Serata dedicata al metal più estremo quella organizzata questa sera all’Auditorium Flog, gradevole locale fiorentino, negli ultimi tempi non sempre sfruttato secondo le sue possibilità.
Alle nove ed un quarto, in una sala ancora semivuota, iniziano il loro show gli svedesi Centinex, artefici di un death metal che ricorda chiaramente le tradizioni che la loro terra d’origine può vantare in questo campo.
Attivi sulla scena da moltissimo tempo, i Centinex mostrano dal vivo una discreta tenuta di palco, inficiata però dall’assoluta piattezza della loro proposta, una mera fotocopia di quanto già fatto da Dismember ed Entombed. Il caldo pubblico, comunque, accoglie ottimamente la band, agitandosi e pogando per tutto il concerto, con grande sorpresa degli stessi membri dei Centinex, non abituati a reazioni così confortanti.
E’ il turno dei tedeschi Mystic Circle, probabilmente fra le band di punta del movimento black tedesco. Non sono certamente la persona più adatta a giudicare un loro show, vista l’amicizia che mi lega ai due componenti storici, maturata durante il tour che svolgemmo insieme nel ’99. Mi limiterò quindi a dire che la formazione, ora ridotta ad un trio, ha proposto moltissimi pezzi dal nuovo “Demian”, orientato su sonorità quasi death, ripescando dalla passata discografia solo i classici “Medina, The Whore Of Satan” e “The Dragonslayer”, senza riuscire a coinvolgere il pubblico più di tanto – non scordiamo che la maggior parte dei convenuti era in attesa di un gruppo di ben altra caratura e potenza sonora – ma fornendo comunque un discreto show, che s’impenna quando i Mystic Circle accennano l’inizio di “Raining Blood” degli Slayer.
Che questo sia d’insegnamento a tutte le band: il pubblico si sta annoiando? Una cover degli Slayer ed il problema è risolto.
Arriva quindi il momento più atteso della serata, l’occasione per vedere in azione i Deicide, le cui sorti ultimamente sono spesso state messe in discussione, ed aver modo di toccare con mano il presunto carisma del leader storico Glen Benton.
Uscendo dal locale troverò solamente una parola per commentare lo show odierno: perfetto. I Deicide, sin dalle prime note, si impongono immediatamente come uno degli act estremi più competenti in circolazione, al pari dei loro compagni Morbid Angel e Cannibal Corpse, eseguendo i brani con una pulizia chirurgica e spingendoli a delle velocità di gran lunga superiori a quelle del disco.
Se la genuinità del concerto non fosse stata palese, probabilmente in molti si sarebbe insinuato il dubbio che la band suonasse in playback; sugli scudi l’impressionante performance del drummer Steve Asheim, troppo spesso ignorato in favore del suo collega Pete Sandoval, e la presenza scenica del bassista/singer Glen Benton, che questa sera ha smentito tutte le voci che lo volevano scontroso ed indisponente, scherzando spesso col pubblico e dissentando le prime file della platea con la bottiglia di Jack Daniels da cui il frontman usa attingere dopo la fine di ogni brano (!).
I Deicide hanno incentrato la scaletta sui loro primi tre album, i migliori nell’opinione di chi scrive, non scordando "nuove" song come “Bastard Of Christ”, “Serpent Of The Light”, trascurando completamente l'ultimo "In Torment In Hell", disco noto per essere stato registrato in appena 4 giorni, evidemntemente non molto gradito dalla band. Spettacolari l’esecuzioni di “When Satan Rules His World”, “They Are The Children Of The Underworld”, “Once Upon The Cross” ed i classici “Dead But Dreaming”, “Dead By Dawn” e “Lunatic Of God Creation”, intonate a gran voce dall’ormai folto pubblico presente.
E’ impossibile non essere coinvolti in un concerto del quartetto americano, questa sera autore di uno dei migliori show dell’intero tour, come mi confermerà in seguito il chitarrista dei Mystic Circle: la perizia tecnica e la potenza dimostrata dalla band in sede live non ha eguali e la maggior parte del pubblico se ne accorge, tributando un’accoglienza trionfale ad ogni brano della scaletta, durata quasi un’ora ed un quarto (un vero record per il gruppo, che anni fa, a Biella, si rese autore di una performance di cinquanta minuti scarsi). “Crucifixation” funge da sigillo ad uno show praticamente perfetto, ovviamente privo di bis, non sarebbe nello stile della band, mandando tutti a casa stupiti ed oltremodo soddisfatti.
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