(16 gennaio 2019) BEHEMOTH + AT THE GATES, Alcatraz (Milano)

Info

Provincia:MI
Costo:TBA
Ecclesia Diabolica Europa 2019 E.V. Tour

Uno esce in anticipo da un convegno (attirandosi così gli sguardi truci dei Colleghi relatori), piglia la macchina al volo che neanche Fantozzi con l’autobus, si fa due ore di autostrada a velocità smodata (compatibilmente con traffico, limitazioni del motore e del pilota), parcheggia in derapata alla “Fast and Furious”, giunge quasi di corsa all’Alcatraz
e una volta dentro, alle 19:33 –biglietto e comunicati parlavano di inizio concerti a 19.30-, scorge i roadie sul palco che smontano la strumentazione dei miei adorati Wolves in the Throne Room.

Ormai da quindici lunghi anni ho smesso di bestemmiare come uno scaricatore turco, e quindi non mi rimane nemmeno quella valvola di sfogo.
Non resta che smaltire la frustrazione e sperare nella buona resa del set degli At the Gates

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AT THE GATES
Eccola lì, la band di Göteborg che tanto ho amato ai tempi delle superiori ma che vedo stasera dal vivo per la prima volta.

Se escludiamo la compagine dei fratelli Weaver (che comunque non mi hanno permesso di vedere, sigh…), il concerto di stasera ha ricevuto critiche per il basso tasso di sincerità complessivo del bill.
Sia At the Gates che Behemoth, infatti, vengono accusati da una fronda di metaller censori di agire secondo criteri volti più al business che non alla ricerca artistica, e di aver sacrificato il perseguimento dell’ispirazione compositiva in favore del freddo calcolo commerciale.

Non entrerò nel merito in questa sede, bensì mi limiterò a dire che il set della band svedese, perlomeno alle mie orecchie afflitte dalla vetustà, funziona eccome: i suoni dalle mie parti sono già potenti al punto giusto, la voce di Tompa è riconoscibile e abrasiva come sempre, il tupa tupa di Erlandsson non tradisce (nonostante qualche smorfia di fatica nei momenti più concitati)…
e le canzoni?

Ok, concedo senza combattere agli scettici che il comeback discografico dei Nostri si sia supinamente e furbescamente adagiato sugli stilemi del capolavoro “Slaughter of the Soul”, senza tuttavia raggiungerne i fasti.
Al tempo stesso, ritengo che tanto “At War with Reality” quanto “To Drink from the Night Itself” contengano alcuni pezzi discreti, che oltretutto in un contesto live acquisiscono spinta ulteriore.

Le due title track, “A Stare Bound in Stone”, “Death and the Labyrinth” e la conclusiva “Night Eternal” vengono eseguite in modo impeccabile ed accolte con trasporto dal pubblico, che intona il nome della band tra un brano e l’altro e sembra perdonare qualche lead di chitarra uscito in modo poco nitido dalle casse e l’assenza di qualsivoglia estratto pre-1995.
D’altro canto, quando si possono vantare a repertorio “Cold”, “Suicide Nation”, “Slaughter of the Soul” e la leggendaria “Blinded by Fear” si parte già con una sostanziosa dose di credito.

Credito che gli At the Gates si guardano bene dal dissipare, regalando agli astanti una esibizione senza fronzoli, convincente, energica e, in ultima analisi, decisamente goduriosa.

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BEHEMOTH
Basso tasso di sincerità, si diceva, ed ecco qui il gruppo metal che, assieme ai Ghost, viene più spesso additato in tal senso.
La critica ha diritto di cittadinanza -e ci mancherebbe, non son mica Erdogan- e per certi versi arrivo anche a condividerla; eppure, di fronte a show come quello di stasera, credo valga la pena accantonare eventuali remore etiche e rallegrarsi per aver ben speso i propri sudati risparmi.

Già, perché Nergal sarà pure un hipster paraculo, ma sul palco possiede grande carisma e capacità di gestire il binomio voce-chitarra; perché lo stage sarà pure studiato per stuzzicare le corde dei più giovani e influenzabili, ma impianto luci, scenografie, backdrop e costumi di scena risultano davvero suggestivi; perché gli ultimi due dischi non saranno feroci come i grandi classici della band polacca, ma canzoni come “Ecclesia Diabolica Catholica”, “Bartzabel”, “Ora Pro Nobis Lucifer” o “God = Dog” dal vivo non sfigurano affatto, anzi.

Semmai, il difetto dell’esibizione è quello di scorrer via sin troppo velocemente: dopo l’iniziale “Wolves of Siberia”, in cui il tirannico drumming di Inferno soverchia la coppia di asce, i suoni si aggiustano, e da lì tutto fila a meraviglia: “Daimonos”, “Conquer All” e “Slaves Shall Serve” sono brani eccellenti da ogni angolo prospettico possibile, ed ascoltarli dal vivo è un’esperienza che riappacifica col cosmo.

Dopo la bellissima “Chant for Eschaton 2000” è già tempo di bis, i quali, per quanto mi riguarda, costituiscono la porzione meno convincente del set: amo “Lucifer” in modo viscerale, ma l’impatto del suo maestoso riff viene stemperato da outfit, stavolta sì, troppo eccentrici (Orion sembra una versione satanica di Jack Sparrow) e da una cascata di coriandoli piuttosto fuori luogo (va bene festeggiare Nostro Signore Lucifero, ma non così).
Da ultimo, trovo che “We Are the Next 1000 Years”, seppur caruccia, non costituisca la scelta migliore per congedarsi da un pubblico comunque caloroso e più che soddisfatto.

Io non posso che aderire all’entusiasmo imperante, riservando ai Behemoth la giusta dose di applausi: i Nostri, sincerità o meno, hanno confermato in questa uggiosa serata milanese di possedere pochi rivali sulle assi di un palco.
E a me va benissimo così.

AT THE GATES setlist:
1 – To Drink from the Night Itself
2 – Slaughter of the Soul
3 – At War with Reality
4 – A Stare Bound in Stone
5 – Cold
6 – Death and the Labyrinth
7 – Heroes and Tombs
8 – Suicide Nation
9 – Daggers of Black Haze
10 – The Book of Sand (The Abomination)
11 – Blinded by Fear
12 – The Night Eternal

BEHEMOTH setlist:
1 – Wolves ov Siberia
2 – Daimonos
3 – Ora Pro Nobis Lucifer
4 – Bartzabel
5 – Ov Fire and the Void
6 – God = Dog
7 – Conquer All
8 – Ecclesia Diabolica Catholica
9 – Decade of Therion
10 – Blow Your Trumpets Gabriel
11 – Slaves Shall Serve
12 – Chant for Eschaton 2000
13 - Lucifer
14 - We Are the Next 1000 Years
Report a cura di Marco Cafo Caforio

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