Finalmente un concerto vicino a casa. Finalmente i The 69 Eyes vicino casa, più precisamente alle Officine Estragon, a Bologna.
È un bel pomeriggio soleggiato, non freddo, quello di Giovedì 24 Ottobre. Alle 17.00 parto da Ravenna ed in una mezzoretta mi ritrovo a Bologna, in coda in tangenziale...causa? Beh, un simpaticissimo lastrone di cemento armato ha avuto la bella idea di staccarsi da un ponte che taglia il lungo raccordo bolognese, chiamando all’opera la Polizia ed i Vigili Del Fuoco. La sosta è breve, per fortuna…ok, a tutto a posto, si riparte.
Arrivo all’incontro con Annalisa di Roadrunner con largo anticipo, così dopo aver cazzeggiato un pochino, mi ritrovo a faccia a faccia con Jyrky, singer e leader dei The 69 Eyes per la rituale intervista pre concerto, nella hall dell’albergo che li ospita…ma ora è tardi, è ora di andare al concerto…non prima però di aver incontrato Paul Di’Anno, il quale firmandomi la cover del vinile di Killers, butta cacca sugli Iron, paragonandoli a delle femminucce, ad un livello musicale che, secondo il, ehm, rotondo Paul, non è molto differente da quello di Brittney Spears. Punti di vista.
La prima band a salire sul palco sono i Rain, combo storico dell’area bolognese, autori di un live set tutto ugola e proclami alla fede del metallo (che ne dite defenders, una song dal titolo ‘Heavy Metal’ non vi stuzzica?). Il combo si diverte molto sul palco, producendo un assalto metallico senza fronzoli, in bilico tra il Power di derivazione teutonica e il metallo di stampo più americano, con qualche venatura di buon e sano Hard Rock. I Rain hanno dalla loro diversi estimatori, lo si vede subito, e tra la folla (non ancora numerosissima) c’è chi canta le loro songs e chi si diletta in headbanging. Buona prova, anche se con nulla di innovativo nella scena, ma con tanto cuore, sudore e pelle…ecco la semplice ricetta Rain, in attesa del loro prossimo lavoro, che non dovrebbe tardare ad uscire.
Ora è il turno di Paul Di’Anno & The Killers. Non nego che la curiosità è grande…non vedo l’ora di ascoltare il live act del buon vecchio Paul. La, oramai folta folla, lo acclama e lui piomba da vincitore sul palco. Il carisma è ancora notevole, non vi è che dire, cosa che certamente non si può dire per l’aspetto fisico (se non avesse il microfono in mano, lo scambierei per un camionista austriaco in piena dipendenza dai fumi dell’alcool…) e del look…testa rasata, tatuaggi in perfetto Brooklyn Style (collo e la stessa testa) e maglietta Ramones. Mr. Di’Anno da vita comunque ad uno show di notevole impatto (dovuta alla scelta delle songs) ma di scarsissimo valore tecnico…la band che lo accompagna non prende in una casa, soprattutto il deficitario drumming e le due chitarre, non sono neanche lontani parenti di Nicko, Smith e Murray…per non parlare dello sventurato bassista che prova ad imitare Harris…ma soprassediamo.
L’effetto che fa riascoltare cavalli di battaglia degli Iron Maiden first era, ovvero ‘Prowler’, ‘Murders In The Rue Morgue’, ‘Phantom Of The Opera’, la splendida ‘Remember Tomorrow’ che un Paul commosso dedica alla recentissima (qualche giorno prima di questa data) scomparsa del padre, ‘Killers’, ‘Wrathchild’ o la conclusiva ‘Sancturay’, presentata dal singer come “this is Heavy Metal Punk!” è veramente esaltante ma strano allo stesso tempo…sembra un paradosso, ma è come ascoltare una cover band degli Iron ove canta il fu cantante degli Iron…una sorta di cover band di se stessi, insomma!
L’Estragon oramai è pieno imbullonato, e tutti sono lì pronti a seguire il frontman inglese in ogni sua richiesta, dal coro da stadio al battere le mani…chi ha la pelle dura non muore mai, almeno questo penso sia stato l’insegnamento più grosso che Di’anno ed i suoi Killers abbia dato ai tanti fans presenti al concerto...
Ma ora è il turno dei Goth Masters, The 69 Eyes. Il combo apre lo show con la splendida ‘Crashing High’, song di apertura della loro ultima fatica ‘Paris Kills’ e subito l’atmosfera si fa calda e rarefatta, magica, sospesa tra le note oscure del combo finlandese e la voce profonda del frontman Jyrky, il cui sguardo magnetico è coperto da imperscrutabili occhiali neri, che solo per un breve periodo vengono accantonati per liberare taglienti occhi azzurri.... Certo, il locale non è più pieno come prima, il lato più Metal del pubblico è sfollato, lasciando al posto alle creature della notte. Il combo nord europeo passa in rassegna quasi tutte le songs dei loro ultimi due lavori, ovvero il precedentemente menzionato ‘Paris Kills’ e il precedente ‘Belssed Be’. E così giungono songs morbide e magnetiche, come ‘Angel On My Shoulder’, ‘Velvet Touch’, ‘Radical’, ‘Betty Blue’, ‘Stigmata’ o la fantastica ‘Sleeping With Lions’, perfettamente amalgamate con songs più Dark Rock oriented, dotate di più movimento, come ‘Gothic Girl’ (dedicata a tutte le Dark Ladies presenti), ‘The Chair’, ‘Don’t Turn Your Back On Fear’, ‘Still Waters Run Deep’ o la finale ‘Brandon Lee’, tenuta come immancabile bis. È fatto strano che da ‘Wasting The Dawn’ il five pieces abbia estratto solo l’omonima title track, ma tant’è, e tanto basta per stampare nella mente di chi è accorso al concerto questa data. Per poco più di un ora il tempo si è fermato e trame oscure hanno pervaso la notte…Jirky, Timo-Timo, Brazie, Archzie e Jussi 69 sono grandissimi musicisti, con molto talento e tantissimo gusto, o se volete classe, in grado di trasmettere un qualcosa in più oltre alla semplice musica, ovvero feeling, pathos, emozioni, presentando un live set quadrato, senza una nota o un atteggiamento fuori posto, charmando il pubblico che è accorso alla serata…in poche parole sono una grandissima live band!
L’unico dubbio della serata è l’accostamento delle varie band. Una band Metal Classico (i Rain), una Metal Punk (Paul Di’anno & The Killers) ed una Dark Rock (The 69 Eyes)…forse troppa differenza stilistica a troppa eterogeneità nel target di pubblico…la macedonia non sempre riesce saporita, anche se gli ingredienti sono buoni…serata dai due volti, quindi, uno strano ed indefinibile, in cui il tramonto di un eroe sembra prossimo, ed uno chiaro come la luna piena, terso e spirituale, ove i figli della notte danzano fino all’alba.
Foto by Alfredo Caravita
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