Sono estasiato per questo appuntamento.
Oggi mi rivedo il mio amato
Roger Waters, mente e anima dei furono
Pink Floyd (per chi non lo sapesse, il miglior gruppo della storia della musica). Ieri non andava benissimo, visto che avevo un torcicollo che rischiava di farmi passare questa serata veramente male. Ma con delle creme e uguenti portatemi dalle indie, sono riuscito a farmelo passare un filo, giusto per poter raggiungere per tempo per questa venue del genio inglese.
Il forum non è imballatissimo, direi che si sta belli comodi. Il mio posto in platea mi permette una visuale perfetta (in alto a sinistra, guardando il palco) e un’acustica ottima. Ma su questo ero convinto: tutte le volte che l’ho visto, problemi audio non ce ne sono stati, in qualsiasi punto del palazzetto stessi.
Comunque verso le 21, appare un’immagine di una spiaggia, vista mare, con una ragazza seduta sulla sabbia che guarda il mare. L’audio è proprio quello della scena, quindi rumore di mare e gabbiani e vento. Dopo circa 10 minuti si spengono le luci, ed entra tutta la band che seguirà per tutto il concerto.
Parte la musica, e beh, ragazzi, qui si capisce subito che si sta facendo sul serio.
Per non dilungarmi troppo, perché ce ne sarebbe da scrivere per ogni secondo passato ad ascoltare questo concerto, il concerto parte con questa sequenza:
Speak to Me, Breathe, One of These Days, Time, Breathe (Reprise), The Great Gig in the Sky e Welcome to the Machine. Cioè per una buona mezz’ora rimani a bocca aperta. Sia perché queste canzoni sono immortali e perfette; sia perché un concerto che parte con ste perle ti immagini dove possa andare a parare. Certo è che con una discografia come la sua (tra PF, di cui il concerto era incentrato sulla parte finale della sua collaborazione con loro, e sui suoi album solisti) la scelta è dura.
La band è pressoché perfetta (un appunto al chitarrista solista, ma è chiaro che il confronto con sir
Gilmour, il quale, ricordo, che ha “ ‘i tocco”, è impossibile non farlo. Ed è chiaro che chiunque ne uscirebbe scoraggiato e senza speranze. Ma il “giovane” ci sa fare, e si destreggia abbastanza bene). Le due cantanti che fanno il duetto su Great gig sono immense, e questa sorta di stereofonia su alcune parti mette ancora più pepe al pezzo, già di per se perfetto.
Le scenografie seono come sempre impeccabili, e a parte i droni volanti (uno a forma sferica, e uno il classico maiale, sta volta griffato con insulti vari a Trump. Cosa che si ripete in parecchie parti del concerto. Diciamo che il nostro non nutre un grandissimo rispetto per il presidente USA) ci saranno diversi giochini con i quali il nostro ama condire i concerti. Circa a 1/3 di concerto scendono delle luci a più o meno 3 metri dal pavimento, centralmente, e si alza una sorta di telone che riprende la figura della famosa fabbrica che appare sulla cover di
Animals (Album tra i quali celebrati stasera), con tanto di ciminiere fumanti.
Il concerto si snoda tra i pezzi più belli della loro discografia, con qualche aggiunta dall’ultimo (bellissimo, e molto pinkfloydiano, a mio avviso) di Roger. Su
Another brick in the wall Pt.2 salgono sul palco dei ragazzini, provenienti non ho capito bene da quale scuola meneghina, i quali hanno fatto una piccola scenografia sul pezzo centrale, quello appunto cantato da dei bambini.
Verso la fine del concerto, ci sono dei riflettori che partono dal palco, e prendono quasi metà palazzetto, che ripropongono il famoso prisma di luce di Dark Side, con dei laser. E li un esplosione.
Roger suona, canta, intrattiene. Un vero istrione. Non perde occasione anche di dire la sua sul mondo, e sulle guerre, tema sempre molto caro a lui. La gente applaude e canta, e grida, e applaude. Le emozioni sono quasi palpabili, si sente come queste canzoni siano sotto pelle a chiunque sia presente in sala (e devo dire che la serata è molto eterogenea, non ci sono solo penne bianche, come si suol dire, ma anche molti giovini)
Io ci do dentro con la (pessima)birra, e finita l’ennesima pinta, il concerto arriva al suo encore. E, permettetemi questo appunto, ma non sono molti gli artisti che si possono permettere un’uscita di scena sul solo (il più bello dela musica tutta, a mio avviso) di
Confortably numb.
Dopo 2 ore e mezza il concerto arriva alla fine, e io ne vorrei ancora altrettanto.
Che dire, come già detto non era la prima volta che lo vedevo live, e devo dire che mi ha sempre lasciato soddisfatto. Ma questa volta è stato più emozionante, più sentito, per quanto mi riguarda.
Finita l’ennesima birra, mi avvio sorridente verso il furgone, con la consapevolezza di aver assistito ad un pezzo di storia, e ad un concerto meraviglioso, di un artista che benché il suo spessore e il suo peso sulla collettività, è rimasto umile e sempre pronto a darci quello per cui sembra nato: dell’arte!
Saluti dal bar.
Ank
Scaletta concerto:
Prima parte:
Speak to Me
Breathe
One of These Days
Time
Breathe (Reprise)
The Great Gig in the Sky
Welcome to the Machine
Déjà Vu
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
The Happiest Days of Our Lives
Another Brick in the Wall Part 2
Another Brick in the Wall Part 3
Seconda parte:
Dogs
Pigs (Three Different Ones)
Money
Us and Them
Smell the Roses
Brain Damage
Eclipse
Encore:
Mother
Comfortably Numb