Per il decimo anno parto alla volta della provincia di Potenza per andare a vedere l’
Agglutination, festival metal giunto alla sua quattordicesima edizione, che è diventato ormai a tutti gli effetti il festival hard’n’heavy più importante del sud Italia, e questa volta ho anche l’onore (e l’onere) di scrivere un report su tale evento per EUTK (un ringraziamento doveroso a riguardo va a Gianluca “Graz” Grazioli).
Dall’anno scorso la location è cambiata e così dal piazzale della scuola di Chiaromonte si è passati al più capiente campo sportivo di Sant’Arcangelo, nel cuore della Basilicata, circondato da stupendi sedimenti in roccia che rappresentano un contorno a dir poco suggestivo per un concerto di questo genere.
Già l’anno scorso questo festival si è potuto fregiare della presenza di band di valore internazionale come i tedeschi
Gamma Ray e Tankard ed i nostrani Fire Trails e Dark Lunacy, ma i 900 paganti non furono certo la cornice adeguata per un concerto con tali nomi, e per questa edizione 2008, con un bill che forse è perfino superiore, non si è andati oltre le 1100-1200 unità, sicuramente un piccolo passo in avanti ma ancora troppo poco per il Sud, soprattutto in relazione ai grandi sforzi dell’organizzatore
Gerardo Cafaro, e ai prezzi popolari sia dell’ingresso (soli 20 euro) sia delle bibite e dei panini (favoloso quello con la salsiccia locale!) venduti all’interno dell’area concerto.
Magari le persone che non sono venute a questo concerto sono le stesse che poi vanno a vedere i soliti nomi a Milano, Torino, Verona, Bologna ecc. spendendo almeno il triplo o il quadruplo dei soldi, salvo poi lamentarsi della carenza di concerti rock e metal nel Mezzogiorno d’Italia.
In compenso ho visto anche persone che sono giunte dal Lazio, dall’Abruzzo, dalla Toscana e qualcuno perfino dal nord, segno che il buon nome che si è guadagnato questo festival nel corso del tempo comincia ad attirare anche fans da zone più lontane.
Dopo questa introduzione volutamente un pò polemica, passiamo a parlare del concerto.
Ad aprire le danze, poco dopo le 16, sotto un sole che definire cocente è poco, sono i lucani
NEFERTUM, autori di un black-thrash metal di buona fattura, aggressivo e potente, ma con alcuni sprazzi di tastiera che, di tanto in tanto, smorzano un pò l’assalto sonoro proposto dai nostri, rendendo il sound anche maggiormente originale.
A causa dell’orario e del grande caldo ovviamente sotto il palco ci sono solo un centinaio di persone, che però sembrano apprezzare la prova dei Nefertum, ai quali viene tributato un caloroso applauso a fine esibizione.
Si passa poi ai siciliani
DENIED, che propongono un massiccio power metal, dai tempi molto serrati e con delle buone aperture melodiche, frutto anche del prezioso lavoro del cantante Stefano Bottari. Il responso del pubblico è sicuramente positivo, al punto che si cominciano a vedere i primi segnali di pogo nelle primissime file. Inoltre come ultimo brano suonano un inedito, intitolato “
Night of revenge”.
I campani
SAVIOR FROM ANGER sono il terzo gruppo ad esibirsi sul palco dell’Agglutination, con Fabio Calluori degli Heimdall quest’oggi special guest alla chitarra a dar manforte al chitarrista del gruppo Marco Ruggiero.
I loro pezzi sono tratti dal disco “
No way out”, e sono caratterizzati da un power-thrash decisamente convincente, con ritmiche pesanti e intricate, alle quali fanno da piacevole contrasto linee vocali impostate su tonalità alte e melodiche al punto giusto da parte di Alessandro Granato. Anche sul palco i Savior From Anger hanno dimostrato di saperci fare, spronando a più riprese il pubblico che, leggermente più numeroso, ha risposto in maniera positiva.
Segnalo in particolare la grandiosa “
Claustrophobia”, pezzo che mi ha fatto una buonissima impressione, soprattutto per merito del suo bellissimo ritornello.
Salutati con un meritato applauso i Savior From Anger, è la volta dei
DGM, gruppo che ormai da anni sta ricevedo sempre maggiori consensi grazie a lavori di pregevole fattura quali
Hidden Place,
Misplaced e il recente
Different Shapes, album dal quale vengono proposte “New Life”, “The Alliance” e “Unkept promises”, eseguite alla perfezione e senza sbavature. In gran forma il cantante
Mark Basile, che dimostra di essersi integrato perfettamente nella band, e di interpretare senza alcun tipo di problema i brani cantati su disco da Titta Tani, così come gli altri pezzi suonati quest’oggi, ossia “Living on the edge” e ”Is hell without love”.
Da sottolineare l’ottimo sound e l’affiatamento tra i componenti della band, oltre alla buona dose di applausi tributati loro dal pubblico, nonostante in pochi conoscessero bene i loro brani. Complimenti dunque ai DGM.
Il sole comincia a calare, ed è a questo punto che sale sul palco la
METAL GANG, progetto che sta riscuotendo un buon successo in giro per l’Italia grazie all’interpretazione di storiche cover rock e metal, e che coinvolge numerosi artisti della scena metal italiana quali Trevor, Tommy e Alessio dei SADIST, Olaf e Fabio Lione (chitarra e voce dei Vision Divine), Morby ed Enrico (voce e chitarra dei Domine), Roberto Tiranti, vocalist dei Labyrinth (oggi impegnato al basso) e Pino Scotto, storico vocalist dei Vanadium e ora voce dei Fire Trails, vera e propria icona della musica dura in Italia.
Si parte con “Symphony Of Destruction” dei
Megadeth, che ad onor del vero viene leggermente deturpata sul versante del testo, con Trevor e, soprattutto, Fabio Lione, che sbagliano in più di una occasione le parole della canzone, in particolare del ritornello. Il pubblico però sembra non farci caso più di tanto, e canta a squarciagola questo massiccio mid tempo della band di Dave Mustaine.
Si prosegue con “Black Night” dei
Deep Purple, affidata alla voce di Roberto Tiranti, che dimostra di cantare in maniera egregia anche quando imbraccia il suo strumento preferito, ossia il basso.
Tocca a Pino Scotto interpretare poi “Wrathchild” degli
Iron Maiden, non prima però di aver mandato a quel paese le persone del centro-sud Italia che non sono andate a questo festival, tra il tripudio del pubbblico che inneggia a lui.
Buona senza dubbio anche la sua interpretazione, sicuramente meglio di altre occasioni nelle quali avevo avuto modo di ascoltare lo storico singer di origini napoletane.
Seguono in scaletta “
Paranoid”, “
Enter Sandman”, “
Wasted years”, “
Highway star” e “
Long live rock ‘n’ roll”, quest’ultima cantata dal duo Tiranti-Scotto, il quale al pubblico che invocava una canzone dei Pantera, dice di lasciare perdere i soliti Pantera e Iron Maiden e di comprare invece i cd dei gruppi italiani, tra cui il suo!
E qui il pubblico si divide tra chi si fa un sorriso o una grassa risata, e chi invece inveisce contro Scotto. Si arriva dunque alla tanto sospirata e acclamata “Walk” dei
Pantera, che scatena il putiferio tra il pubblico, così come “South of heaven” degli
Slayer e la conclusiva “Highway to Hell”, che vede presenti sul palco tutti i cantanti coinvolti nel progetto. Scroscianti gli applausi alla fine dell’esibizione e, nonostante alcuni errori e delle piccole sbavature sia da parte dei cantanti che dei musicisti, tutti hanno apprezzato e goduto dell’esibizione di questa Metal Gang. Divertimento doveva essere, e divertimento è stato!
Scaletta:
Symphony Of Destruction
Black Night
Wrathchild
Paranoid
Enter Sandman
Wasted Years
Highway Star
Long Live Rock ‘n’ roll
Walk
South Of Heaven
Highway To Hell Dopo questo glorioso revival tocca ai
DOMINE, e sicuramente per loro è arduo suonare dopo aver ascoltato tali capolavori, ma la band capitanata da
Morby ce la mette tutta sulle assi da palcoscenico e sfodera una prestazione maiuscola, iniziando con “Thunderstorm”, passando attraverso brani fantastici quali “The Messenger”, “The Hurricane Master”, “Icarus Ascending”, fino ad arrivare alla grandiosa “Aquilonia Suite”, pezzo di 10 minuti ispirato alla saga di Conan Il Barbaro, davvero perfetta e maestosa nel suo incedere tra svariati cambi d’atmosfera che poi sfociano in un ritornello a dir poco epico.
Chiude l’esibizione la classica “Defender”, con Morby che sale davvero alle stelle con la sua voce. Ottima anche la prestazione dei musicisti, con una solida sezione ritmica e un Enrico Paoli alla chitarra in stato di grazia. Peccato solo per la scarsa partecipazione di pubblico che, dopo gli “sforzi” effettuati durante la Metal Gang, in buona parte ha preferito allontanarsi per una birra o per un breve riposo, così come per i soliti idioti (pochi, per fortuna) che mostrano diti medi e urlano slogan di (ingiustificato) dissenso verso una band di assoluto valore come i Domine.
Davvero la madre degli imbecilli è sempre incinta.
Scaletta:
Thunderstorm
The Messenger
On The Wings Of The Firebird
The Aquilonia Suite
Icarus Ascending
The Hurricane Master
Dragonlord
DefenderE’ sera, e tocca agli svedesi death metallers
DISMEMBER salire sul palco, ed è un vero massacro a partire dalla furiosa “
Death Conquers All”, preceduta dall’intro maideniano di “
Ides Of March”. La band è in forma strepitosa, con un sound eccezionale, corposo, ultrapotente ma con tutti gli strumenti che si amalgamano alla perfezione senza confondersi, e sciorina vari pezzi tratti dal proprio repertorio, da “
Dreaming In red” a “
Stillborn Ways”, da “
Skinfather” a “
Dismembered”, che scatenano davvero il finimondo nelle prime file, con un pogo furioso che fa alzare un polverone tale da non far vedere gli stessi musicisti sul palco in più di una occasione.
Da segnalare inoltre l’esecuzione della recente “
Under a bloodred sky”, che grazie al suo finale alla Iron Maiden è stato forse il brano più apprezzato degli svedesi, così come merita una menzione il bel gesto del vocalist
Matti Karki che prende in prestito da un fan presente nel pubblico una bandiera svedese, la mostra sul palco, la poggia sui suoi chitarristi e poi la restituisce al proprietario, che viene ringraziato per aver portato tale bandiera nazionale. Chiusura affidata ad un altro brano dei primi Dismember, la devastante “
Override Of The Overture”. In definitiva i 5 svedesi si rivelano garanzia di coerenza e qualità non solo in studio, ma anche dal vivo.
Peccato soltanto non aver potuto ascoltare altri pezzi da 90 della band quali Let The Napalm Rain, la storica Skin Her Alive e la recente Europa Burns, ma non si può avere tutto dalla vita. Spero di poterli rivedere in concerto con la stessa grinta ed energia di quest’oggi. Lode ai Dismember!
Scaletta:
The Ides Of March / Death Conquers All
No Honour In Death
Stillborn Ways
And So Is Life
On Frozen Fields
Tide Of Blood
Dreaming In Red
Dismembered
Forged With Hate
The Hills Have Eyes
Skinfather
Under a Bloodred Sky
Override Of The OverturePenultimi quest’oggi all’Agglutination sono i
VISION DIVINE, con Fabio Lione che ha l’oneroso compito di sostituire il suo predecessore Michele Luppi.
Ricordo di aver visto lo stesso gruppo, con Lione al microfono nel 2000 proprio all’Agglutination, e rispetto a quella data il cantante pisano mi sembra senza dubbio migliorato e più “in palla”, con una maggiore presenza scenica e tenuta del palco, ma è innegabile che sulle parti più alte ed impegnative faccia una evidente fatica, e non solo sui pezzi di Luppi ma anche sui suoi, in particolare sui picchi di “New Eden” e “Vision Divine” il buon Fabio ha faticato non poco.
Si parte con “Secrets Of Life” (estratto dal loro terzo album
Stream Of Consciousness), per passare ai pezzi recenti tra i quali mi ha colpito molto “A perfect suicide”, con assoli fulminei da parte della coppia chitarristica Thorsen – Puleri e con un buon Lione alla voce, che però ha ceduto un po’ sul ritornello, mentre mi è piaciuto molto di più su “First Day Of A Neverending Day”, “Colours Of My World” e “Versions Of The Same”.
La band nel complesso l’ho trovata un po’ freddina, mi sarei aspettato di vederli un po’ più frizzanti e carichi di energia, e magari muoversi giusto un po’ di più sul palco ed interagire tra di loro. Il pubblico di Sant’Arcangelo non lesina applausi alla fine di ogni canzone, così come risponde ai richiami di Fabio Lione che a più riprese li sprona a partecipare, ma solo i fans delle primissime file sembrano essere maggiormente coinvolti.
Molto bello invece il siparietto inscenato verso la fine dell’esibizione, con Lione e il pubblico impegnati a sfidarsi a suon di cori e di acuti.
Si chiude infine con un classico della band, “Send me an angel”, title-track del loro secondo album, dal quale mi sarei aspettato di ascoltare anche la bellissima “Pain”, ma sarà per un’altra volta. A mio avviso comunque un’esibizione tutto sommato buona da parte di un gruppo che però secondo me può dare certamente di più, e che ha tutte le potenzialità per fare meglio. Per ora promossi, ma con qualche riserva.
Scaletta:
Secrets Of Life
Colours Of My World
Alpha & Omega
Vision Divine
A Perfect Suicide
First Day Of A Neverending Day
New Eden
Versions Of The Same
God Is Dead
Send Me An AngelIl gran finale è affidato ai
DARK TRANQUILLITY, band svedese che continua a riscuotere un successo sempre crescente, anche nel nostro Paese. Gli svedesi attaccano con 2 canzoni tratte dalla loro ultima fatica discografica,
Fiction, e per la precisione “Terminus” e “The Lesser Faith”, che mandano già in visibilio un pubblico letteralmente impazzito di gioia. Si prosegue con l’immensa “The Treason Wall”, passando per vari highlights della serata, dalla particolarissima semi-ballad “Inside The Particular Storm” all’aggressiva “Lost To Apathy”, che ha letteralmente infiammato gli animi dei presenti e soprattutto dei fans più accaniti nelle prime file.
Grandissima la prova di
Mikael Stanne al microfono, che si dice “very happy” di suonare finalmente per la prima volta anche al sud Italia, e che sfodera una prestazione vocale maiuscola, senza un minimo accenno di cedimento o tentennamento, senza contare il fatto che sul palco non riesce a star fermo per più di 3 o 4 secondi! Inoltre più di una volta durante il concerto scende dal palco a salutare i fans durante l’esecuzione dei brani, creando qualche grattacapo agli addetti della security!
Il biondo singer durante l’esecuzione di “Mysery’s Crown” dimostra inoltre di essere anche abile a cantare con la voce puilta, e di saper alternare i classici scream growl a parti più melodiche con estrema naturalezza.
Anche il resto della band si impegna al massimo, e cerca in più di una occasione lo sguardo del pubblico, che risponde da par suo pogando, cantando a squarciagola (soprattutto sul ritornello di “There In” con un bel duetto fans-Stanne), e mostrando varie bandiere della Svezia, oltre ad un grande striscione. Devastanti come sempre “
Punish my heaven” e “
Damage Done”, ed è inutile raccontarvi cosa ha potuto combinare il pubblico durante questi 2 brani, qualcosa la potete immaginare!
Breve saluto della band, che dopo pochi minuti sale nuovamente sul palco per il bis di rito, aperto dalla fantastica “Lethe”, introdotta da un nuovo arrangiamento ad opera della tastiera di Martin Brändström, seguita subito dal celebre giro di basso di Michael Nicklasson e poi dal resto della band. E’ sempre un’emozione ascoltare questa canzone, soprattutto in sede live, un bel mix di aggressività e dolcezza, cattiva e romantica al tempo stesso.
Chiusura affidata a “My negation” e alla distruttiva “Final Resistance”, song caratterizzata dalle ritmiche terremotanti ad opera della coppia Henriksson - Sundin, e con Anders Jivarp alla batteria impegnato a picchiare come un forsennato.
Si giunge così alla conclusione della performance, con Stanne che saluta affettuosamente il pubblico, definito “the best ever seen”, al quale promette prima o poi di ritornare. Inoltre ricorda a tutti i presenti che i Dark Tranquillity torneranno di nuovo in Italia, e che nel Bel Paese registreranno anche un dvd, nella data di Milano del 31 ottobre.
Scaletta:
Terminus (Where death is most alive)
The Lesser Faith
The Treason Wall
The Wanders At Your Feet
Lost To Apathy
Hedon
Inside The Particle Storm
Icipher
The Endless Feed
Focus Shift
Mysery’s Crown
Punish My Heaven
Damage Done
There In
Lethe
My Negation
Final ResistanceFinale con la premiazione da parte di
Gerardo Cafaro e dello staff dell’Agglutination per gli ultimi 3 gruppi, con Matti Kärki a ritirare il premio per i Dismember, Fabio Lione e Olaf Thorsen per i Vision Divine, e con Mikael Stanne per i Dark Tranquillity visibilmente emozionato e sorpreso, e direi quasi commosso al tempo stesso nel vedersi consegnare anche una targa ricordo da parte degli organizzatori.
Si chiude così la
XIV edizione dell’Agglutination metal festival, approfitto dello spazio concessomi per salutare tutte le persone che ho conosciuto quest’oggi, oltre a Gerardo e il suo staff, impeccabile come sempre, con un unico appunto però: quei fastidiosi polveroni che in più di una circostanza si sono alzati nei pressi del palco, e che hanno dato non poco fastidio soprattutto agli spettatori.
Per la prossima edizione sarebbe auspicabile bagnare il terreno prima di aprire i cancelli, oppure mettere un po’ di materiale isolante almeno fino alla zona del mixer, così da evitare che cumuli di polvere volino all’interno dell’area concerto.
Concludo dunque con un arrivederci a tutti all’edizione del 2009… lunga vita all’Agglutination!!!