmosferici, gli Inquisition propongono uno show scevro da ogni orpello. Presenza, impianto luci e interazione col pubblico sono volutamente ridotte al lumicino, all’insegna della pura sostanza. E che sostanza: dall’iniziale “Force of the Floating Tomb” ai break spezzacollo di “Infinite Interstellar Genocide” passando per le malevole atmosfere di “Dark Mutilation Rites”, il pubblico (non ancora foltissimo, ma sono certo che il mini-combo abbia suonato per platee ben più striminzite nel corso degli anni) si rende testimone di un concerto che trasuda coerenza e dedizione.
Se il buongiorno si vede dal mattino…

ENTOMBED A.D.
A.D. o non A.D. poco cambia: è il turno degli Entombed, e solo questo importa.
Sulle note dell’iniziale, nuovissima “Midas In Reverse” realizzo che mai prima d’ora il mio sentiero si era incrociato con quello del gruppo svedese… eppure è come se li avessi già visti dieci volte. Il concerto, infatti, ricalca alla perfezione le aspettative della vigilia: aggressione, sana ignoranza (termine da intendersi nell’accezione più positiva possibile) e bordate di swedish death metal come se piovesse.
Al resto pensa l’adorabile Lars-Göran Petrov, che col passare degli anni denuncia sempre più centimetri in vita e meno capelli in testa, ma che, grazie all’inconfondibile growl e alle movenze belluine, riesce a marchiare a fuoco ogni composizione.

Sulle “vecchie” non credo ci sia granché da scrivere: brani come “Stranger Aeons”, “Revel in Flesh” o “Living Dead” (a mio avviso apice dell’esibizione) vengono eseguiti con innegabile grinta, riportando la memoria a tempi gloriosi e irripetibili per il metallo della morte. I pezzi più recenti, dal canto loro, riescono a scrollarsi di dosso quella patina di apatia che troppo spesso li circonda nelle versioni in studio; così, “Second to None” e “Pandemic Rage” non sfigurano a fianco di “Chaos Breed” e dell’immancabile “Wolverine Blues”, manifesto sonoro della seconda fase artistica della band scandinava.

A proposito di immancabili: ci pensa la leggendaria “Left Hand Path” a congedarci da Nico Elgstrand e compagnia, lasciando ai posteri una performance compatta, sincera, diretta, sudata e sanguinolenta. Una delizia, insomma.

ABBATH
Inizio ormai ad avere qualche annetto e qualche centinaio di concerti -da spettatore- sul groppone. Eppure, più poderosi e tritaossa di quello che gli Immortal tennero sulle assi del Wacken nell’ormai lontano 2002 fatico a ricordarne.
Ancora estasiato da quel sublime massacro, mi sono approcciato alla calata italica degli Abbath pervaso da un bizzarro stato d’animo a cavallo tra trepidazione e malinconia. Al termine dello show, purtroppo, è stata quest’ultima a prevalere, e in modo piuttosto netto.

Non vorrei venir frainteso: la prestazione della neonata creatura di Olve Eikemo è stata ineccepibile sotto il profilo esecutivo, oltre che condita dall’innegabile carisma del suo leader, mai così a suo agio tra pose, smorfie e mossette da frontman consumato quale è.
Al tempo stesso, penso di poter affermare che alla performance sia mancata completamente l’anima. Proprio come avvenuto col recente album immesso dai Nostri: tanto gradevole quanto dannatamente didascalico, di maniera, incapace di osare e di appassionare.

Datemi pure del rompiscatole (o altri epiteti più grevi, io devo trattenermi per ovvie ragioni), però non posso esimermi dal denunciare:
- suoni ovattati e mixing che ha chiuso le chitarre in un guscio di timidezza;
- impianto luci davvero troppo sparaflescioso (lasciate correre l’orrido neologismo) per un concerto black metal: durante “Fenrir Hunts” ho temuto l’attacco epilettico;
- presenza scenica e dinamismo degli “altri” pari a quelle di una cassapanca in mogano: semplicemente non pervenuti;
- scaletta troppo, troppo incentrata sull’ultimo disco. Capisco gli oneri promozionali, ma con tanto ben di dio (si fa per dire) da cui si poteva attingere…

Già: “Nebular Ravens Winter”, “Tyrants” e “One by One” fanno la loro porca figura (anche se, a voler esser sinceri, con Horgh dietro le pelli era un’altra cosa), ma vengono lasciate troppo sole in mezzo ad episodi insipidi quali “Ashes of the Damned” o “Root of the Mountain”. Così la conclusiva, bellissima “All Shall Fall” fa calare il sipario su uno spettacolo nient’affatto disastroso, ma nemmeno indimenticabile.

Nostalgia, nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi…” cantavano Al Bano e Romina, e per quanta fatica mi costi non posso che quotarli. Al tempo stesso, se addirittura loro due si sono lanciati in un’improbabile reunion, significa che c’è ancora un barlume di speranza.
Suvvia miei cari Immortal, fateci un pensierino anche voi, che da Cellino San Marco a Bergen il passo è più breve di quanto si pensi…

BEHEMOTH
Sempre per amor di verità: “The Satanist” non è precisamente sul podio dei miei album preferiti della band polacca. Pur avendolo parzialmente rivalutato col passare del tempo, rimane a mio avviso un episodio ruffianotto e vastamente inferiore a capisaldi del calibro di “Demigod”, “Satanica” o “Thelema.6” (eccolo qui il podio).
D’altro canto i giudizi della stampa specializzata, i riconoscimenti ottenuti e la risposta del pubblico -lo stesso Live è gremito in ogni ordine di posto- urlano una verità diametralmente opposta alla mia, ragion per cui la smetto di polemizzare e vedo di godermi il concerto, che è meglio.

La parola d’ordine, più che “occultismo”, “misticismo”, “satanismo” e altre amenità assortite sembra essere “professionalità”.
Inutile girarci attorno: ormai i Nostri hanno valicato i confini del metal estremo, e sono approdati in un campionato superiore in termini di budget, pubblico, sponsor e risonanza mediatica. Non leggetela necessariamente come una critica, bensì come la semplice constatazione di quanta preparazione vi sia dietro ogni singola data dei Behemoth: il palco, le luci, i filmati in bianco e nero, i vestiti di scena, gli effetti speciali, le stesse pose e i movimenti dei musicisti forniscono l’impressione di uno spettacolo minuziosamente studiato e sceneggiato come un film, dove la spontaneità non esiste e nulla è lasciato al caso.

Tutto ciò, lo si ribadisce, non si rivela affatto un male, posto che la compagine dell’Est Europa riesce in un sol colpo a:
- superare brillantemente alcuni problemi all’impianto audio;
- suonare di fila l’intero “The Satanist” senza far rimpiangere i classici (al netto di un momento di stanca all’altezza della doppietta “Ben Sahar”/”In the Absence Ov Light”, che continuano a convincermi poco);
- conquistare i presenti in virtù di una prestazione mostruosa.

Dal punto di vista esecutivo, infatti, siamo su livelli di eccellenza assoluta: la sezione ritmica fa semplicemente paura, con un Inferno ai limiti dell’onnipotenza; la coppia di chitarre macina che è un piacere e vanta un Nergal in ottima forma, anche vocalmente.
Si potrà dunque disquisire sulla genuinità della band e su talune scelte di marketing (la mostra di Toxic Vision, la scatolina di ostie…), ma non sulla sua capacità di mettere in piedi uno show spettacolare sotto ogni punto di vista.

Show a cui non mancano le chicche: al termine della prima fase dell’esibizione, sancita da “O Father O Satan O Sun!”, tocca alla preistorica “Pure Evil and Hate” (tratta dall’EP “And the Forests Dream Eternally”) fornire un salvifico refolo di puro sfogo black. Scelta inattesa e quanto mai azzeccata, dopo tre quarti d’ora dedicati a all'ultimo album e al suo sound ben più concettuale ed elaborato.
Altrettanto felice il ripescaggio di “Antichristian Phenomenon” (a lungo assente dalle scalette live) e della splendida “Conquer All”, eseguita alla perfezione (per la cronaca: anch’io la suono benissimo, seppur con la Fender giocattolo di “Rock Band” per Playstation 3).
Chiude il meraviglioso riff di “Chant for Eschaton 2000”, e nonostante la scarsa durata dello show -siamo sui 70 minuti- c’è posto solo per applausi e acclamazioni.

Se Satana sia soddisfatto o meno dello spettacolo a lui dedicato non posso saperlo; di certo, pochi dei comuni mortali presenti stasera hanno lasciato Trezzo insoddisfatti. Io non sono tra questi, statene pur certi.

Live report di Marco Caforio

INQUISITION setlist:
1 – Force of the Floating Tomb
2 – Ancient Monumental War Hymn
3 – Dark Mutilation Rites
4 – Master of the Cosmological Black Cauldron
5 – Embraced by the Unholy Powers of Death and Destruction
6 – Infinite Interstellar Genocide

ENTOMBED A.D. setlist:
1 – Midas in Reverse
2 – Stranger Aeons
3 – Second to None
4 – Living Dead
5 – Pandemic Rage
6 – Chief Rebel Angel
7 – Chaos Breed
8 – I For an Eye
9 – Revel in Flesh
10 – Wolverine Blues
11 – Left Hand Path

ABBATH setlist:
1 – To War
2 – Winter Bane
3 – Nebular Ravens Winter
4 – Warriors
5 – Ashes of the Damned
6 – Fenrir Hunts
7 – Tyrants
8 – One by One
9 – Count the Dead
10 – Root of the Mountain
11 – Endless
12 – All Shall Fall

BEHEMOTH setlist:
1 – Blow Your Trumpets Gabriel
2 – Furor Divinus
3 – Messe Noire
4 – Ora Pro Nobis Lucifer
5 – Amen
6 – The Satanist
7 – Ben Sahar
8 – In the Absence of Light
9 – O Father O Satan O Sun!
10 – Pure Evil and Hate
11 – Antichristian Phenomenon
12 – Conquer All
13 – Chant for Eschaton 2000
Report a cura di Marco Cafo Caforio

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 feb 2016 alle 19:38

sono l'unico a pensare che ormai i Behemoth sono diventati un vacuo spettacolo circense?