Per la discesa in terra italica degli americani
High on Fire, di Mr.
Matt Pike, il ritrovo è al club meneghino
Santeria.
Era la prima volta che venivo in questo locale, devo dire che è un posto strano, con davanti una sorta di piano bar (dove 3 signori proponevano una sorta di jazz/blues) e, dietro ad una doppia porta, si apre un’area dedicata ai concerti.
Lo stacco, anche solo per la fauna dei personaggi delle due parti, già fa sorridere.
Dopo qualche problemino legato agli accrediti (Santo graz, che ha una pazienza davvero rispettabile, dopo tutti questi anni), riesco ad entrare. Sono uno dei primi, anche se il concerto doveva essere già iniziato.
Dopo pochi minuti, e dopo essermi munito del succo di luppolo, salgono sul palco i Genovesi (ma anche romani, da quello che dicono dal palco)
Isaak.
il combo ligure propone uno stoner pregno di basso distorto, con un cantato molto crudo e secco. La loro proposta, ascoltati su disco, mi è sempre piaciuta. Dal vivo non sono da meno, e la pacca c’è. I suoni sono abbastanza buoni, il che mi fa presagire un’ottima acustica per gli headliner…
I ragazzi ci danno dentro per una mezz’ora abbondante, e prendono dal loro repertorio (che credo consista in un paio di (ottimi) dischi) alcune delle loro migliori canzoni.
Finito con il set degli
Isaak, ci prepariamo per gli
High on fire. Sono anni che vorrei gustarmi un loro set, li conosco sia per vie traverse (gli
Sleep), ma anche da quello stupendo disco da nome
Snakes for the divine.
Il pubblico, rispetto agli Isaak, non è aumentato clamorosamente, c’è qualche persona in più, ma siamo comunque sul centinaio di persone. Appena si abbassano le luci entrano i nostri, e un
Pike che sfoggia un’ottima pancia da birra, con un petto nudo stile camionista all’autogrill.
Quindi impatto visivo ottimo. Appena inizia la musica, già si capisce che sarà un concerto molto high, appunto. I volumi sono al massimo, in alcune parti quasi fastidioso. Alcune parti di canzoni sono quasi incomprensibili. Diciamo che per tutto il concerto ci sarà questo mood: la voce si sente poco, dietro al muro sonoro di chitarra e basso, che a tratti coprono pure la batteria, con tutto che dietro le pelli il nostro picchia come un dannato. Verso metà set piazzano la bellissima
Blessed black wings, spartiacque della loro discografia.
Come promesso il concerto si snoda su buona parte della discografia del gruppo, per il ventennale della nascita del combo.
Matt non si risparmia, e suona e canta come un ossesso, sudando come un maratoneta ad agosto.
Prendono quasi a piene mani, risparmiando i primi 2 album, dalla loro carriera. I pezzi suonano bene dal vivo, se non fosse per i problemi di cui sopra. I volumi a tratti sono veramente osceni. Ho provato a mettermi ovunque, ma secondo me è il posto che non si presta benissimo per certi volumi.
Comunque la pacca e l’attitudine sono giusti, e la band tira dritto come un merci. Sulla bella
Bastard samurai ci si calma un filino, per poi riesplodere con
Furywhip.
I “ragazzi” non fanno sconti a nessuno, e il concerto arriva alla fine con la stupenda
Snakes for the divine.
Finita la canzone salutano tutti,
Matt da un’altra sorsata di vino (che era stato messo prontamente vicino al bestione), e il concerto finisce.
Le mie considerazioni sono più che positive. Benchè i problemi di cui sopra, alla fine l’attitudine di questo tipo di concerti dev’essere questa. Io me ne vado soddisfatto, e col cuore pieno di energia, le orecchie piene di fischi……ma con il sorriso sulla faccia.
Set list della data:
Saluti dal bar.
Ank
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