Non sono più così recenti i tempi in cui si indossavano camicia e vestiti eleganti per andare a vedere gli
Ulver a teatro. La repentina e drastica evoluzione stilistica della loro recente proposta, ha cambiato l'approccio con il quale si vive l'esperienza di assistere ad un loro concerto e la simbiosi indissolubile tra musica e scenario ha reso inevitabile anche una scelta diversa e, forse, più adeguata della location. Questa volta gli
Ulver sono ospitati dal suggestivo
Labirinto della Masone, uno straordinario parco culturale nella campagna parmense con il più grande labirinto di bambù al mondo.
All'apertura delle porte, seguiamo un breve percorso tra le altissime pareti del labirinto e raggiungiamo il piazzale centrale e il porticato che circonda l'area palco in attesa dell'opener
Stian Westerhus che alle 22:45 inizia la sua esibizione. Il chitarrista norvegese si muove nei meandri più nascosti e misteriosi della sperimentazione musicale miscelando bisbigli, sussurri e una vocalità straordinaria ad una chitarra sommersa da una moltitudine di effetti che ne rendono irriconoscibile il suono. Il tipo di sonorità proposto da
Westerhus non è affatto diretto e spesso difficile da comprendere ma è una dimostrazione palpabile e concreta di quanto la musica possa far trasparire la personalità di un'artista e di comunicare un'emozione o uno stato d'animo.
Sono circa le 23:15 quando alcune sagome si appostano dietro agli strumenti disposti sul palco e la trance indotta da
Westerhus viene interrotta da un muro sonoro che senza preavviso dà inizio all'esibizione degli
Ulver.
Il piazzale viene investito da stupefacenti giochi di luci che disegnano figure e sagome su uno schermo da proiezione posizionato al di sopra del palco, mentre altissimi fasci luminosi puntano verso il cielo stellato rivelando la sagoma della piramide che chiude il porticato.
Il particolarissimo luogo amplifica il binomio musica-scenografia, aspetto che contraddistingue da sempre lo spettacolo degli
Ulver, aggiungendo connotati sacrali ad una performance in cui musica, suoni, colori, luci e ombre si intrecciano con una omogeneità e una perfezione tale da renderlo già qualcosa di divino.
Fatta eccezione di una imprevedibile "
The Future Sound of Music", la scaletta propone in ordine sparso tutti i brani del nuovissimo "
The Assassination of Julius Caesar". Tra i momenti più intensi sono sicuramente da ricordare "
So Falls the World", "
Angelus Novus" e la conclusiva "
Coming Home" culminata in una lunghissima jam session insieme a
Stian Westerhus che non ha mai abbandonato il palco.
Difficile e inappropriato definire semplicemente “concerto” lo spettacolo messo in scena dagli
Ulver al
Labirinto della Masone. È un'esaltazione e lode dell'arte che supera il concetto di musica dal vivo; uno stato mentale, un'esperienza mistica, un viaggio nel subconscio.
Scaletta:
1. Nemoralia
2. Southern Gothic
3. 1969
4. So Falls the World
5. Rolling Stone
6. The Future Sound of Music
7. Transverberation
8. Angelus Novus
9. Coming Home (18 minutes jam version)
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