Domenica 17 novembre 2019 è stata una giornata diversa dalle altre…oddio, da una parte non più di tanto. Tempo orribile, pioggia a dirotto, allagamenti vari, bus incendiati che costringono la municipale a chiudere una strada, io che faccio a tardi a lavoro. Tutto secondo standard quindi.
Ma nel primo pomeriggio la mia prode Fiat Panda a metano invece di prendere verso casa per una volta prende un’altra strada e si dirige in direzione Axa verso gli
Alpha Music Studios.
Che ricordi! Che sensazioni! Non tornavo in questo quartiere periferico costruito ad inizio anni ’70 da che ero bambino, quando abitavo ad Ostia e con la bici mi avventuravo per quella che doveva essere la “
Beverly Hills italiana”, incastonata tra la ricchezza sfrenata di Casal Palocco ed il degrado assoluto di Acilia e San Giorgio, in cui bastano cento metri per passare da un lussuoso comprensorio con piscina e pini a contorno a palazzoni fatiscenti che sembrano traslati dai sobborghi sovietici.
L’Axa non ha avuto il successo sperato dai costruttori ma è rimasto “galleggiante” tra queste realtà, una sorta di realtà astratta dal solito caos capitolino, in cui ben poco è cambiato nonostante siano passati trent’anni da che percorrevo via dei Pescatori con il rischio di cadere nell’omonimo canale a causa delle macchine sfreccianti.
Piazza Eschilo mi accoglie con numerosi parcheggi gratuiti, per la consuetudine romana una sorta di sogno bagnato. Si inizia benissimo e si prosegue alla grande, i rinnovati Alpha Music Studios sono grandissimi, accoglienti, luminosi, sale prove e di registrazioni enormi, attrezzate con tutto quello di cui si potrebbe aver bisogno e se avessi una band non avrei esitazione su quale posto scegliere per il mio death metal (sì, perché suonerei questo). In aggiunta ad una scuola di musica che possa portare i nostri giovani virgulti verso musica vera, qualsiasi essa sia, e lontani dai pessimi trend odierni.
Già, ma io non ho una band: cosa sono venuto a fare qui? Non l’ho ancora detto!
Gli Alpha Music Studios sono la base dell’appuntamento tra me ed i
LUNARSEA, band romana in attività da ormai più di 15 anni con alle spalle tre dischi che vanno dal buono all’ottimo (per me, “
Route Code Selector” ad oggi il migliore e mai calato in 11 anni di ascolti) ma che… non so perché, ho la sensazione che questo studio-report mi svelerà qualcosa di ancora superiore e che “
Earthling/Terrestre”, in uscita a fine dicembre ancora una volta su
Punishment 18 Records, possa davvero essere l’apice compositivo del quartetto romano.
Perché? Mah, partiamo dalla base, l’accoppiata storica
Cristian Antolini (al basso e clean vocals) e
Fabiano Romagnoli (chitarre) non ha mai deluso una volta, con ottimi picchi, e quindi sono certo che sotto un certo standard non potranno scendere; la registrazione ed il mixing sono stati effettuati agli ottimi
Outer Sound Studios di “Peppe”, alias
Giuseppe Orlando, ed i suoni saranno ottimi e potenti come e più del solito, enfatizzati dal mastering ad opera di una figura di spessore internazionale come
Mika Jussila ai celeberrimi
Finnvox Studios, già all’opera con la band col precedente “
Hundred Light Years”; nella line-up ci sono un paio di novità, con
Andrea Miazzetto alla batteria (che, ve lo anticipo, è autore di una prova magistrale sul disco) – peraltro proprietario dei suddetti studi in cui inoltre sono stati registrati cori e tastiere – ed
Alessandro Iacobellis alla voce, profonda ed interpretativa, che stimo ed ammiro dai tempi immemori dei Vlad.
A questo aggiungiamo il “fattore-età”, quella maturazione a cui un po’ tutti arriviamo intorno o superati i 40, unito al fatto che sono passati ben sei anni dal disco precedente; non c’è fretta, non bisogna rincorrere nessuno, solo il desiderio di esprimere al massimo le proprie potenzialità e di farlo solo quando ci si sente pronti.
Le sensazioni, ok “
ti piace vincere facile” in questo caso, si sono rivelate assolutamente azzeccate durante il primo ascolto di “
Earthling/Terrestre”, un’opera in cui la band ci tiene a precisare nella figura di Cristian la grande cura riversata nella stesura non solo dei brani ma anche dei testi, verso cui è rivolta una notevole attenzione, che vanno a costituire un concept-album complesso ed affascinante, sin dalla copertina ad opera del graphic designer
SaberCore23, in cui si snodano tematiche antropiche cicliche ed anche coraggiose dati i tempi di “spotify addiction” non proprio favorevoli ad ascolti complessivi in favore di singoli e playlist; il tutto arricchito ulteriormente da brevi ma incisivi utilizzi della lingua italiana, addirittura etrusca. Rispetto al passato c’è anche qualche innovazione rappresentata dall’utilizzo di vocalizzi femminili (di
Valentina Gargano) in apertura a “
Helical Stalemate”, che vede anche un assolo di tastiera ad opera di
Emanuele Casali, noto per la sua militanza nei
DGM, e della presenza dei synth di
Dario Tartagni.
Passando al lato prettamente musicale, il disco viene aperto da “
Light-Hearted in an Ergonomic Resin” che consolida immediatamente le nostre sicurezze, i Lunarsea sono stati baciati in fronte dalla musa dell’ispirazione. Tutto ruota a perfezione, i brani sono aggressivi ed allo stesso tempo ben strutturati ma accessibili e già la successiva “
The Earthling” ci fa intuire che rispetto al “recente” “Hundred Light Years” non si cerca solamente la velocità a tutti i costi ma c’è spazio per tonalità ed aperture più ragionate e se vogliamo progressive. Proprio queste caratteristiche, che emergono più prepotenti in brani come “
In Expectance” o “
Polar Covalent Bond”, sono quelle che mi hanno attratto in maniera ancor più considerevole, facendomi segnare la classica “stellina” accanto a quelle composizioni che sin dal primo ascolto sono riuscite a catturare la mia attenzione in maniera particolare che sinceramente non vedo l’ora di poter ascoltare e riascoltare con calma nei prossimi giorni, alla stregua dell’affascinante “
Aqueducts” e della seguente “
Humanoid, Mannequin, Androgyne”, a prima vista uno degli snodi principali di tutto il disco che ho bisogno di ascoltare più e più volte quanto prima.
Prima dell’outro conclusiva “
π” che va a riprendere le sonorità dell’opening, completando così il percorso del “terrestre” in questione, a chiudere il lavoro troviamo “
Mi Suthina”, un brano che mi ha incuriosito in maniera particolare anche per la presenza di vocaboli etruschi e per il tema del ricongiungimento con la morte del protagonista di questo viaggio e che non aspetta altro che l’essere ascoltato ed approfondito con ripetuti e goderecci ascolti nell’intimità mia e del mio fido stereo.
In tutta sincerità, anche se non mi piace sbilanciarmi dopo un solo ascolto “in diretta”, credo che “
Earthling/Terrestre” sia il
disco migliore dei
Lunarsea: variegato, eclettico, potente, raffinato, che osa e che non si preccupa di spaziare allargando il proprio raggio ma senza mai dimenticare le basi da cui parte ed il death metal, seppur “melodico”, a cui ci hanno sempre abituato. Insomma, anche se il buon Fabiano chiama “ballad” tutti i brani che osano scendere sotto i 220bpm, garantisco a tutti gli estremi che seppure con un approccio più variegato stiamo parlando sempre dei Lunarsea che abbiamo imparato ad amare negli ultimi quindici anni.
Esco dagli Alpha Music Studios con l’immancabile pioggerellina della domenica pomeriggio, piazza Eschilo è ormai buia ed ancora più deserta. Trent’anni fa avevo iniziato da poco più di un anno ad ascoltare heavy metal, con la mia bicicletta avrei messo il walkman Sony nello zainetto con una cassettina TDK dei Metallica, dei Testament o dei Death e me ne sarei tornato pian piano verso la mia casetta di Ostia.
Chi lo avrebbe mai detto che a 44 anni sarei tornato all’Axa per assistere alla nascita di un disco death metal di questa qualità?
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Lunarsea "Earthling/Terrestre"
Registrato e mixato da Giuseppe Orlando presso gli OuterSound Studios
Mastering di Mika Jussila presso i Finnvox Studios.
Tastiere e i cori registrati presso gli Alpha Music Studios di Andrea Miazzetto
Cover artwork di SaberCore23-ArtStudio
Special guests: Dario Tartagni (Synth), Emanuele Casali (Keyboards solo su
"Helical Stalemate") e Valentina Gargano (Cori su "Helical Stalemate")
Tracklist:
01 Light Hearted In An Ergonomic Resin
02 The Earthling
03 In Expectance
04 Helical Stalemate
05 Aqueducts
06 Humanoid, Mannequinn, Androgyne
07 Polar Covalent Bond
08 The Fourth Magnetar
09 Mi Suthina
10 π (Outro)Links:
https://www.facebook.com/LunarseaBand/www.punishment18records.comwww.facebook.com/punishment18records