Dopo 2 anni di pausa forzata torna il
Rock The Castle, ormai il festival più importante e di maggior richiamo per chi ama il metal in pressochè tutte le sue declinazioni, tralasciando eventi "ibridi" come Firenze Rocks e similia.
Tre giorni di musica circondati dalle mura e dalle colonne suggestive del castello scaligero di Villafranca (VR).
Mio malgrado non ho partecipato all'ultima giornata, che vedeva come headliner i
Megadeth, ma ho goduto pienamente le prime due giornate, rivelatesi musicalmente di qualità eccelsa e anche al lato organizzativo (di cui parlerò più avanti), a parte qualche criticità che sarebbe opportuno ovviare per le prossime edizioni, date le premesse non molto incoraggianti (manifesto elenco divieti postato qualche giorno prima e che aveva fatto storcere il naso a molti) va dato merito di aver fatto del proprio meglio.
Non sono un giornalista ma semplicemente un fan di questa musica straordinaria.Frequento concerti e festival dal 1989, quindi tutto quello che scrivo è semplicemente il mio lato emozionale e soggettivo, pertanto molti che hanno presenziato potrebbero non condividere le mie impressioni.
Il primo giorno arrivo che i
Sadist hanno già finito e sul palco ci sono i
Grand Magus, terzetto svedese che arringa gli ancora pochi presenti con un heavy metal classico con qualche venatura doom. Ce la mettono tutta e da ammirare per impegno e determinazione.
Dopo di loro vanno in scena i
Death SS, autori di una prestazione eccellente, nonostante qualche imperfezione nei suoni su alcuni pezzi (almeno al lato dx del palco). proposti tutti i loro classici da
Vampire, a
Horrible Eyes a
King of Evil, più molti altri. La nuova lineup funziona con soprattutto
Ghiulz Borroni (proveniente dai
Bulldozer) autore di un'ottima performance. Steve è sempre istrionico e per avere sessant'anni è fisicamente in forma splendida.
Intanto, per fortuna dei presenti che numericamente iniziano ad aumentare, fanno capolino le nuvole che rendono la temperatura più sopportabile.
A seguire coloro che hanno dato inizio a quello che poi diventerà il black metal:
Venom.
Della formazione originale ormai è rimasto solo
Cronos, bassista, vocalist (ca va sans dire) e leader di questa band leggendaria. Per inciso è anche lo zio (da parte di madre) di
Kate Middleton, ma la regina non lo ha mai invitato ad esibirsi a Buckingham Palace...ahahaha.
Si parte subito con
Black Metal e poi avanti con tutti i loro classici, da
Countess Bathory a
In League with Satan. Musicalmente non sono mai stati un'eccellenza ma
Rage e
Dante ci danno dentro e la performance è stata ignorante e grezza come a loro si conviene.
In attesa della performance dei Blind Guardian, pit stop per mangiare un panino venezuelano e una birra (dei prezzi spaventosamente alti parlerò a fine report).
I
Blind Guardian me li sono goduti dal fondo.
Non è un gruppo che ho mai seguito particolarmente ma hanno avuto buoni suoni e la performance è stata veramente ottima,
Hansi parla tanto fra un pezzo e l'altro ma si vedeva che era coinvoltissimo nella performance e che gli mancava da tempo l'atmosfera live.
Finiti i Guardian io e i presenti (uno dell'organizzazione mi ha detto circa 4.000 biglietti venduti per la prima giornata) attendiamo con trepidazione la preparazione dello stage per i
Mercyful Fate, cosa che richiederà quasi un'ora.
Alle 22 circa inizia l'esibizione di questa formazione leggendaria cui una generazione di musicisti heavy deve moltissimo (qualcuno ha detto
Metallica?). Della formazione originale sono rimasti
King Diamond e
Hank Shermann e se il secondo ha macinato riff e assoli affiancato dall'ormai imprescindibile svedese
Mike Wead la performance vocale e scenica del primo ha catalizzato l'attenzione di tutti i presenti.
A 66 anni già compiuti dà ancora la paga a moltissimi frontman più giovani di lui. La band ha sciorinato tutti i suoi pezzi migliori, tratti dai primi duwe album ed ep. Quindi i presenti hanno goduto fra gli altri di
Melissa,
Curse of the Pharaohs,
A Dangerous Meeting (la mia preferita in assoluto),
Come to the Sabbath,
A Corpse Without Soul.
Un prestazione leggendaria con menzione d'onore anche per quella macchina da guerra di
Joey Vera al basso (proveniente dagli
Armored Saint a sostituire il compianto
Timi Hansen) e l'esperto
Holm dietro le pelli.
Alla fine della prima giornata si esce dal castello stanchi ma pienamente soddisfatti...
SEGUE IL REPORT DELLA SECONDA GIORNATA
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