L’estate è quasi alle porte e mentre la gente programma già quali saranno le mete per le imminenti ferie o quale sarà la destinazione del loro prossimo viaggio, i metalheads iniziano a strofinarsi le mani calcolando i giorni rimasti per entrare finalmente nel mood della stagione estiva, periodo che, solitamente, dà inizio ai festival di maggior spicco (Metaldays, Hellfest e Wacken su tutti), ma che dà anche spazio a live nostrani di ugual importanza. Mentre Milano si apprestava ad ospitare contemporaneamente diversi show spalmati sul territorio, tra cui lo show soldout dei Deftones e Puscifer, in Veneto il mathcore e il technical death/progressive metal l’hanno fatta da padrone grazie ai
Bleed Someone Dry e ai
Gojira.
Testo e gallery di Arianna G.
Al mio arrivo al locale, posticipato di un paio di ore a causa di un blocco sull’autostrada causato da un incidente, c’è ancora una scarsa affluenza, dovuta presumibilmente al fatto che nello stesso giorno sul territorio nazionale erano previsti diversi importanti appuntamenti live o, addirittura, perché il giorno successivo entrambe le band avrebbero suonato Milano e questo, in parte, ha penalizzato molto questo nuovo contesto. Per la sottoscritta, rivedere nuovamente questa valida realtà tricolore, tuttora sottovalutata dai media, aprire ad una band di grosso calibro come i
Gojira rappresenta una grossa soddisfazione personale, ma soprattutto questa sede si è rivelata consona a portare i toscani all’attenzione di un pubblico completamente diverso dal solito al quale sono abituati. Seppur la band non avesse molto in comune con gli headliner della serata musicalmente parlando, la tensione e l’entusiasmo erano ai massimi storici! Dopo il solito in bocca al lupo di rito, accompagnato da un gradito abbraccio collettivo, la band è pronta a calcare il piccolo palco del New Age di Treviso, ignari di ciò che, purtroppo, avrebbero dovuto affrontare da lì a breve. Definire la performance della band come “un mezzo disastro” non sarebbe del tutto errato, ma bisogna sottolineare un paio di cose fondamentali: tenere nella più totale oscurità un gruppo non ha aiutato né i fotografi dimostratisi tutti molto pazienti e professionali, né tanto meno chi ha pagato il regolare biglietto, convinto di godersi pienamente uno show che aveva tutte le carte in regola per essere etichettato come uno dei migliori di sempre. I suoni, completamente mal calibrati, non hanno permesso a nessuno di capire cosa la band stesse cantando, ne tanto meno cosa stesse suonando. Chi, come la sottoscritta, conosceva già i pezzi del combo toscano ha dovuto far affidamento al solo ed unico labiale, per capire perlomeno i brani che questi giovani talenti stavano tentando di presentare. Un mezzo disastro, appunto, perché né i fotografi, né gli astanti non ci hanno capito nulla e rammarica molto constatare come in queste sedi il lavoro e la fatica di ragazzi con una forte passione per ciò che fanno venga penalizzato per problematiche tecniche che potevano essere sistemate in fase di soundcheck; inoltre, l’utilizzo del fumo, che personalmente mi piace poiché regala quel tocco di atmosfera in più, non ha permesso alcuna visuale, regalando di conseguenza uno show “piatto” e basato sulle sole silhouette dei musicisti. Un vero peccato, perché chi aveva già avuto modo di vedere i
Bleed Someone Dry in altri contesti sapeva quale tipo di performance si sarebbe potuto aspettare, vista l’occasione rovinata, che si spera possa essere recuperata in futuro con condizioni nettamente sopra la norma.
Si può racchiudere la maestria, l’eleganza e un’esperienza ventennale in appena novanta minuti e rimanere attoniti, rapiti per tutta la durata dello show? Penso proprio di sì, ma l’ultima parola spetta ai fans! Conosciuti per essere una vera potenza live, i
Gojira tornano a farci visita dopo la loro ultima performance tricolore, tenutasi lo scorso anno al Sonisphere festival, carichi di nuovo entusiasmo, ma soprattutto pronti a presentare in sede live il nuovo album, “
Magma”, di cui ci erano già state fornite alcune anticipazioni nelle settimane antecedenti la pubblicazione. Passata la delusione momentanea derivata dalla sfortunata performance degli opening act, arriva, con grossa impazienza, il momento tanto atteso da tutti quei personaggi che, per mesi, per altri addirittura anni, hanno sperato di poter rivedere i francesi di nuovo in azione. Con la giusta atmosfera e circondato da un’aurea quasi mistica, il quartetto prende possesso del palco trevigiano ed è pronto a regalarci uno show entusiasmante. “
Toxic Garbage Island”/ “
L'Enfant Sauvage” danno inizio alla magia e, come da prassi, nella sala si scatena una foga che raggiunge livelli stellari. La cosa che salta immediatamente all’occhio (e anche all’orecchio, diciamocelo) è come la situazione sia completamente cambiata per gli headliner rispetto ai supporter: in primo luogo, la performance è stata valorizzata da un gioco di luci studiato ad hoc che ha permesso una visibilità maggiore e un’intensa dinamicità dello show, merito anche dell’ausilio di alcune visuals (immagini proiettate sulla parete) che hanno reso il tutto più efficiente ed interessante. I suoni, perfettamente bilanciati, hanno permesso una maggiore comprensione dei brani e ha aiutato l’audience ad immergersi in un totale stato d’estasi che ha permesso ad ogni singolo astante di godersi a pieno l’esibizione. La scaletta va direttamente a ripescare perlopiù i brani storici della band, come “
The Heaviest Matter of the Universe”, “
Flying Whales“ e ancora “
The Art Of Dying”, ma come annunciato prima lasciano spazio anche a “
Magma” con i singoli “
Stranded” e “
Silvera“, che sono già apprezzatissimi con qualche singolo individuo che già dimostra di conoscere i due pezzi a memoria. Nel corso della serata, il combo francese si riconferma essere una delle poche band a sapere cosa voglia dire regalare uno show maestoso e ha modo di dare l’ennesima testimonia di cosa significhi essere “essenziali” senza strabordare con maestosità dal vivo. I nostri in sede live sono una vera macchina da guerra, in particolar modo i fratelli
Deplauntier sono stati i veri protagonisti della serata, soprattutto il buon Joe si è reso autore di una performance mirabile, soprattutto durante il suo “drum solo”, prima che la band introducesse i due pezzi conclusivi, “
Clone” e “
Vacuity”. Per me è stata la mia prima volta a cui ho partecipato a un loro concerto e, con grosso stupore, devo dire che le attese sono state ben ripagate. Tutti gli astanti, a fine serata, sono tornati a casa con un sorriso chilometrico, con la consapevolezza di aver vissuto sulla propria pelle quei brividi che solo la musica, specialmente quella ben fatta, ti sa dare. I
Gojira ci avranno anche fatto attendere dodici mesi prima di presentarci del materiale inedito, ma c’è da dire che ne è veramente valsa la pena e si spera che i nostri possano tornare nuovamente a regalarci emozioni uniche come hanno fatto oggi.
Scaletta: Toxic Garbage Island / L’Enfant Sauvage / The Heaviest Matter of the Universe / Silvera / Stranded / Flying Whales / Wisdom Comes / The Art of Dying / Terra Inc. / Explosia / Oroborus / Encore: Drum Solo / Clone / Vacuity