Andando dritti al punto e senza nessuna retorica ‘sull’importanza della ripartenza’: questi concerti un po’ più grossi e importanti sono un toccasana. Un’occasione per rivedere amici che non si vedevano da tempo, per scambiare dischi, idee, aneddoti e bevute, come del resto qualsiasi altro concerto ‘grosso’.
Il giardino scotto si presenta come un’ottima location, accogliente, spaziosa e ricca di luoghi in cui sedersi, oltre alle sedie per il concerto. Con un palco più grande, una posizione leggermente diversa e un'organizzazione migliore rispetto all’anno scorso, uno dei posti peggio sfruttati di Pisa, ha guadagnato molto.
Gli
Oracle Sun iniziano a suonare ancora con molta luce, ma va bene così, non si può aspettare molto, siamo in una zona residenziale. Hanno suonato per circa quaranta minuti una setlist divisa equamente tra i due album pubblicati. Gli Oracle Sun propongono un semplice, bilanciato e efficace prog/power metal, nulla di eclatante ma un’ottima apertura di serata. Il quartetto lucchese suona bene insieme, è evidente che hanno esperienza e consapevolezza dei propri strumenti e delle proprie capacità. L’unico che forse ha esagerato un paio di volte è il cantante,
Alessandro Cola, durante le note più alte: non sempre perfettamente centrate. Al netto di questo, il concerto finisce con un quando ancora il sole non è calato del tutto e degli Oracle Sun mi è rimasto un bel ricordo (oltre che plettro e scaletta).
Setlist:
Edge of Life
Stand Alone
Fallin’ TIme
Changes
Everlasting
Sunset Feelings
Light of Life
Million to Ascension
Ed ecco che appena calato il buio parte una musica elettronica, apparentemente senza motivo. Scopriremo qualche minuto dopo che si tratta di un campionamento fatto da
Mazza (il cantante dei Tossic) di “
Non me rompe er ca’ “, famoso scatch di Gigi Proietti. In realtà è quel tipo di cose che non ti aspetti, fuori luogo ma che ti ricordi, quindi un punto in più per i
Tossic. Come primo brano vero e proprio ripropongono un tuffo nel passato a ‘Stato Brado’ con ‘
Catarro Tricolore’ (per chi se lo stesse chiedendo: il bianco della saliva, il verde del moccio, ed il rosso del sangue). Segue poi il brano più orribile ed imbarazzante della serata, l’ultimo edito dai pisani, ‘
Lockdown’. Dal vivo è meglio che in studio, ma è qualcosa di comunque davvero imbarazzante. Poi si torna al 1992 con due brani da ‘
Il regno del Cinghiale’, ‘
Sarcoma’ e ‘
Sudo ma Godo’. Tante, tantissime risate, tra
Mazza e
Asma c’è evidentemente un bel feeling, si vede lontano un miglio che si divertono da matti a suonare canzoni che hanno scritto da adolescenti quando erano brihai marci. Dagli amplificatori esce un suono potente e compatto, e torniamo in tempi più recenti con ‘
Be’ mi tempi’ e l’inedita ‘
Viva Gesù’, che come ha spiegato Mazza, in pisano significa ‘pazienza’. Ed ora si ritorna gradualmente al passato con ‘
A Mamma D’agnello’, ‘
Birra’ e, con la partecipazione speciale di
SUPERPIPO, ‘
Cazzi di Pane’. ‘Superpipo’ è un Pene di pane enorme da una decina di chili che il Mazza ha commissionato ad un suo (coraggiosissimo) panificio di fiducia. Prima li lanciavano sul pubblico, poi son mancati i vaini e ne ordinano uno di decorazione. Guardati con distacco sono un bel po’ ridicoli, ma se uno spegne il cervello e se ne frega, si diverte come un matto.
Setlist:
Intro - Non me Rompe er Ca’
Catarro Tricolore
Lockdown
Sarcoma
Sudo Ma Godo
Be’ Mi Tempi
Viva Gesù
A Mamma d’agnello
Birra
Cazzi di PanePerò siamo venuti tutti (o quasi) per i
Deathless Legacy, e per ‘The Prince of Darknès’,
Steve Sylvester.
Dal buio e in maniera non troppo inaspettata parte la sinistra intro di ‘
Rituals of Black Magic’. La prima cosa che salta all’occhio è il pesantissimo cappotto rosso del tastierista,
Alessio Lucatti. Alè, mi rivolgo direttamente a te, è il 25 luglio, ma come fai?
Apparte gli scherzi, la seconda cosa che salta all’occhio è la capacità del sestetto di muoversi sul palco, di interagire tra di loro e offrire uno spettacolo davvero di livello. Nel ‘sestetto’ includo anche
Valentina Baccelli, aka
Anfitrite, la performer che accompagna band. Come ha detto il
Andrea Falaschi, il batterista, nel video che ho realizzato con loro (
qui il link), un concerto dei
Deathless Legacy non è ‘solo’ musica, ma uno spettacolo a 360 gradi, in cui il teatro e il ballo sono parti fondamentali.
Anfitrite fa un ottimo lavoro in questo, con delle coreografie e ‘scenette’ veramente d’impatto e memorabili, spessissimo coadiuvata da
Steva, la cantante
Eleonora Vaiana.
Dopo ‘Rituals...’ è il turno di un’importante incognita, l’esecuzione della suite ‘
Saturnalia’, un brano di 24 minuti. Era un’incognita nella misura in cui avevo paura che in qualche modo la tensione calasse, che dal vivo ci fossero dei momenti di ‘noia’, che qualcuno potesse perdersi. E invece no. 24 minuti volati in un battibaleno,
Anfitrite ha cambiato abito ben 6 volte durante la durata del brano, ripercorrendo la sceneggiatura del mediometraggio pubblicato ad inizio 2020. L’ultima coreografia, in cui Valentina interpreta la dea Laverna, confesso che mi ha ricordato un bel po’ quella di ‘
Lilith’ dei
Death SS, con la differenza che Laverna, sotto il suo lungo vestito rosso, non era nuda.
Lo show procede con il mid tempo-ballata ‘
Dominus Inferi’, in cui il pubblico si rilassa per quello che verrà dopo.
I
Deathless Legacy, e
Steva in particolare, dai
Death SS hanno imparato una cosa importantissima: in live non si parla. Spezzerebbe tremendamente la tensione.
Verso la fine di ‘
Dominus Inferi’ dalle scale del castello, dall’ombra, appare un’uomo incappucciato. Sappiamo tutti chi è, la tensione è a mille. Parte ‘
Let The Sabbath Begin’ e quasi metà della platea non riesce più a star seduta, corre verso il palco e intona ogni sillaba della canzone. Le parole "
Joy for all, No control! Free for all, Body and soul!” riecheggiano immense al giardino scotto. Dopo quasi due anni il Vampiro è tornato sul palco per terrorizzarci ancora. Chiaramente non va bene che si sia stata la calca sotto il palco, quindi gli organizzatori e Steva allontana, sotto minaccia di conclusione del concerto, chi non ha resistito all’emozione (me compreso). Segue poi il primo singolo pubblicato con Steve, ‘
Legions Of The Night’, con Anfitrite che sventola fiera una portentosa bandiera con una gigantografia del principe di Valacchia. Poi ancora un’altra canzone iconica dei
Death SS, ‘
Baphomet’. Stavolta il pubblico se ne sta bello e seduto ai propri posti assegnati, chi vuole stare in piedi, in segno di ribellione nei confronti di un concerto METAL da seduti, se ne sta in fondo o ai lati, per non disturbare la visuale degli altri. Ora tocca ‘
Your Blood Is Mine’ e a ‘il bacio della morte’, il momento in cui Steva ‘vampirizza’ Anfitrite, con tanto di colata di rossissimio sangue. Siamo arrivati dunque alla conclusione, i brividi e le lacrime, ogni singola sillaba urlata e ogni istante memorizzato durante ‘
Heavy Demons’. L’inno metal per eccellenza, la canzone per chi si sente solo di notte, la canzone per chi ha problemi a relazionarsi con gli altri, la canzone in cui si identificano TUTTI i metallari. La canzone più inclusiva e iconica dei
Death SS. Attimi indimenticabili.
Si spengono le luci per un attimo e Steve se n’è andato come è arrivato, nell’ombra e nel silenzio, nessuno l’ha visto o sentito.
Setlist:
Rituals of Black Magic
Saturnalia
Dominus Inferi
Con Steve Sylvester:
Let The Sabbath Begin
Legions Of the Night
Baphomet
Your Blood Is Mine
Heavy Demons
In conclusione e a mente fredda è stato un gran concerto, indimenticabile, in cui la maestria, la professionalità, la passione e l’orrore hanno regnato sovrani. Chi non ha mai visto i
Deathless Legacy o non ha avuto l’opportunità di essere a Pisa il 25 luglio, è tenuto a presentarsi al doppio show che la band, sempre con Steve, terrà il 4 settembre al Legend di Milano. Sicuramente non se ne pentirà.