Visto che le storie migliori cominciano sempre intorno ad una tavola, il viaggio verso il concerto dei
Maiden a Firenze viene reso più interessante da un pranzo a base di crostini e fiorentina, intervallato a conversazioni drammatiche (
-COME PUOI DIRE CHE MAN ON THE EDGE È MEGLIO DI RUN TO THE HILLS? - Oh, a me piace di più, penso di non essere l'unico - A QUESTO TAVOLO SEI L'UNICO!).
Arriviamo all'Ippodromo del Visarno con molta calma, e mentre siamo ancora in fila all'ingresso sentiamo le prime note del concerto di
jonathan davis. Da lontano, viene da chiedersi perché fare un progetto solista, se poi sembrano comunque pezzi dei
korn. Quando finalmente vediamo il palco notiamo la presenza di violini, violoncelli e un approccio al cantato più interessante di quanto sembrasse inizialmente. Peraltro, Davis sembra più in forma ora che 10 anni fa. Tutto sommato, non avendo più il giusto disagio adolescenziale per apprezzare i Korn come facevo un tempo, mi ha incuriosito a sufficienza per dare una possibilità di ascolto al suo album nei prossimi giorni.
Alle 19 salgono sul palco gli
Helloween. Li vedo dal vivo per la prima volta, e l'impressione è ottima. Gli Helloween si divertono e fanno divertire, l'alternanza dei cantanti funziona benissimo, ed il set ripercorre le fasi salienti della loro carriera (trent'anni in 80 minuti, come fanno notare). Precisi e potenti. Il finale è una "
I Want Out" con pubblico in delirio, e zucche gonfiabili che rimbalzano in mezzo alla folla. Promossi.
Il (lungo) allestimento del palco dei maiden lascia il tempo per guardarsi intorno. Il pubblico è di tutte le età: inevitabile, per un gruppo che calca i palchi da quasi quarant'anni. Ci sono i fan della prima ora (che hanno salutato da tempo i capelli lunghi) e ci sono i ragazzi accompagnati dai genitori. Un breve video dai maxi schermi ci informa che il tour in cui ci troviamo vuole promuovere il videogioco ispirato agli artwork degli album dei Maiden,
Legacy of the Beast. Non che importasse davvero la scusa trovata per essere in concerto quest'anno, sinceramente. Poteva anche essere un tour per festeggiare la cresima del nipote di Nicko, e avrebbero comunque venduto migliaia di biglietti, siamo onesti.
Finalmente, introdotto dal discorso di
Churchill, il concerto inizia. Ed è subito chiaro a tutti, fin dalle prime note, che stasera i Maiden non sono a Firenze in villeggiatura.
Aces High fa esplodere il gruppo in tutta la sua potenza, e in pochi secondi ogni possibile paura sulla performance di Bruce svanisce.
Dickinson è ovunque, l'enorme palco sembra contenerlo a stento, dove non arriva con il corpo manda la sua voce. Grida a Firenze di urlare per lui, e Firenze risponde.
La scenografia merita un commento a parte. In un'era di maxischermi al led e realtà virtuali, i Nostri se ne fregano e tirano dritto con quello che han sempre fatto: sfondi dipinti su teloni, costumi teatrali e pupazzi gonfiabili. Enormi pupazzi gonfiabili. E funziona. Il mio bambino interiore avrebbe rinunciato alla casa per comprare l'aereo che si librava sul gruppo nel primo pezzo.
Analizzare il concerto brano per brano sarebbe inutile, tentiamo piuttosto di fare un quadro generale. Nel unico momento in cui Bruce si mette a parlare con il pubblico, tra il terzo ed il quarto pezzo, spiega che il tema della serata vuole essere la libertà, e la necessità di alzarsi in piedi e combattere per essa (E il videogioco? Beh, si vede che non interessava nemmeno a loro); In effetti la scelta della canzoni riflette molto l'argomento. Non solo nei testi ma nel atteggiamento della band, che spazia senza problemi tra i classici immancabili e qualche brano assente dalle scalette da anni. E così, risentiamo pezzi dell'epoca d'oro come
Where Eagles Dare,
Flight of Icarus e
Revelations, ma anche brani dell'era Blaze come
Sign of the Cross e
The Clansman, e pure
For the Greater Good of God da "
A Matter of Life and Death". Mancano pezzi da
Book Of Souls, ma d'altronde quelli hanno avuto spazio nello scorso tour.
Serve davvero commentare l'esecuzione perfetta di
The Number of the Beast,
Hallowed be Thy Name o
the Trooper? Serve davvero dire qualcosa su
Fear of The Dark, cantata dall'intera arena con la devozione che si riserva agli inni nazionali? Ognuno dei classici è stato accolto con un boato di entusiasmo, ed ogni assolo è stato trasformato in un coro dal pubblico. Il maestro di cerimonie Bruce non ha lesinato su travestimenti, bandiere, spade e lanciafiamme (i
Rammstein svuotavano la soffitta, qualcuno mi ha fatto notare) e non è mancato il passaggio sul palco di Eddie in versione soldato.
Dopo due ore e quindici pezzi, le danze si chiudono con
Run to the Hills. Restiamo in attesa qualche momento sperando in altri pezzi, ma dobbiamo accontentarci. È stata una grande serata. Usciamo, convinti che i live degli
Iron Maiden dovrebbero essere inseriti tra i patrimoni Unesco.
Fuori dai cancelli, un bambino di circa otto anni, avvolto in una maglietta dei Maiden e con in mano un palloncino degli Helloween, si mette in posa per una foto con il gruppo di amici del padre, tutti in divisa maideniana d'ordinanza.
And the story goes on, and on, and on...
Francesco "Lucio" Lucenti
Aces High
Where Eagles Dare
2 Minutes to Midnight
The Clansman
The Trooper
Revelations
For the Greater Good of God
The Wicker Man
Sign of the Cross
Flight of Icarus
Fear of the Dark
Number of The Beast
Iron Maiden
The Evil That Men Do
Hallowed Be Thy Name
Run to the Hills