(29 luglio 2022) DLB Festival 2022 - 29 / 30 / 31 July 2022 @Agriturismo Ai Due Laghi a Gambulaga

Info

Provincia:FE
Costo:15 euro
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E nonostante mille difficoltà dettate dalla pandemia, da una ripartenza zoppicante tra crisi economica e prezzi lievitati di praticamente ogni bene e servizio vista la terribile situazione internazionale, oltre al forfait di alcuni (per fortuna pochi) gruppi per motivi di salute o personali, l’essere riusciti a portare a compimento l’ultima edizione del Distruggi la Bassa con un tale livello di qualità lo considero un mezzo miracolo.
Per chi non lo sapesse, il Distruggi la Bassa (DLB per gli amici) è uno dei principali festival italiani (se non il principale) incentrato sul Punk e i vari sottogeneri, con uno spirito DIY alla base: un festival dal grande livello fatto da appassionati per appassionati. Esso si svolge nei pressi di una trattoria in mezzo a due laghi in piena campagna ferrarese (in veneto diremo in mezzo alle “brècane”) lontano da orecchie indiscrete che non apprezzano questo e pertanto con la libertà di andare avanti fino a notte fonda… Scenari di campagna che sanno regalare scorci mozzafiato, specialmente all’alba e al tramonto!

Se in molti Festival Rock/Metal italiani purtroppo l’appassionato è trattato come un pollo da spennare (non prendiamoci in giro, i prezzi scandalosi del Firenze Rock o del Rock The Castle parlano da soli e sono CRIMINALI), al DLB i prezzi sono decisamente più onesti e inoltre a livello di cibo, bevande e merch, il livello e la varietà è di ben altro livello: fanculo ai panini gourmet venduti a peso d'oro, fanculo alle birre annacquate o alle bottigliette d’acqua a 3 euro, qui ci si dà dentro con fiumi di birra artigianali (sei tipi, di cui una acida che con questo caldo ci stava a pennello) a 5 euro, arrosticini, porchetta, piadine, bombette, pizze bio e pure due banchetti per i vegani, nei quali ho particolarmente apprezzato le tigelle con l’arrosto di ceci e lenticchie. Oltre al merch delle varie band protagoniste della giornata, sono presenti alcune distro, la stampa della maglietta del fest, la fanzine “IN YOUR FACE”, toppe, patch e altre chincaglierie di vario tipo.

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Come potete vedere dalle locandine la proposta era ottima e abbondante, con i cambi palco davvero molto rapidi, con il rimpallo di band tra i due stage che ha dato pochissimi tempi morti utili a tirare il fiato, magari bevendo e mangiando qualcosa, salutando qualche amico che non si vedeva da tanto tempo, scambiarsi impressioni varie ed eventuali o andando a fare qualche acquisto.
Non farò una cronaca “minuto per minuto” parlando di ogni singola band, sia perché penso che sarebbe noioso da leggere, sia perché vista la grande quantità di gruppi, verrebbe fuori un poema dantesco.

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La prima giornata ci ha dimostrato che non stavamo sognando: lo Street Punk incisivo de Il Complesso (band che si sbatte parecchio sul palco) che mi avevano già esaltato quando aprirono la data dei Discharge al The Factory alcuni mesi fa e come in quell’occasione anche qui hanno concluso l’esibizione con una versione deflagrante di quell’inno che è “If The Kids Are United” dei Sham 69 (“se i ragazzi stanno uniti, mai nessuno li fotterà!”).
Se dovessero capitare nelle vostre zone, dategli una chance perché credono realmente in quello che fanno.
Anche se la serata ha visto anche declinazioni più Metal (Zëne), più melodiche (Chaser) e HC (Cattivo Sangue), alla fine con il trittico finale composto da Mele Marce, Klasse Kriminale e Plakkaggio mi sento di dire che il venerdì ha visto l’Oi! come protagonista con un finale di serata davvero entusiasmante e quindi mi sembra doveroso spendere qualche riga al riguardo.
Mele Marce è un gruppo parecchio blasfemo e che non prova molta simpatia per le forze dell’ordine: con canzoni come “Sbirri di Merda”, “La Madonna” o “Carramba E L'arcobaleno” è impossibile stare fermi e non cantare a squarciagola quei versi.
Esibizione gagliarda, molesta ed energica. Chi è presente lo potrà testimoniare senza remore.
Che dire poi dei Klasse Kriminale senza ripetere quello che è stato detto in tutti questi anni di gloriosa attività da parte di questa storica band?
Oltre ai loro classici (obbligatori) il gruppo ha proposto pure del materiale più recente che il pubblico ha apprezzato.
Storie di tutti i giorni, di guerra tra poveri, passano gli anni ma le ingiustizie sociali rimangono ed in questo quadro sconfortante i Klasse Kriminale non solo sono una garanzia, ma sono tra i rappresentanti degli umili.
Ed infine i Plakkaggio.
Oltre ad alcuni classici immancabili (tra i tanti cito “B.P.D.”, “Mentalità”, “I Nostri Anni”, “Missione Disagio”…) il gruppo ha di fatto messo a fuoco la bassa con quasi tutto il loro ultimo lavoro “Verso la Vetta”, con svariate tinte Power Metal e Hard Rock che danno ulteriore colore alla loro proposta.
Per tutti quelli che non conoscono la band di Colleferro penso che queste righe scritte da Martina L. McLean ne rappresentano perfettamente l'essenza: “Per capire davvero i Plakkaggio, secondo me, bisogna essere cresciuti in provincia, nell’era pre-internet.
Bisogna aver avuto quell’esatta fame di musica che ti spinge a fare vere e proprie trasferte solo per comprare un disco, acquisto spesso determinato solo dall’artwork, una recensione letta, il consiglio del negoziante.
Disco da ascoltare minimo 1000 volte.
Bisogna aver vissuto quel contesto in cui l’unica frammentazione era un semplice “noi e loro”: noi diversi, loro normali; noi a “parlare di maiden nel nostro fortino”, loro…ma che ne sanno.
Bisogna aver respirato quell’innocenza aurea che permetteva di credere che Slayer, Emperor, Judas Priest, Cock Sparrer, Bolt Thrower e Nabat suonavano, alla fin fine, tutti un po’ lo stesso genere. O almeno li avremmo ascoltati tutti volentieri.
E tutto era serissimo.
Bisogna aver conosciuto la rabbia sociale in cui la provincia è immersa, ma anche la stessa solidarietà, la stessa poesia rurale.”


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Dopo la prima ottima giornata passiamo alla seconda e anche qui i cambi palco sono rapidi, i suoni sono di buon livello e se tutto ciò non bastasse si ha una dose ancora più abbondante di Punk! Confrontandomi con alcuni amici e presenti abbiamo tutti concordato su come il DLB abbia un livello davvero molto alto, da festival di respiro internazionale: niente male per una realtà DIY, che dite?
Comunque la seconda giornata rispetto alla prima è decisamente più orientata all’Hardcore rispetto a venerdì e in cartellone nomi come Marnero o Straight Opposition lo dimostrano chiaramente.
A proposito di questi ultimi, bello che lo scioglimento sia durato pochi anni e che siano ritornati: magari “Path Of Separation” non è il loro album migliore, ma rappresenta un nuovo inizio e chissà che le influenze Alternative/Industrial Metal contenute non possano germogliare in futuro con una seconda giovinezza.
Sud Disorder è un gruppo del Sud Italia che canta della situazione per niente facile in cui versano le loro zone di provenienza, come pure i testi de Gli Ultimi sono prettamente incentrati su tematiche sociali, come le morti sul lavoro ad esempio, argomento questo sempre tragicamente attuale. Quasi delle poesie proletarie.
Cose come questa contribuiscono a far si che il termine “Punk” non sia solo musica, ma sia anche altro, un qualcosa di più intimo e profondo.
Da un lato è triste constatare che testi scritti dieci, venti o più anni fa siano ancora attuali, dall’altro lato invece dà un barlume di speranza il fatto che ci sia ancora che voglia portare l’attenzione su problemi sempre attuali.
Due righe per i The Bridge City Sinners mi sembrano alquanto doverose vista la loro proposta musicale: il gruppo infatti è dedito all’Indie Folk/Neo Folk.
Anche se l’attitudine gli dà pieno titolo di calcare questi palchi e infatti loro sono spesso in mezzo in queste manifestazioni. Indie Folk dicevo prima, ma c’è anche un leggero Country tra le note, atmosfera d’altri tempi ed ecco che si conquista i vari kids presenti!
Anche rappresentato il Crossover con i divertenti ed energici Insanity Alert (“Run to the Pit” non vi ricorda qualcosa?) che sotto la Season of Mist hanno pubblicato il loro terzo (e per ora ultimo) album: dal vivo le loro canzoni chiamano pogo!
L’evento clou della serata è stato sicuramente la presenza della storica Hc Band di fede Hare Krishna Youth of Today.
Anche se la voce dei bei tempi andati è ormai un lontano ricordo, Ray Cappo e la band al seguito sono sempre estremamente coinvolgenti: gran bel colpo questo per il DLB!
Anche per i Krav Boca parliamo di una certa apertura mentale di pubblico, organizzatori e scena: Rapcore sanguigno cantato in francese da ben tre cantati con quel suono da periferia disagiata e malandata, i nostri cugini d’oltralpe con le banlieue in effetti hanno tanto disagio da riversare per sensibilizzare più persone possibili.
E poi sul palco piccolo le chicche finale di una giornata da dieci e lode in pagella tra cui cito: i modenesi Infamia con il loro Hc vecchia scuola velenoso e che tiene fede al loro nome, i pugliesi Carne che vivono in una realtà molto difficile e rende il loro messaggio ancora più autentico di quanto non lo sia già e il frontman ci ha pure augurato di avere mille paure perché “se non hai paura, vuol dire che non stai facendo un cazzo…”. Ah, nonostante il batterista avesse una vistosa fasciatura, un rullante ha fatto una brutta fine…
Poi per quanto mi riguarda la sorpresa e la rivelazione della giornata: i londinesi Jawless. Band Thrashcore parecchio giovane con due Ep fatti nel 2019 e nel 2020 (rispettivamente “Jawless” e “Songs For The Apocalypse”) questi musicisti hanno una rabbia e una foga tutta giovanile che riversano senza problemi sul pubblico che poga, salta e scapoccia fomentato da una cantate che sa coinvolgere e intrattenere.
Canzoni come “Police Bastard”, “Brexshit”, “Reborn” e le altre dispensate negli Ep dimostrano chiaramente come il messaggio sul loro bandcamp “Jawless is not only music, its MEANING, IDEALS,and BROTHERHOOD .Join the crew!” non sia solo chiacchiere e distintivo.
Da tenere d’occhio perché potremmo sentirne delle belle in futuro. Intanto però dalle quattro del mattino fino alle quattro e mezzo circa i Jawless hanno messo a ferro e fuoco la bassa durante il loro primo concerto in assoluto in Italia!
E infine fino alle cinque del mattino è stato il turno di Skytea for Warriors, progetto musicale solo voce-ukulele che stravolge le varie cover fatte: dai Sempre Peggio passando per i Pantera, dai Motorhead, per giungere ai Nabat in mezzo alle altre cover proposte: con questo escamotage si è arrivati all’alba in maniera piacevole, dolce e soave. Non fate quelle facce: lei è davvero brava, ci sono dei margini di crescita certo, ma le potenzialità ci sono tutte per questo progetto sfizioso e al tempo stesso intrigante.

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Ai più temerari il piacere di fare la terza (e ultima giornata) di questa manifestazione musicale che sa coniugare quantità e qualità e che tra i tanti si sono beccati i New Real Disaster e la GMC (La Grande Mietitrice di Cervelli) : il DLB come già detto nel corso di queste righe è un festival da elogiare ma non solo, è da supportare, da proteggere e da preservare.
Il motivo di queste mie parole può essere riassunto che (un po’ come il Luppolo Rock (per gli ambienti più Metal) non è un festival che spreme l’appassionato fino all’ultima goccia come in manifestazioni magari più di richiamo per il grande pubblico visto i nomi coinvolti ma che poi peccano di organizzazione per mille motivi, ma lo coccola (non parlo solo dell’aspetto musicale, ma di tutti i servizi offerti dentro, pure un servizio di navetta che ti scarrozza gratuitamente da Portomaggiore fino al Fest) e così il tempo vola via che è un piacere.
E si è colta la palla al balzo pure per presentare dei libri (“Lexicon Devil” tradotto da Andrea Valentini e “Schiavi nella Città più Libera del Mondo” con l’autrice Laura Carroli) o per vendere delle compilation a scopo benefico per alcune comunità che troppo spesso vengono ostracizzate dalle varie amministrazioni.
Nel mio piccolo spero che questo report riesca a catturare l’attenzione e la curiosità di alcuni di voi e spingervi magari a partecipare alla prossima edizione, perché realtà del genere sono preziose, poi se si guarda solo al nostro paese beh, sono davvero più uniche che rare.

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Le poche foto presenti nell'articolo sono state prese dalla pagina facebook del festival e vi saluto come da tradizione lasciandovi i relativi contatti e link social.

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Report a cura di Seba Dall

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