Come un orologio svizzero, torna puntuale l'appuntamento annuale del
Summer Core Festival, giunto ora alla sua terza edizione. Il bill di quest'anno propone ben 22 band suddivise in tre giornate: venerdì 18 settembre vede il ritorno dei Tastes, sabato 19 settembre vanta la partecipazione dei The Modern Age Slavery mentre la chiusura dell'ultima giornata (domenica 20 settembre) è stata affidata agli Upon This Dawning, a cui spetterà l'onore di concludere la tre giorni di festival.
Purtroppo, a causa di alcuni impegni, ho potuto assistere solo alla seconda giornata, probabilmente quella più interessante sotto il mio punto di vista, anche se il cartellone ha proposto il meglio della scena underground metalcore... e non solo! Giungo al locale alle 17 circa ed è grazie alla comprensione del titolare che riesco ad usufruire dell'accesso anzitempo. L'entrata è stata così tanto anticipata da permettermi di assistere al soundcheck degli headliner con cui ho avuto pure il tempo per una piacevole chiacchierata.
Poco più tardi delle 20.30 le luci calano, lo show sta per prendere vita. Tocca ai trentini
Prologue Of A New Generation dare inizio alle danze. La band propone uno show che definire “viscerale” è poco: siamo, infatti, di fronte a ciò che potremmo etichettare come “un puro concentrato di brutalità”. Nel breve tempo messo a propria disposizione, il quintetto offre un set che presenta perlopiù qualche pezzo tratto dal loro nuovo album “Mindtrip”, in uscita a breve, di cui menzioniamo “
Empty Bottles And Broken Dreams”, già rilasciato in rete in precedenza sotto forma di lyric video, “
Dreamcatcher” e “
Shiva”. Ciò che più cattura l'attenzione degli astanti è il cantante Mirko Antoniazzi: il giovane frontman possiede la stoffa di un artista navigato tanto da poter veramente far invidia a chi quest’ambiente già lo conosce e crediamo che abbia tutte le carte in regola per imporsi in una scena così difficile. Con la conclusiva “
November”, il quintetto si congeda e cede il passo alla band successiva.
I secondi ad esibirsi sono i giovanissimi e misconosciuti
Element Of Chaos. Il sestetto romano questa sera avrà modo di farsi conoscere un po’ di più grazie alla propria performance e alla sua proposta musicale alquanto peculiare: la band spazia tra tantissimi generi musicali che toccano sia il deathcore, il groove, l’hardcore che l’avantgarde. Durante questi 25 minuti, la band presenta alcune chicche tratte dal loro debut album “Utopia” senza disdegnare anche il nuovo singolo,“
The Second Dawn Of Hiroshima”, che con la sua pubblicazione anticipa il secondo album, “
A New Dawn”, in uscita prossimamente. La band è assente dai palchi da un anno, come specificato dallo stesso vocalist Dandy, e proprio questa “assenza” sembra riuscire a tirar fuori una grinta nascosta, una voglia di scandagliare quell’energia che è stata a lungo sopperita, riuscendo così a regalare una performance veramente lodevole. Applauditi a grandi mani, il sestetto ricorda che a breve uscirà il loro nuovo album e invita gli astanti a tenersi pronti per questa nuova release che si prospetta essere già interessante.
Dopo gli Element Of Chaos, sempre da Roma fanno il proprio ingresso sul piccolo palco del Cycle Club i
Theia, altra misconosciuta band made in Italy. Da subito si denota come la band sia affiatata, energica, lo stesso vocalist Sami fa sfoggio di una grinta veramente esemplare. La carica, l'energia e la condivisione di un genere musicale molto complesso come questo è il denominatore comune di tutte le sette band partecipanti da cui nasce una nuova esperienza che porta a vivere questi live in maniera veramente intensa. Lo show dei nostri si consuma in poco più di 20 minuti nei quali ogni singolo astante sembra “rapito”, catturato dalla performance offerta da questi giovani artisti. Poco prima della conclusione del set, il singer ricorda al pubblico l'uscita del nuovo EP della band, la cui pubblicazione dovrebbe avvenire proprio a breve.
Una cosa che accomuna il bill di questa nuova edizione del festival è che tutte le band, o quasi, sono dei debuttanti o son in procinto di pubblicare sul mercato un nuovo Ep e/o un nuovo album: tra le band appartenenti a questa categoria troviamo anche i romani
Onryō, realtà musicale di cui, purtroppo, non si sa davvero nulla. Gli Onryō prendono possesso del palcoscenico molto silenziosamente per poi letteralmente esplodere in uno tsunami di energia e potenza. Il quartetto romano introduce il loro primo EP, in uscita a breve ma di cui, purtroppo, non si hanno ancora i dettagli; tra i brani presentati troviamo “
Betrayal”, “
Aokigahara” e “
Kamikaze”, già rilasciati in precedenza sul profilo soundcloud della band; il fattore che colpisce da subito l’ascoltatore è il cosiddetto “pig squeal” del cantante, molto più marcato ed intenso rispetto ai più noti “scream” di band molto più conosciute, che qui dà un maggior spessore ai pochi brani della scaletta. Una performance che ha permesso alla band di portarsi a casa dei nuovi fan.
Terminato il breve show dei romani, spetta ai
The Big Jazz Duo prendere possesso del palco e offrire quello che io ritengo uno dei live più intensamente vissuti. Ammetto candidamente che, purtroppo, prima di questa sera avevo solo sentito vagamente parlare di questa band, non essendo una fan del genere. Come ho anticipato pocanzi, durante l’attesa ho avuto modo di conoscere meglio alcune delle band partecipanti di questa serata e non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di entrare in contatto proprio con il combo alessandrino, pienamente ammirato e stimato dalla scena nostrana: i chitarristi Fabrizio e Riccardo e il vocalist Thomas hanno da subito dimostrato un’interazione che poche band hanno al giorno d’oggi. Durante la breve mezzora a loro concessa, la band ha avuto modo di presentare una manciata di brani tratti dal loro album d’esordio, “
Enemy”, che proprio sulle nostre pagine si era portato a casa l’etichetta “top album”. Il deathcore del quintetto piemontese è particolare e offre spunti interessanti, una qualità che sicuramente differenzia la band da tantissime altre del settore. Il frontman Thomas Franceschetti si fa subito notare per la simpatia e per l’incredibile entusiasmo: impossibile non menzionare la breve introduzione dedicata a “Virgola il gattino” poco prima della conclusione del set che ha regalato sorrisi spontanei. Un’uscita alquanto geniale! Un gruppo interessante che certamente merita di essere seguito!
Reduci dalla potentissima performance tenutasi la settimana addietro nella bassa modenese, i
Bleed Someone Dry questa sera hanno l’onore di vestire i panni dei co-headliner, regalando un’altra memorabile performance. Il quartetto di Pistoia coglie la palla al balzo per presentare i nuovi brani tratti dalla loro ultima release “
Post | Mortem Veritas” anche per coloro che, purtroppo, non avevano ne avevano avuto la possibilità precedentemente. La scaletta, infatti, non si distacca molto da quella proposta a Campogalliano e questa sera, ancora più energicamente, i nostri daranno un’ulteriore prova del loro talento. Anche se molto concentrato, questa volta, il frontman Alessio Bruni si è concesso ad un maggior contatto con il pubblico, invitandolo a far casino e a scatenare moshpit, di cui purtroppo, la sottoscritta è stata fatta partecipe a una sua insaputa… ma si sa, le sorprese non finiscono mai! Anche questa volta i toscani offrono uno show sensazionale e si spera, in un futuro non troppo lontano, di poterli rivedere in veste di headliner, poiché il talento va premiato e certamente i Bleed Someone Dry hanno dimostrato di aver tutte le carte in regola per meritarsi un posto tra i "big" della scena.
Dopo la grandiosa performance offerta dai toscani, arriviamo al piatto forte della serata. A distanza di pochissimi mesi dalla loro esibizione tenutasi a Bologna in compagnia dei Fleshgod Apocalypse, i modenesi
The Modern Age Slavery tornano a calcare il palcoscenico più forti e scatenati che mai. Capitanati da Giovanni Bersek, il quintetto emiliano è visibilmente carico e in ottima forma. La performance di questa sera, che scorre in 45 minuti appena, è una vera esplosione di energia allo stato puro e presenta circa la stessa scaletta riproposta nel corso degli ultimi concerti; tra i brani offerti in questa nuova sede live, trovano spazio alcuni dei pezzi più conosciuti della band, come “
Vile Mother Earth”, “
Obiedence” e “
The Silent Death of Cain”, la cui resa live ha sbalordito tutti gli spettatori. Com’è da consuetudine, anche per gli headliner non è mancato il pogo: per rimanere in linea con la serata e per scaldare ulteriormente l’atmosfera, alcuni dei più coraggiosi, infatti, su suggerimento dello stesso frontman, hanno dato via a una serie di moshpit feroci e sfrenati. Anche questa volta i modenesi hanno dato l'ennesima testimonianza della loro bravura, dimostrando nuovamente di meritarsi tutto il successo che stanno riscuotendo al di fuori dell'Italia.
Questa serata è stata all’insegna dell’energia più sfrenata e del casino più assoluto, dove le protagoniste assolute di questa terza edizione del Summer Core Festival sono state la rabbia e la ferocia. Questa occasione è servita, soprattutto ai non avvezzi del genere, a imparare a conoscere un nuovo album ed è stato certamente un piacere scoprire così tante realtà underground. Allo stesso tempo è stato interessante interagire con tanti artisti umili che hanno dimostrato una professionalità, carisma e tanta, tanta umiltà, doti che spesso si tende ad ignorare. Un plauso va certamente alla professionalità degli organizzatori che sanno sempre "puntare sui cavalli vincenti". A questo punto, non resta che attendere l'arrivo di tutte queste nuove e già annunciate release, sperando che il 2016 possa essere un anno proficuo per tutte le band che, in questa serata, hanno regalato emozioni e hanno fatto vivere una serata un po' fuori dall'ordinario e si attende l'arrivo per la prossima edizione di questo prestigioso festival.