(12 febbraio 2019) AMORPHIS + SOILWORK + JINJER + NAILED TO OBSCURITY @Live Club

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Provincia:MI
Costo:non disponibile
Il giorno 12 febbraio 2019 era già segnato da tempo con il classico circoletto rosso sul calendario: imperdibile un bill con sullo stesso palco AMORPHIS, SOILWORK e NAILED TO OBSCURITY e l'attesa del concerto non ha fatto che aumentare, specialmente dopo l'uscita degli -ottimi- nuovi dischi delle band di Björn "Speed" Strid e di Raimund Ennenga.
Perciò, dopo aver sacrificato senza battere ciglio un permesso lavorativo (a proposito: le 18 sono un orario infame per iniziare un live ragazzi, io ve lo dico....) alle 17,50 entro al Live Club di Trezzo s/Adda pronto ad assistere a quello che si preannuncia come un evento da ricordare.
Ah dimenticavo: a completare l'elenco delle band sono gli ucraini JINJER, un gruppo che in tutta sincerità non apprezzo particolarmente.
Ma ora è tempo di iniziare a fare sul serio e quindi giù le luci e su il volume della musica.

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NAILED TO OBSCURITY h 18

Sebbene il pubblico sia ancora scarso (vedi sopra nota polemica sull'orario), i ragazzi di Esens grazie ad un affiatamento eccellente ed all'ottimo bilanciamento sonoro che permettono alla loro proposta malinconica, melodica e rabbiosa di risaltare perfettamente, entrano subito in sintonia con l'ambiente che mostra di apprezzare la -purtroppo- ridotta scaletta.
La parte del leone, con ben quattro pezzi, ovviamente è recitata dal nuovo disco "Black Frost" che si dimostra all'altezza anche in sede live specialmente per merito del lavoro eccellente dei due chitarristi Dieken e Lamberti.
Ma è la chiusura affidata a "Desolate Ruin" dal precedente "King Delusion" che esalta davvero tutti: qualche amico che conosceva i NTO solo di nome (ed al quale avevo rotto le scatole consigliando di dar loro una possibilità) mi ha confessato di aver la ferma intenzione di approfondire la conoscenza della band data l'impressione positiva ricevuta.
Bravi ragazzi!

NAILED TO OBSCURITY setlist:

Black Frost
Feardom
The Aberrant Host
Tears of the Eyeless
Desolate Ruin


JINJER h 18.50

A seguire lo show apprezzatissimo dei NTO tocca agli ucraini JINJER, guidati dalla bella Tatiana Shmailyuk, mantenere "on fire" il pubblico che è andato via via aumentando.
Non racconterò balle: il progressive metalcore/groove metal proposto dal quartetto è abbastanza lontano dai miei gusti musicali e quindi li ho ascoltati godendomi un paio di birre (offerte, le più buone!).
Ho comunque trovato conferma della mio essere "vintage" notando invece con quanto calore venisse seguita la prova della band durante l'esecuzione dei nove brani scelti per l'occasione, estratti dai tre album sinora pubblicati.
Chiaramente non voglio sapere dove terminasse l'interesse per le grazie della frontwoman e dove iniziasse quello per la musica: mi preme invece sottolineare come anche durante l'esibizione dei Jinjer i suoni siano stati più che buoni. Insisto particolarmente su questo argomento perchè purtroppo non tutto è poi filato per il verso giusto....

JINJER setlist:

Words of Wisdom
Ape
I Speak Astronomy
Dreadful Moments
Teacher, Teacher
Who's Gonna Be the One
Pisces
Perennial
Sit Stay Roll Over


SOILWORK h 20.05

I Soilwork, nonostante gli alti e bassi che ne hanno distinto la carriera, sono oggettivamente una grande band da palco grazie soprattutto al carisma di "Speed" Strid ed anche in questa occasione non si sono smentiti.
La band grazie agli ultimi tre ottimi dischi sta attraversando un ottimo momento e la prestazione è quindi di grande livello, di un gruppo che si diverte nel divertire il pubblico.
La setlist è varia ed abbraccia la maggior parte della discografia del combo svedese: "Bastard Chain" e "Like the Average Stalker" dall'amato (da me) "A Predator's Portrait", "Stabbing the Drama" con tre brani (tra cui la titletrack) sino ad arrivare ai cinque dell'ultimo "Verkligheten".
Ahimè assenti i magnifici "Steelbath Suicide" e "The Chainheart Machine", una pecca probabilmente avvertita solamente dai fan di vecchia data.
Lo show dei nostri procede comunque tra il tripudio del pubblico che gradisce moltissimo l'energia che il sestetto riversa nella propria esibizione, ripagando cantando pressochè tutti i brani insieme ai Soilwork.
Purtroppo la qualità dei suoni non è stata all'altezza della band: chitarre difficilmente avvertibili ed una sensazione di "melassa sonora" che non ha consentito di godere appieno della innegabile bravura dei nostri. Un vero peccato, anche perchè sono stati gli unici ad avere problemi nella serata.
Unico neo di uno spettacolo comunque di livello.

SOILWORK setlist:

Arrival
The Crestfallen
Nerve
Full Moon Shoals
Death in General
Like the Average Stalker
The Akuma Afterglow
Drowning With Silence
The Phantom
The Nurturing Glance
Bastard Chain
As We Speak
The Living Infinite II
Witan
Stabbing the Drama
Stålfågel


AMORPHIS h 21.50

Il Live è pieno ormai quando Tomi Joutsen, Esa Holopainen e soci sulle note di "The Bee" fanno la loro comparsa in scena. A giudicare dal tripudio del pubblico la maggior parte della gente è qui per loro!
I finnici sono una macchina da guerra sul palco e incendiano letteralmente tutto con una scaletta di altissima qualità: dopo il brano iniziale si susseguono via via "The Golden Elk", "Sky Is Mine", "Sacrifice", "Message in the Amber", "Silver Bride" ed altri per poi chiudere con la leggendaria "Black Winter Day" (unica estratta dal masterpiece "Tales from....") ed i due encore "Death of a King" e l'anthemica "House of Sleep" che fa tremare il Live dalle fondamenta per il continuo ritornello intonato da tutti indistintamente sotto la sapiente regia di Joutsen.
Una volta di più, di fronte ad uno spettacolo pressochè perfetto (ed i fonici hanno fatto la loro parte alla grande), mi sono trovato a considerare che al netto di tutto gli Amorphis hanno LE CANZONI: sembra una considerazione banale, tutte le band le hanno direte voi e invece no, ciò che rende i ragazzi di Helsinki inimitabili è la loro straordinaria capacità di dare vita a pezzi che riescono a far presa immediatamente su chi ascolta risultando alla fine indimenticabili nel senso letterale del termine. E questa è dote solo dei grandissimi.
Esco soddisfatto come spesso mi capita dopo averli visti e -come sempre- mi riprometto che sarò ancora lì ammaliato alla loro prossima visita al nostro paese!


AMORPHIS setlist:

The Bee
The Golden Elk
Sky Is Mine
Sacrifice
Message in the Amber
Silver Bride
Bad Blood
Wrong Direction
Daughter of Hate
Heart of the Giant
Hopeless Days
Black Winter Day


Encore:
Death of a King
House of Sleep
Report a cura di Alessandro Zaina

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