Serata fredda quella di Halloween. A scaldarla un po' ci ha pensato la
Orion Agency con un concerto ad hoc nella
the Factory di
Castel d'Azzano, nel sud-ovest veronese, ad una manciata di minuti dalla città. Il locale, un capannone adibito a spazio ricreativo con tanto di sale prova, é nato dalla passione di
Bruce Turri, eccellente batterista veronese che si é messo in mostra con Le Maschere di Clara e gli O'Ciucciariello. Ma veniamo ai live della serata.
Al gruppo di apertura, che abbiamo colpevolmente perso, hanno fatto seguito i
Nero or the fall of Rome, costola dei
Riul Doamnei, gruppo black metal sinfonico veronese che affonda le radici nel 1999. 20 anni dopo le prime schermaglie il cantante
Federico Dalla Benetta, il bassista
Fabrizio Tondini e il batterista
Liga non hanno ancora deposto le armi ed anzi hanno fondato questo progetto che tralascia le harsh vocals in favore di atmosfere più epiche. Le parti pulite del quintetto non mi hanno convinto, anche a causa di una scelta di suoni di chitarra non all'altezza, che nella sera di Halloween fuoriuscivano da testate Engl e casse Marshall. Forse un po' di riverbero in piú avrebbe giovato, anche per la voce che altrimenti perde mordente nelle parti atmosferiche. Sono i pezzi più tirati a migliorare il quadro generale. Dopo le prime due canzoni poco convincenti, una terza con un inizio più trascinante, con la batteria intensa a seguire il riffing, da il là ad una crescita inattesa. Il genere dei Nero or the fall of Rome non è nè black nè doom, ma incorpora sfumature di entrambi. Minima l'interazione con il pubblico durante lo show. Il primo album alle porte sarà un modo ideale per apprezzare la proposta senza questioni foniche di mezzo.
Dopo una quindicina di minuti a base di black metal sparato dalle casse voce é il momento per i
The Black. Che, lo sottolineo subito, hanno molto da dire. Se la voce del leader lascia il passo alle scelte del fonico, non si può dire altrettanto per la performance strumentale.
Mario Di Donato é un buon chitarrista rock con la b maiuscola. Rock perché il retroterra sabbathiano si sente tutto, e il leader dei The Black non si tira mai indietro, sostenuto da un basso presente e da un batterista ottimamente calato nella parte. Rock dicevamo, quindi sporco, ma preciso. Con soli di buona fattura che però non denunciano la mancanza di un'altra ascia a sostegno.
Con un batterista,
Gianluca Bracciale, che suona con un'intensità che certi gruppi metal estremi non hanno (e non sto parlando di doppia cassa a tappeto, presente comunque in qualche passaggio). Il treno va, e fila. Il pubblico gradisce, e la prova é oggettivamente valida. Le croci, il vestiario in linea sono extra che rientrano perfettamente nel mood.
Lemmy sarebbe fiero dei The Black, perché preservano l'anima del rock in un periodo in cui il digitale sta traviando la percezione di un genere nobile proprio perché umano, in grado di prestare il fianco a qualche imperfezione nel nome della comunicatività.
I pescaresi sono si un gruppo di culto, con il leader impegnato anche nella produzione editorial/pittorica ed un libro di
Crac Edizioni loro dedicato, ma live hanno provato che quest'aura non pesa in termini negativi. Insomma, non sono tutte "chiacchiere e distintivo". I capelli incartapecoriti di Di Donato e i suoi occhi vispi non sono in antitesi, così come non lo è per i The Black continuare a calcare i palchi dei locali di capienza inferiore alle 500 unità (ad Halloween gli intervenuti erano una settantina).
Perché il metal è anche questo.
Live report a cura di Bomma