(03 aprile 2021) Gli OBITUARY suonano tutto "The End Complete"

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Confesso candidamente che, dopo la tiepida esperienza con il quarto live streaming degli Obituary (qui l’articolo), per il quinto non avevo aspettative tanto alte. Invece sono stato positivamente deluso.

La band floridiana per questo quinto (e ultimo?) concerto in streaming ha deciso di suonare per intero tutto il proprio full-length del 1992, The End Complete. Sicuramente uno degli album più amati dai fan degli Obituary.
Formalmente non è cambiato nulla dall’ultima volta, ma in pratica è stato migliorato pressoché tutto. Lo stesso ambiente, la stessa tavernetta dello scorso streaming, ma questa volta si presenta più ordinata e ad una parete è stesa una grande bandiera con il logo della band. Sicuramente questo elemento ci fa sentire più a nostro agio, rende il tutto “più concreto e meno sala prove” di com’era prima. Ottima scelta Obituboys.
Un miglioramento tecnico che ho apprezzato molto, è la totale scomparsa del delay audio/video che ha tormentato la visione del precedente show. Chi è che diceva che sono le piccole cose a migliorare il mondo?
Il suono e il sound generale, oltre ad essere speculari a quelli plasmati dalle mani di Scott Burns 30 anni fa, sono ottimi sin da subito, senza bisogno di aggiustamenti in corso d’opera. Evidentemente questa volta hanno fatto delle prove un po’ più curate.

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La band stavolta sembra più professionale e più attenta, Donald Tardy ha visibilmente i nervi a fior di pelle per la tensione, Peres è eccitatissimo e John Tardy sembra tranquillo.
Gli Obituary tra le 23 e mezzanotte della notte in cui, secondo al tradizione cristiana, Cristo è risorto, suonano per intero e nell’ordine in cui sono posizionate sul disco tutte le tracce di The End Complete. Ogni canzone è suonata alla perfezione. Un assolo di batteria allunga un po’ “I’m In Pain”, tra una canzone e l’altra si cazzeggia un po’ ma tutto fila liscio come l’olio. Senza nessun intoppo o nessuna imprecisione. Andrews e Butler sono anche loro un po’ eccitati, ma eseguono le loro parti magnificamente.
Durante l’esecuzione di “I’m in Pain” e della title track vengono proiettati dei video molto semplici, praticamente delle animazioni della copertina dell’album, però molto ben fatti, che sicuramente aumentano la sensazione di professionalità generale.
Ho il sospetto che alcune canzoni siano state appositamente allungate di qualche battuta, perchè con soli 36 minuti di musica non si può riempire un’ora intera. Certo, qualche momento di pausa tra una canzone l’altra c’è stato, ma sicuramente non è stato 60% musica e 40% cazzeggio (a differenza dell’altra volta).

Il tutto si conclude con un bel brindisi della band e una sensazione di leggerezza generale: quest’ora in compagnia degli Obituary è veramente voltata. Forse (quasi sicuramente) questa sensazione è stata amplificata dal “brutto” ricordo della settimana scorsa, ma sicuramente non mi sono annoiato.
Report a cura di Carlo Masoni

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