Lo storico trio torinese di
Metal.it (
Ermo, Aimax, Dr. Stonerman) non poteva far mancare la propria presenza ad un'iniziativa molto interessante che riguarda il circuito locale delle heavy bands: una serata dedicata allo sludge, allo stoner, al retro-rock e ad altri stili musicali underground. Nel capoluogo piemontese è diventato sempre più problematico organizzare eventi rock/metal, per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo spiegare. Fortunatamente, esiste ancora un ridottissimo manipolo di locali che investono su questo tipo di manifestazioni artistiche. Uno di questi è lo
Spazio 211, situato nel popolare quartiere di Barriera di Milano, diventato negli anni costante punto di riferimento del mondo underground nelle sue varie manifestazioni e molteplicità.
Nel caso specifico, il festival è nato soprattutto sotto la spinta dei
Tons, emergente sludge-band sabauda, che sono riusciti a raggruppare una serie di ottime realtà piemontesi (
Danse Macabre, Noise Trail Immersion, Carmona Retusa, Dogs for Breakfast) più una formazione "forestiera", i milanesi
Burning Gloom, per una serata ricca di varietà e di stimolazioni sonore differenziate.
Si comincia intorno alle ore venti e, malgrado i soliti problemi fisici del più attempato ma affascinante membro del terzetto, siamo puntuali come orologi svizzeri.
Apre le danze il duo
Danse Macabre, chitarra/voce e batteria, di recentissima formazione (estate 2019) al debutto live. Pochi brani che evidenziano la loro attitudine heavy-stoner, fatta di riff distorti e drumming massiccio. Ora che hanno rotto il ghiaccio sul palco, attendiamo l'imminente primo Ep per valutarli più compiutamente.
Di seguito, i
Noise Trail Immersion che adottano tutt'altro approccio. Noise-hardcore caotico e distruttivo, gravido di distorsioni e vocals dilanianti. Metal estremo dall'impatto devastante ed iconoclasta, frutto di una buona coesione d'insieme. Il loro sound è un pugno allo stomaco, feroce e belluino, anche se alla lunga emerge una certa ripetitività degli schemi. La sensazione finale è che si tratti di una band di buona capacità ed esperienza, ma un pò troppo legata a certi standard dell'heavy più disturbante.
Dopo l'assalto brutale ed oppressivo dei
NTI, occorre una pausa ed una boccata d'aria. Soprattutto ad
Ermo ed
Aimax, abituati al metal fichetto power-melodico e quindi un pò provati dal caos dell'hardcore. Sfruttiamo allora l'installazione mobile del Rock Burger, messa a disposizione dallo
Spazio 211. Hamburger "Black Sabbath" per rimanere coerenti al contesto della serata, poi si rientra per ascoltare i
Carmona Retusa.
Giovane band noise-rock che adotta testi in italiano. Nella loro proposta colgo forti venature punk-alternative, mischiate a distorsioni metalliche. Un sound tagliente, suburbano, che ambisce a creare un'atmosfera di sofferenza interiore e fragore metropolitano. Essenziali e diretti, patiscono anche loro di una certa monotematicità, specialmente nell'approccio vocale. Validi, ma con margini di miglioramento.
Mentre la serata assume contorni sconcertanti per le notizie che giungono dal mondo del calcio, con il Torino che subisce la più clamorosa sconfitta casalinga della sua storia da parte dell'Atalanta (
ed io e Ermo siamo cuori granata, mentre Aimax è un gobbaccio), salgono sul palco i veterani
Dogs for Breakfast. Formazione della quale ho avuto il piacere di recensire il primo Ep "
Rose Lane was Tucker's girlfriend" (2010) e che ritrovo ancora più matura ed efficace. La miscela dei cuneesi prevede forti componenti hardcore alla Converge, mischiata con derive sludge, death, post-metal, fino a sfiorare certe atmosfere apocalittiche alla Neurosis dei primi lavori. La prestazione dei piemontesi è impeccabile, aspra e cattiva, sferragliante, cupa e pesante come un monolito plumbeo. Questo concerto è la giusta occasione per presentare il nuovo album, "
Suiru", un concentrato di cattiveria terremotante alternato a passaggi psycho-metal tenebrosi e distorti. Emergono tracce dello sludge-stoner-core degli High on Fire di Matt Pike, nel tellurico substrato ritmico e nell'urgenza isterica delle parti vocali. Da notare che l'ottimo batterista è lo stesso che ritroveremo più tardi nei
Tons, a dimostrazione della sinergia esistente nell'underground heavy subalpino.
Con i lombardi
Burning Gloom si cambia completamente registro e si entra propriamente in ambito doom-rock. Infatti la band, precedentemente nota come My home on trees, propone uno stile cupo e sinuoso ad alto tasso lisergico. Rock oscuro, molto settantiano e sabbathiano, infuso di vibrazioni psichedeliche e sinistre, capace di creare un'atmosfera magnetica e luciferina al tempo stesso. Grande protagonista la cantante
Laura Mancini, brava a sdoppiarsi tra parti limpide e vagamente bluesy e passaggi dalle tonalità maligne e sulfuree. Sicuramente, in mezzo a tanti colleghi urlatori, la sua prestazione è risultata assolutamente vincente. Bene tutta la band nel suo complesso, che ha proposto molti brani dal recente album "
Amygdala" uscito per
Argonauta. I
Burning Gloom mi hanno impressionato moltissimo (
e come me anche Aimax, mentre Ermo teneva il conto delle reti incassate dal Toro) e consiglio a tutti gli amanti del vintage-doom di seguire con attenzione la formazione meneghina.
Prima di commentare la prova dell'ultima band in cartello, voglio sottolineare il successo di pubblico della serata. Lo
Spazio 211 era inaspettatamente pieno, cosa tutt'altro che scontata quando si tratta di Torino e di un festival composto da band non di fama internazionale. Quindi tanti complimenti a
Paolo "Weed Mason", bassista/cantante dei
Tons recentemente intervistato dal nostro mitico
Graz, promotore dell'iniziativa insieme al team del locale di via Cigna. Ipotizzabile che in futuro si possa replicare questa "
Gozerian night".
Ultimi a salire sul palco sono proprio i beniamini di casa
Tons, con il loro sludge pachidermico e feroce, oscuro ed intimidatorio. Forti di una ritmica slabbrata e schiacciasassi, chitarre pesantemente distorte e vocals allucinate, i piemontesi non fanno prigionieri ed aggrediscono i presenti con un doom tossico e malvagio, immersi in una luce verde che evoca il culto della marijuana. Sicuramente si possono cogliere collegamenti con nomi quali Bongzilla o Weedeater (per l'approccio vocale disturbante), con i Church of Misery (per l'utilizzo di sampler vocali introduttivi ai brani), con gli Sleep (per certi passaggi rallentati ed ipnotici), ma la band dimostra di possedere una propria identità autonoma ed un'attitudine genuina e ruspante. Brani estesi e magmatici, collosi, stordenti e stuporosi, come "
Sailin' the seas of Buddha cheese" o "
Abbath's psychedelic breakfast" (tratti dal secondo full-lenght "
Filthy flowers of doom" per
Heavy Psych Sounds) che mettono in luce anche la sottile vena ironica che anima la proposta del quartetto. Risposta entusiastica del pubblico, che elegge i
Tons come grandi protagonisti della serata (a mio avviso insieme ai
Burning Gloom).
Il terzetto di
Metal.it lascia lo
Spazio 211 pienamente soddisfatto (
con qualche riserva su Ermo, che se non sente qualcosa di maideniano o coretti power, patisce un pochino), pronto per nuove e mirabolanti serate heavy.