Fontaneto D'Agogna, ridente località del... boh... vediamo su Google!
Localizzato il punto d'arrivo, e dopo un’escursione turistica in quel di Arona, siamo arrivati davanti al palco dell'EarthQuake Fest, ennesima dimostrazione dei risultati che la passione per il Metal può raggiungere.
La serata prevede l'esibizione di 4 gruppi, dal differente background musicale, più o meno esperte e quotate, ma tutte accomunate dalla passione a cui accennavo pocanzi, anche se la punta di diamante saranno ovviamente gli affermati Domine.
MARBLEI primi a salire sul palco sono i
Marble, dalla provincia di Pavia, che ricordo alle prese del loro primo demo "Trails of Dream and Reality", anche se da allora sono cambiate diverse cose, sia a livello di formazione, con l'ingresso di un cantante, Jack Cherubini, al posto della precedente vocalist, Annalisa Ferraris, ed una sterzata verso soluzioni più orientate al Progressive ed ora meno influenzate dai Sonata Arctica, come sembrano ribadire le prime due canzoni, "Ruins" e "In Death of Love", che immagino verranno incluse nell'imminente album d'esordio ("A.t.G.o.d."), se paragonate alla conclusiva "At the Gates of Destruction", unico estratto dal già citato Demo, mentre a completare la setlist, i Marble piazzano la cover di un classico quale "Holy Diver". Purtroppo la loro esibizione ci consegna una formazione che palesa non poche imperfezioni, a livello vocale, sia da parte del nuovo cantante sia per quanto riguarda i cori. Inoltre le nuove composizioni, almeno per l'occasione, non sempre scorrono fluide ed i risultati migliori li raccolgono con la più datata "At the Gates of Destruction", episodio veloce e powereggiante.
Per ora mostrano ampi spazi (e necessità) di miglioramento, perlomeno dal vivo.
BEJELITSicuramente più scafati e rodati i
Bejelit, ed i risultati ottenuti sono nettamente migliori, cinque musicisti compatti ed affiatati che ora possono giovarsi del rientro in formazione del cantante Fabio Privitera. E, come ha affermato una metallara alle prime armi (ma dimostra già un buon potenziale!): "...probabilmente prima erano come quando i Queen si esibiscono senza Freddy Mercury!" Al di là di tanto ingombrante, e forse un po' "blasfemo", paragone, le grandi qualità vocali ed interpretative, ed il carisma innato di Privitera spiccano sin da subito, sia sui brani dell'esordio "Hellgate" sia quelli del successivo "Age of Wars" (sul quale aveva cantato un più aggressivo, e comunque bravo, Tiberio Natali).
Alla convincente prova dei Bejelit, il pubblico presente (che via via è andato ad incrementarsi) risponde alla grande, ad esempio su "Son of Death" ma sopratutto sulla coinvolgente "I Won't Die Everyday", un pezzo toccante che Privitera attacca con un accenno alle prime strofe di "Come Mai", lesto poi a stupirsi scandalizzato (ed io con lui.. ehehe) di come molti dei presenti si mettano a cantare questo hit degli 883. Sono invece gli spunti epici, gli evidenti rimandi alla NWOBHM e talvolta ad un ben più roccioso Power/Speed ereditato dalle migliori formazioni d'oltreoceano, a caratterizzare le composizioni dei Bejelit, i quali verso la conclusione del concerto infilano una dietro l'altra tre ottime canzoni come "The Haunter and the Dark", "Bejelith" ed infine la devastante "In Void We Trust", inno di battaglia del gruppo.
Al momento questi ragazzi sono concentrati sui brani che andranno a comporre il loro terzo album, ma sembra che ci siano comunque gli spazi per alcune date live.
Se vi capita di trovarvi nei paraggi non lasciateveli scappare!
MAINPAINQuesta è la seconda occasione che mi capita di vedere in azione sul palco i novaresi
MainPain, già incrociati l'anno scorso al Hit the Lights Festival.
Rispetto alla band che li ha preceduti i suoni si fanno più trasheggianti, ed in più di un'occasione mi sono venuti in mente i Metal Church. Prossimi all'uscita del secondo album (il primo "Food for Thoughts" risale ad un paio d'anni fa), i MainPain ne approfittano per presentare alcune nuove composizioni, ad esempio The Reflex Of Evil" (beh, questa è decisamente alla Metal Church!), "The Kiss of Death" e "Cleopatra", brani che convincono quanto quelli più rodati, trai quali trovano posto la possente "Running Blood", quella "When Death Calls" dedicata a tutti coloro che hanno perso qualcuno d'importante, ed ovviamente l'autobiografica "MainPain". La prova del gruppo è tale e quale la loro musica: compatta ed affilata, con la garanzia data dalle chitarre di Dave Valli e Paolo Raffaello, e da un frontman affidabile come si conferma Ronnie Borghese, e ne danno prova anche alle prese con un classico come "The Trooper", che ovviamente non può fare a meno di scatenare la reazione del pubblico.
Non c'è due senza tre: pertanto farò il possibile per assistere nuovamente ad un loro concerto, nel frattempo resto in attesa dell'uscita del loro nuovo album.
DOMINECerto la location dell'EarthQuake Metal Fest non è quella del Wacken o del Gods of Metal, ma i
Domine si presentano sul palco che è stato montato in questa piazza di Fontaneto D'Agogna, in bello spolvero, convinti e, sembrerebbe, belli carichi, anche se debbo registrare l'assenza (temporanea?) del tastierista Riccardo Iacono. Ma la loro prestazione non ne risente assolutamente, sia per la bravura del sostituto, sia per la fantastica prova di un Morby davvero in palla e per quella di un altrettanto convincente Enrico Paoli, che "strapazza" la sua Gibson.
Il concerto dei Domine prende il via sull'attacco frontale delle iniziali "Thunderstorm" e "The Messenger", che lasciano poi spazio all'epica e cinematografica "The Aquilonia Suite", e via via una dietro l'altra arrivano "The Prince in the Scarlet Robe" (altro gioiellino da "Emperor of the Black Runes"), "Tempest Calling", "Ancient Spirit Rising", "On the Wings of the Firebird", "Icarus Ascending" (sempre maideniana, e non solo per il contesto lirico), "Dragonlord", quelle canzoni che dovrebbero chiudere la prima parte del loro concerto, in attesa dei bis finali.
Purtroppo se il "tempo" è stato clemente per quanto riguarda il rischio pioggia, che avrebbe potuto rovinare la serata, il concerto ha sforato sull'orario previsto e così tocca rimandare l'appuntamento a "Defenders" alla prossima occasione, con gran delusione di tutto il pubblico e dei cinque musicisti che ad ogni modo ritornano sul palco per i saluti di rito.