Trovo triste e al tempo stesso ironico leggere in varie comunità online su facebook o su questa o quella webzine di come la situazione dei concerti in Italia sia pessima, di come manchi il ricambio generazionale o altre polemiche in parte anche giuste, ma spesso trattate con una superficialità che lascia a dir poco basiti.
Vero, il nostro paese non è tra i più virtuosi se si parla di Metal, ma pur con tutte le contraddizioni che forse sono insite nel nostro DNA, gli esempi virtuosi non mancano e tra questi ultimi sicuramente c’è il festival “
Molto Male”, manifestazione musicale che
sconvolge, scassa e spacca per bene Bergamo e dintorni.
Arrivati alla nona edizione, il collettivo omonimo ha voluto fare le cose in grande: ben otto band in una singola giornata, un prezzo iniziale di dieci euro abbassato poi a otto euro (!!!), una line up variegata che offriva band locali ed altre più conosciute e dulcis in fundo pure una band estera.
Nell’accogliente cornice del
c.s.a. Pacì Paciana, tra cena vegana, panini, birra a prezzi modici, distro e banchetti del merch dove fare shopping e gente presa bene, il festival non poteva che partire positivamente.
Oltre al contorno che rende vivibile e godibile un festival, la vera ciccia è sicuramente la musica ed ecco che arriva il motivo per il quale vale la pena parlare e cercare di divulgare per quanto possibile questo tipo di realtà.
Ad aprire le danze ci pensano gli
Apoptosi, un duo sospeso tra Grindcore e Punk Hc, quindi violenza musicale a palate. Band giovanissima, non solo per il fatto che sono di recente formazione, ma anche perché questo era il loro primo concerto in assoluto e i due sono letteralmente dei ragazzini.
E da due quindicenni non mi sarei mai aspettato una cover di “
Tutto Uguale” dei
Nerorgasmo.
Apoptosi cercate di suonare il più possibile e di cogliere al volo qualunque occasione per poterlo fare, giustamente dovete ancora sgrezzarvi e maturare, ma l’attitudine c’è, di entusiasmo ne avete da vendere, quindi mangiateci i risi in testa e spazzate via questi vecchi nostalgici musoni!
Si prosegue poi con
La Città Dolente, altra band di giovinastri lombardi.
Si procede sempre su coordinate estreme per chi non è avvezzo a certe sonorità, ma questo giro esse vengono declinate sotto una chiave di lettura meno irruenta e più ragionata tra ritmiche più complesse rispetto alla media e sonorità più moderne.
Dopotutto non si vive di solo pane e tuta tupa, no?
Nonostante i vari cambi di ritmo presenti nelle loro canzoni, l’energia non è sacrificata sull’altare e il Mathcore di questi milanesi ha il pregio di avere la tecnica al servizio della canzone.
Dopo sonorità così cerebrali è il turno di voltare pagina, ed ecco che con i
LULU si ritorna su sonorità decisamente più in your face.
L’indole più “fast” (“Più veloce! Più veloce!”) dell’Hc italiano è molto bene incarnata dal Powerviolence di questo trio meneghino, che però non disdegna qualche rallentamento tattico che rende la proposta più furba e intelligente di quanto non si possa pensare (e tante band inciampano su questo…).
Le canzoni suonate e cantate da
Chiara,
BlindFrankie ed
El cabron sono delle schegge impazzite di poche decine di secondi che colpiscono il pubblico, il quale risponde con i primi poghi della serata.
L’esibizione è breve ed iraconda. Bene così.
Ora dopo tanto accacì più o meno iracondo, ci si sposta più su lidi Metal e con gli
Husqwarnah magari i bpm diminuiscono (insomma…), ma la violenza sonora assolutamente no.
Da un gruppo che ha scelto un nome del genere cosa aspettarsi?
Sperimentazioni azzardate con tanto di atmosfere sognanti e giri Jazz/Fusion o un massiccio Death Metal che strizza l’occhio alla scuola olandese?
Dico solo che se band come
Hail of Bullets o
Bolt Thrower vi mancano, beh “
Front: Toward Enemy” potrebbe essere il pane giusto per i vostri denti.
Elucubrazioni mentali a parte, la band l’ho vista veramente in grande forma e scommetto che si sia particolarmente esaltata nel vedere un pubblico così attivo e partecipe con un pogo bello sentito.
Tanta gente, tra cui tanti giovani e pochi cellullari che ha portato ad un interscambio tra pubblico e band con il risultato finale di essersi portati a casa un gran bel concerto.
Dopo andrà ancora peggio (cioè, meglio), ma intanto la combo motoseghe e Death Metal ha portato ad un repentino cambio di marcia, con la gente sottopalco sempre più nutrita e calorosa.
Molto, molto bene.
Nel cappello introduttivo aveva detto che la line up era variegata, no? Ecco, ora è il turno non solo di tirare il fiato, ma di ascoltare una proposta sbilenca e sgangherata (in senso buono s’intende) con un power trio molto particolare.
Gli
SplatterPink hanno una line up insolita: due bassi, voce e batteria.
C’è tanta ironia nella loro unione tra Jazz e Noise Rock (l’amicizia tra
G.G. Allin e
Zucchero mi mancava), cover completamente stravolte (“
Questo Piccolo Grande Amore” e “
Hanno Ucciso L’Uomo Ragno” me le ricordavo un tantinello diverse).
Tutta questa lucida follia dove poteva provenire se non da una citta con un ricco substrato underground e culturale come Bologna?
Da più di trent’anni che gli
SplatterPink scuotono i canoni musicali standard e proprio per questo sarà impossibile rimanere indifferenti con loro.
Intanto l’atmosfera al
Pacì Paciana è sempre più frizzante e allegra tra gente che gioca a carte con un ottimo sottofondo musicale, chi mangia e beve, chi rivede amici che non vedeva da tanto tempo o chi semplicemente sta sottopalco.
Arrivati a questo punto della serata, le presenze aumentano ancora ed è l’ora per la rappresentanza veneta di farsi sentire con una doppietta di tutto rispetto e che rappresentano l’estremismo musicale in entrambe le facce della medaglia.
Gli
Hobos, inutile dirlo, ne rappresentano l’ala più cafona con il loro “Metal for Pux”.
Ma che vor dì “Metal for Punx”?
Bella domanda in effetti: prendete il Death Metal più grezzo, mischiatelo con il Punk Hardcore e a tutto questo uniteci quel piglio Rock ‘N Roll che rende un album come “
Nell'Era Dell'Apparenza” un lavoro irresistibile.
Poco da fare, gli
Hobos dal vivo sono una cannonata e già con due chitarre erigono un muro sonoro che colpisce nel segno, ma con tre chitarre… beh, sono a dir poco travolgenti! E difatti il pubblico è più scatenato che mai.
Scaletta che non si concentra sull’ultimo album, ma che va a riprendere pure chicche dal primo album (“
Milano Odio: La Polizia può Sparare”, “
Comincio a Capire”) e dagli split ed ep (“
Muori Sbirro”, “
666”), dimostrando chiaramente come questi homeless siano una delle realtà migliori della scena Hc veneziana.
Mentre i vicentini
Ad Nauseam (da Schio), sono degni rappresentanti dell’ala più criptica e sperimentale del Metallo Morte, dei quali vi parlai già lo scorso anno per via della prima edizione del
THE TOWER • MUSIC MEETING.
Con due soli album (“
Nihil Quam Vacuitas Ordinatum Est” del 2015 e “
Imperative Imperceptible Impulse” del 2021) gli
Ad Nauseam hanno creato uno stile se non propriamente unico (dopotutto
Gorguts o
Portal sono anch’essi tra i fautori del Death Metal dissonante), di sicuro molto riconoscibile e personale, raggiungendo picchi davvero molto elevati che gli hanno spalancato le porte del
Brutal Assault o del
Roadburn.
Canzoni lunghe, articolate, ricche di dissonanze e cambi repentini, atmosfere soffocanti, destrutturazione della forma canzone e ritmiche storte: benvenuti nella dimensione astratta di questa band nella quale Death Metal e Avanguardia Musicale s’incontrano e scontrano.
Qualche inconveniente tecnico di tanto in tanto con i vicentini è capitato, ma nulla di irreparabile.
Dopo un gruppo di caratura internazionale, ecco arrivare alla fine, come coronamento di questa nona edizione del festival bergamasco, la prima band estera di questa kermesse: i
Vitamin X!
Ed è proprio con loro che c’è stata l’apoteosi della serata: con il thrashcore schizzato e frenetico del gruppo olandese, la gente sottopalco volava.
Tra pogo adrenalinico, wall of death vari, crowd surfing continuo, membri della crew che cercavano di tenere ferme le transenne per quanto possibile, il cantante che si lanciava sul pubblico e più in generale un grande, grandissimo entusiasmo da parte dei presenti, si è assistito alla sublimazione della musica dal vivo e quando si vive tutto questo non si può fare altro che pensare ad una sola cosa: che gli organizzatori hanno vinto tutto!
Detto questo, come i
Vitamin X ci hanno lasciato di punto in bianco dopo un bis dinamitardo, pure io mi congedo in quattro e quattr’otto dicendo solamente “
Lunga vita al Molto Male!”.
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