Il 29 ottobre a Padova, al Gran Teatro Geox, si è tenuto il primo concerto della
Premiata Forneria Marconi nel suo spettacolo
“PFM Canta De André”, dopo un anno e mezzo di digiuno dai concerti per la band e con la riapertura dei teatri con la capienza al 100% e in effetti il Geox era quasi sold out, sintomo questo che effettivamente c’è fame di musica, poi certo, nel pubblico italiano il binomio
PFM e
Faber tira parecchio.
Per tutti i nostri lettori che non lo sapessero, il Geox è un popolare teatro a Padova, abituato ad ospitare artisti di caratura nazionale e internazionale e in alcuni appuntamenti futuri ci saranno (tra i tanti) artisti del calibro di
Van Der Graaf Generator,
Yes o
Procol Harum, mica male, vero?
Il concerto sarebbe dovuto partire verso le 21:30, ma nel Bel Paese il pubblico è spesso ritardatario e una fiumana di gente arrivò in sala verso quell’ora, quindi si è dovuto attendere un quarto dora circa prima della effettiva entrata della band in scena.
Lo storico gruppo italiano soprattutto negli ultimi anni con le defezioni di
Flavio Premoli e di
Franco Mussida ha avuto una parte di fan base che si è disaffezionata a loro, complici anche
“Emotional Tattoos” del 2017 e l’appena pubblicato
“I Dreamed of Electric Sheep - Ho Sognato Pecore Elettriche” usciti per
Inside Out, che hanno generato un bel vespaio.
Il rapporto tra
Faber e la
PFM come spiegato durante la serata da
Franz Di Cioccio, è un rapporto molto importante che si è intrecciato più volte durante le rispettive carriere, in particolare in due occasioni: la prima fu all’epoca dell’incisione de
“La Buona Novella” (1970) quando
I Quelli incontrarono il violinista
Mauro Pagani, mentre qualche anno dopo (1979), durante un concerto in terra sarda incontrarono nuovamente
Fabrizio De André e nacque la collaborazione per il celebre tour che porterà i due ottimi
“Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti PFM”. Una profonda amicizia che porterà decenni dopo i progsters italiani a celebrare il cantautore genovese portando sui palchi le composizioni di quel tour e nel 2010 a rifare
“La Buona Novella” con il loro stile.
E veniamo dunque alla data di Padova (con le date successive previste a Brescia, Milano e Roma per il momento) nel quale torna questo spettacolo.
Dopo una verbosa introduzione possiamo anticipare subito due cose: si può dire tutto e il contrario di tutto sulle ultime fatiche in studio, ma in sede live
Di Cioccio e compagni sono inossidabili e ciò stupisce visto la non più giovane età di alcuni musicisti coinvolti, tra cui il già citato
Flavio Premoli in veste di ospite, mentre la seconda è che il gruppo riesce a trasmettere tutta la carica del Rock anche con composizioni più vicine al Folk e sa coinvolgere il pubblico ai massimi livelli.
I nove musicisti partono subito con la scoppiettante
“Bocca di Rosa”, alla quale fa il verso la versione da camera di
“La Guerra Di Piero” ascoltata in religioso silenzio dai presenti. Con la mediterranea
“Andrea” e il suo Folk allegro che contrasta con un testo tutt’altro che gioioso, il pubblico è partecipe cantando i versi di questa famosa canzone.
Arriva poi il turno della ritmata
“Giudice” proveniente dal concept
“Non al Denaro non all’amore né al cielo” nella quale il violino di
Lucio Fabbri e la fisarmonica di
Premoli si fanno protagonisti e strappano parecchi applausi.
Un po’ a sorpresa arriva
“Rimini”, non uno dei pezzi più famosi di questa collaborazione, ma non per questo di minor caratura artistica che con la sua delicata raffinatezza culla le orecchie dei presenti e alla fine svetta un armonioso (e bellissimo) assolo di synth e tastiere.
Un altro lento,
“Giugno ‘73” che viene introdotta da un assolo di basso di
Patrick Djivas (che prima di entrare nella
PFM suonò in
“Arbeit Macht Frei” degli
Area) al quale dopo si sovrappone un malinconico e delicato violino, atmosfere rafforzate da interventi arguti di marimba da parte di
Franz, il tutto ha una grande intensità.
Qui si conclude la prima parte del concerto e
Franz Di Cioccio spiega il rapporto che c’è tra la
PFM e
Faber, raccontando anche degli aneddoti scherzosi al riguardo.
Dopo questo e dopo aver spiegato un po’ il clima attorno a
“La Buona Novella” si comincia a suonare senza molte pause
“Universo e Terra”,
“L'infanzia Di Maria”,
“Il Ritorno Di Giuseppe”,
“Il Sogno Di Maria” nelle quali il complesso le spoglia delle sue stesse improvvisazioni
“La Tentazione” e
“Il Respiro Del Deserto” che erano presenti nelle versioni in studio; con le successive
“Maria Nella Bottega Di Un Falegname” e
“Il Testamento di Tito” torna la partecipazione del pubblico che si fa sentire cantando a più riprese.
Dopo un corposo spazio riservato a
“La Buona Novella” il cantante va alla batteria e su un sample audio di
Faber che canta, viene eseguita
“La Canzone di Marinella”.
Dopo questo ricordo dell’amato cantautore (che strappa l’ennesima fragorosa approvazione da parte di un pubblico felice e contento dello spettacolo musicale portato avanti), torna il Folk vivace con la scanzonata
“Zirichiltaggia”, nella quale il sempre ottimo violinista è gran mattatore e alla fine del pezzo il leader scherza dicendo che solo la
PFM ha un trentino che canta in sardo. A proposito di questo c’è da sottolineare come
Alberto Bravin ha una bella voce e non solo fa bene il suo lavoro alla chitarra acustica, ma riesce a sostituire bene la voce del tanto amato
Mussida. Una Prova promossa a pieni voti per questo giovane musicista.
Nella tanto amata
“Volta la Carta”,
Franz torna a cantare, poi subito parte la celeberrima
“Amico Fragile” che vede nella seconda parte un crescendo musicale sempre più intenso tra la batteria vigorosa di
Franz e la chitarra ruspante di
Marco Sfogli che fa suoi quelli che un tempo erano gli assoli di
Mussida, non limitandosi quindi ad essere una copia carbone dell’illustre predecessore.
Apro una piccola parentesi sul chitarrista napoletano che spesso e volentieri è aspramente criticato dai fans più intransigenti dicendo che è un “volgare shredder Metal”: la serata ha dimostrato tutt’altro, con il musicista che se da un lato è vero che ha uno stile più ruvido e moderno di chi lo ha preceduto, si può anche dire che ha pure una grande sensibilità e gusto melodico.
Con
“Il Pescatore” ci si avvicina alla fine del concerto con il pubblico semplicemente in visibilio: si tiene il tempo, poi si batte le mani, si grida e si canta senza tanto risparmio da parte di tutti.
Poi arriva il gran finale e con una certa sorpresa arriva un Medley di
“è Festa” e
“Impressioni di Settembre” che meglio di così non poteva far concludere
una serata nella quale si è assistito al trionfo della musica.
Sì cari lettori, nello spettacolo
“PFM Canta De André” si assiste a quello che a conti fatti è il trionfo della musica tutta: qui non c’è gossip che tenga, chiacchiere da bar, comportamenti da roboanti rockstar o finto scandalo seguito ad un altrettanto fintissimo scalpore, ma
abbiamo dei signori musicisti che fanno trasparire un sincero entusiasmo per la musica che propongono, dei musicisti che non si limitano a svolgere il compitino e di rimando non ripetono pedissequamente le cose fatte su disco ma le modificano sempre un minimo per puro divertimento e sotto un’ottica realmente progressiva di rimanere dinamici e mai fermi, con dei suoni veramente ottimi che fanno vibrare nell'aria le varie sfumature di questi arrangiamenti.
Tutto questo ha creato un forte legame tra band e pubblico, un legame che ha permesso di rendere indimenticabile la serata per tutti i presenti.
Qualche canzone in più sarebbe stata senz’altro gradita, ma purtroppo tutte le cose belle prima o poi hanno una fine: non mi rimane da dire se non un semplice "grazie
PFM", la musica con complessi come il vostro avrà sempre un prezioso alleato!
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