Una serata tutta targata
Pure Steel records, la nota label tedesca che oramai è diventata un nome prestigioso in Europa e in tutto il panorama metal internazionale.
Infatti entrambe le band sono nel rooster dell'etichetta teutonica.
Serata molto afosa ma il clima non ferma gli amanti del genere Power classico che già dal primo pomeriggio sono accalcati fuori ai cancelli.
I
Savior from Anger, ricordiamo capitanati dal chitarrista italiano
Mark Ryal, oramai trasferitosi in Usa da un po', e che scelti musicisti tutti americani sta girando per molte città americane con un Coast to Coast tour.
Mark spalleggiato dall'ex Attacker
Bob Mitchell alla voce, è riuscito ad affermarsi in una scena un po' ostile verso il metal più ottantiano, come quella statunitense che predilige un metal più estremo.
Ma veniamo alla serata.
I cancelli si aprono verso le 21:00 e la band ospite è già sul palco. Il loro metal è più un thrash metal alla Pantera diretto e ruvido con un singer davvero notevole:
Juan Ricardo (anche nei Wretch altra band della Pure Steel), che da prova con un ottima tenuta del palco. Il pubblico ancora un po' freddino ma apprezza le songs che la band, senza un attimo di respiro, esegue senza fermarsi. C'è anche spazio per la slayeriana "
Raining Blood", che riesce a smuovere un pubblico un po' gelido, ma diciamo è il classico atteggiamento degli americani verso le band emergenti, rispetto all'Europa è un po' differente.
Pochi minuti dalla fine della prova dei
Sunless Sky e già i Savior from Anger sono sul palco per montare la propria strumentazione. Si spengono le luci e a sorpresa parte un intro dell'indimenticabile Dean Martin "
Everybody loves somebody", che spiazza tutti, me compreso, molta gente incuriosita si avvicina e si parte con "
Bright Darkness" dall'ultimo "Temple of Judgment", brano molto melodico che ricorda i Whitesnake di "1987", che segna un po' il cambio stilistico della band verso sonorità più americane e melodiche. Subito
Mitchell ricorda ai presenti che non è un novellino anzi, da prova di una prestazione maiuscola, voce graffiante e melodica, degna del miglior Coverdale.
Parte "
The Calling", sempre dall'ultimo album, e
Ryal si lancia in assoli al fulmicotone. Tutta la band si mostra all'altezza della situazione con una buona tenuta del palco. Seguono senza sosta molte songs dall'ultimo lavoro, e il pubblico inizia a riscaldarsi. Con "
The Eye" brano molto veloce si scatena il pogo con un
Mitchell strepitoso che si lancia in acuti notevoli, egregia la prova della sezione ritmica del bassista
Beain Callin (dai Vatican) e del batterista
Joshua Shank, entrambi potenti e precisi.
Con le successive "
Chosen Ones" e "
Thunderheads"
Mark Ryal metto in gioco il suo lato più melodico con assoli orecchiabili e dei backing vocals degni di quell'hard rock più pomposo degli eghties, che la band ricorda anche nel look con paiette, foulard e borchie.
C'è spazio anche per un assolo di chitarra di
Ryal, lasciato solo sul palco, improntato sulla velocità che cattura il pubblico numeroso. Le conclusive "
Killing Greed" dall'album "Lost in the Darkness", e "
To Fall" da "Age of Decadence" segnano una serata all'insegna del classico metal old style.
Ottime bands, ottima acustica ed ottima birra.
I
Savior from Anger sono una band italiana che ha avuto il coraggio di portare oltreoceano la propria musica, bravi, bravo Mark! Speriamo di rivederli in Italia un giorno.
A cura di José Fernandez
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