Il Live ormai è diventato la cattedrale per i concerti dell’area Milanese.
Rieccoci qui, questa volta, a godere delle acrobazie sonore di ben 9 elementi.
Stiamo parlando dei gypsy
Gogol Bordello, band multietnica dedita ad un certo gypsy punk di cui porta il titolo l’ormai lontano (2005) quinto (bellissimo) album del gruppo.
Nella band ci sono elementi provenienti un po’ da tutto il globo, partendo dall’istrionico leader,
Eugene Hütz (all’anagrafe
Evgenij Aleksandrovič Nikolaev-Simonov), ucraino, ma figlio del mondo, visto i suoi peregrinaggi in giro per tutto il mondo.
Il concerto inizia con un largo ritardo (portavano come inizio le 22.40, ma prima delle 23 nessuno si vede sul palco. Dev’essere usanza dell’est arrivare in ritardo…). Subito la festa comincia: il pubblico, non appena salgono tutti sul palco, inizia a ballare e cantare.
Si parte con un pezzo del nuovo
Seeker & Friends, sorta di contenitore di storie di gente incontrata nei loro viaggi, scambiandosi affetto e idee. Subito dietro un pezzo ormai storico delle loro performance, tale
Not a crime, e qui scoppia veramente la festa. Il concerto si articola molto bene tra pezzi nuovi e quelli più datati; su tutti la sempre bella
Start wearing purple, la cui versione cambia di volta in volta, a quanto pare (è la 3ª o 4ª volta che li vedo, e non c’è stata una volta la cui versione fosse quella originale.). Eugene salta, si butta a terra, canta, suona, balla, recita, insomma fa un po’ tutto.
Con una bottiglia di vino (sua storica passione italica) e un libro, nel quale pare legga una storia che vuole raccontarci, ma che non è altro che un fil rouge per unire le varie canzoni.
La loro energia si sprigiona ovunque, tutto il live, in alcuni momenti, balla con una sincronia pazzesca, se si pensa ai litri di birra che girano al bar (per non parlare delle spezie di cui si sente l’aroma nell’aria).
Comunque la serata corre sia in momenti di allegoria perfetta, sia in momenti anche più intimi, come verso il finale quando il baffuto Eugene (che nel frattempo è rimasto a petto nudo, come solito) accompagnato solo dalla sua chitarra, ci racconta la ottima
Sun is on my side (su
Trans-continental hustle). Dopo un breve ma intenso encore, e una presentazione dei numerosi musici della serata, con una ottima
Pale tute, allungata per l’occasione, i Gogol ci salutano. Tra grida, applausi e elogi, lasciano il palco, riempiendo di saluti e abbracci gli astanti.
Il concerto è stato ottimo, e il gruppo ha trascinato come sempre, nel suo viaggio di racconti di strada e di serate alcooliche. Da parte mia un grande plauso ad un band originale, che ha dalla sua un bel mix di culture, e di generi; capace di mischiare miscelare alla perfezione le loro note.
Finita la birra, finita la festa, mi dirigo all’esterno, dove la gelida notte di Trezzo ci rinfresca per bene.
Saluti dal bar.
Ank
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