Ecclesia Diabolica Europa 2019 E.V. TourUno esce in anticipo da un convegno (attirandosi così gli sguardi truci dei Colleghi relatori), piglia la macchina al volo che neanche
Fantozzi con l’autobus, si fa due ore di autostrada a velocità smodata (compatibilmente con traffico, limitazioni del motore e del pilota), parcheggia in derapata alla “
Fast and Furious”, giunge quasi di corsa all’
Alcatraz…
e una volta dentro, alle 19:33 –biglietto e comunicati parlavano di inizio concerti a 19.30-, scorge i
roadie sul palco che smontano la strumentazione dei miei adorati
Wolves in the Throne Room.
Ormai da quindici lunghi anni ho smesso di bestemmiare come uno scaricatore turco, e quindi non mi rimane nemmeno quella valvola di sfogo.
Non resta che smaltire la frustrazione e sperare nella buona resa del set degli
At the Gates…
AT THE GATESEccola lì, la band di
Göteborg che tanto ho amato ai tempi delle superiori ma che vedo stasera dal vivo per la prima volta.
Se escludiamo la compagine dei fratelli
Weaver (che comunque non mi hanno permesso di vedere, sigh…), il concerto di stasera ha ricevuto critiche per il basso tasso di sincerità complessivo del
bill.
Sia
At the Gates che
Behemoth, infatti, vengono accusati da una fronda di metaller censori di agire secondo criteri volti più al
business che non alla ricerca artistica, e di aver sacrificato il perseguimento dell’ispirazione compositiva in favore del freddo calcolo commerciale.
Non entrerò nel merito in questa sede, bensì mi limiterò a dire che il
set della
band svedese, perlomeno alle mie orecchie afflitte dalla vetustà, funziona eccome: i suoni dalle mie parti sono già potenti al punto giusto, la voce di
Tompa è riconoscibile e abrasiva come sempre, il tupa tupa di
Erlandsson non tradisce (nonostante qualche smorfia di fatica nei momenti più concitati)…
e le canzoni?
Ok, concedo senza combattere agli scettici che il
comeback discografico dei Nostri si sia supinamente e furbescamente adagiato sugli stilemi del capolavoro “
Slaughter of the Soul”, senza tuttavia raggiungerne i fasti.
Al tempo stesso, ritengo che tanto “
At War with Reality” quanto “
To Drink from the Night Itself” contengano alcuni pezzi discreti, che oltretutto in un contesto
live acquisiscono spinta ulteriore.
Le due
title track, “
A Stare Bound in Stone”, “
Death and the Labyrinth” e la conclusiva “
Night Eternal” vengono eseguite in modo impeccabile ed accolte con trasporto dal pubblico, che intona il nome della
band tra un brano e l’altro e sembra perdonare qualche
lead di chitarra uscito in modo poco nitido dalle casse e l’assenza di qualsivoglia estratto pre-1995.
D’altro canto, quando si possono vantare a repertorio “
Cold”, “
Suicide Nation”, “
Slaughter of the Soul” e la leggendaria “
Blinded by Fear” si parte già con una sostanziosa dose di credito.
Credito che gli
At the Gates si guardano bene dal dissipare, regalando agli astanti una esibizione senza fronzoli, convincente, energica e, in ultima analisi, decisamente goduriosa.
BEHEMOTHBasso tasso di sincerità, si diceva, ed ecco qui il gruppo
metal che, assieme ai
Ghost, viene più spesso additato in tal senso.
La critica ha diritto di cittadinanza -e ci mancherebbe, non son mica
Erdogan- e per certi versi arrivo anche a condividerla; eppure, di fronte a
show come quello di stasera, credo valga la pena accantonare eventuali remore etiche e rallegrarsi per aver ben speso i propri sudati risparmi.
Già, perché
Nergal sarà pure un
hipster paraculo, ma sul palco possiede grande carisma e capacità di gestire il binomio voce-chitarra; perché lo
stage sarà pure studiato per stuzzicare le corde dei più giovani e influenzabili, ma impianto luci, scenografie,
backdrop e costumi di scena risultano davvero suggestivi; perché gli ultimi due dischi non saranno feroci come i grandi classici della
band polacca, ma canzoni come “
Ecclesia Diabolica Catholica”, “
Bartzabel”, “
Ora Pro Nobis Lucifer” o “
God = Dog” dal vivo non sfigurano affatto, anzi.
Semmai, il difetto dell’esibizione è quello di scorrer via sin troppo velocemente: dopo l’iniziale “
Wolves of Siberia”, in cui il tirannico
drumming di
Inferno soverchia la coppia di asce, i suoni si aggiustano, e da lì tutto fila a meraviglia: “
Daimonos”, “
Conquer All” e “
Slaves Shall Serve” sono brani eccellenti da ogni angolo prospettico possibile, ed ascoltarli dal vivo è un’esperienza che riappacifica col cosmo.
Dopo la bellissima “
Chant for Eschaton 2000” è già tempo di
bis, i quali, per quanto mi riguarda, costituiscono la porzione meno convincente del
set: amo “
Lucifer” in modo viscerale, ma l’impatto del suo maestoso
riff viene stemperato da
outfit, stavolta sì, troppo eccentrici (
Orion sembra una versione satanica di
Jack Sparrow) e da una cascata di coriandoli piuttosto fuori luogo (va bene festeggiare Nostro Signore Lucifero, ma non così).
Da ultimo, trovo che “
We Are the Next 1000 Years”, seppur caruccia, non costituisca la scelta migliore per congedarsi da un pubblico comunque caloroso e più che soddisfatto.
Io non posso che aderire all’entusiasmo imperante, riservando ai
Behemoth la giusta dose di applausi: i Nostri, sincerità o meno, hanno confermato in questa uggiosa serata milanese di possedere pochi rivali sulle assi di un palco.
E a me va benissimo così.
AT THE GATES setlist:
1 –
To Drink from the Night Itself2 –
Slaughter of the Soul3 –
At War with Reality4 –
A Stare Bound in Stone5 –
Cold6 –
Death and the Labyrinth7 –
Heroes and Tombs8 –
Suicide Nation9 –
Daggers of Black Haze10 –
The Book of Sand (The Abomination)11 –
Blinded by Fear12 –
The Night EternalBEHEMOTH setlist:
1 –
Wolves ov Siberia2 –
Daimonos3 –
Ora Pro Nobis Lucifer4 –
Bartzabel5 –
Ov Fire and the Void6 –
God = Dog7 –
Conquer All8 –
Ecclesia Diabolica Catholica9 –
Decade of Therion10 –
Blow Your Trumpets Gabriel11 –
Slaves Shall Serve12 –
Chant for Eschaton 200013 -
Lucifer14 -
We Are the Next 1000 Years