Viva la Vittoria.
Viva il Luppolo.
E anche quest'anno la partecipazione al
Luppolo in Rock va in archivio. Nel cassetto dei ricordi belli, ovviamente, al fianco a quelle delle passate edizioni. Già, cambiano gli interpreti ma il risultato non cambia: il Luppolo in Rock resta uno dei migliori e più stimolanti e vivibili appuntamenti che la scena Hard & Heavy ha a propria disposizione.
La prima giornata inizia con un po' di ritardo rispetto al programma, infatti, i
Crashdiet danno forfait per problemi dell'ultimo minuto con i voli aerei e così gli tocca restare in Norvegia.
Se ne avvantaggiano i
Dobermann che possono entrare in scena approfittando sia di una maggior affluenza nell'area concerti del Parco delle Ex Colonie Padane sia di potersi esibire con un set più corposo.
Non avevo mai avuto l'occasione di vederli all'opera nella "nostra" Torino, per fortuna rimediano gli organizzatori del Luppolo portandoli sul palco a Cremona, dove questo power trio sfrutta egregiamente l'opportunità che si sono guadagnati nei cinque anni di attività che hanno alle spalle, spesi in un ruvido Hard Rock dalle sfumature Sleazy e con un tocco Glam. I
Dobermann, composti da
Paul Del Bello (basso e voce),
Valerio Ricciardi (chitarra) e
Antonio Burzotta (batteria), danno anche prova della loro capacità di tenere il palco, già dall'opener "
Shaken to the Core" e sino alla terremotante "
Dobermann", nel mezzo un paio di brani perfettamente calati nel contesto (anche liricamente) quali "
I Need a Holiday" e "
Summer Devil" ed anche un episodio all'insegna del Rock'n'Roll più sfrenato, con tanto di drum solo, come "
You Talk It, You Walk It".
Tanta energia e sostanza, per un trio che non si è limitato a partecipare ma è stato in grado di dire la sua e lasciare il segno.
Gli
Eclipse l'aereo invece non lo hanno perso, e salgono puntuali sul palco, con tutta la loro energia positiva, fatta di scariche adrenaliniche o melodie travolgenti, che dal vivo accompagnano con larghi sorrisi e mossette, rincorse sul palco e ottimi brani, il tutto accolto con entusiasmo dai presenti. Anche da parte del sottoscritto, che (giusto per rigirare il coltello nella piaga del buon Aimasso, purtroppo assente) li premierà come i migliori della serata, e tra i momenti migliori dell'intero fine settimana. Si inizia alla grande prima con "
Roses on Your Grave", "
The Hardest Part Is Losing You" e - seppur siamo di venerdì - "
Saturday Night (Hallelujah)", con
Erik Martensson grande mattatore della serata, e non solo alla voce, ma anche nell’imbracciare la chitarra per affiancare
Magnus Henriksson.
È anche l'occasione per presentare per la prima volta dal vivo quella "
Hearts Collide" che farà parte dal nuovo disco in uscita quest’anno, ma i veri mattatori della serata giungono subito dopo e fanno a formare un terzetto da paura: la stupenda ed emozionante "
Hurt", "
The Downfall of Eden" sempre coinvolgente e "
Black Rain". Ma non potevano sicuramente mancare "Never Look Back" e tanto meno la corale "
Viva la Victoria" con la quale, dopo aver trascinato ancora una volta i presenti (che hanno pure fatto gli spiritosi...), concludono il loro show.
Anche gli
H.E.A.T. atterrano sul palco del Luppolo, e chissà se erano sullo stesso aereo degli Eclipse e sono andati nella stessa pizzeria, con un
Kenny Leckremo davvero carico a molla e impegnato a scorrazzare sul palco (tanto da scivolare rovinosamente durante "
Dangerous Ground") e a cantare.
Quello che il cantante svedese non riesce però a tenere segreta, è la sua fonte d'ispirazione, direi più per l'attitudine sul palco che per l'aspetto vocale, infatti, nei suoi movimenti e pose rivedo il primo Bruce Dickinson e in effetti fisicamente gli assomiglia pure. Ma l'immaginario musicale degli
H.E.A.T. ha poco a che fare con gii Iron Maiden, anche se la conclusiva "
Nationwide" ha una bella botta Metal, il loro è un Hard Rock d'ispirazione eighties, pulsante e trascinante che fa pochi prigionieri e quelli che non cadono sotto i colpi di "
Back to the Rythm" o "
Rock Your Body" vengono trascinati nel sing-along di "
Beg Beg Beg", cui cadono tutti i presenti che non si tirano indietro di fronte agli stimoli di
Leckremo, che verso la chiusura ci ricorda come "
Living on the Run" sia uno dei suoi pezzi preferiti.
E in effetti, non è davvero niente male, e ovviamente non lo sono nemmeno gli
H.E.A.T. che chiudono alla grande la parentesi Hard Rock della giornata del venerdì, che avrà il suo climax nel Classic Metal di Doro Pesch.
E quindi giunto il momento degli headliner, l'atmosfera si scalda sin da quando il pubblico intravede sul fondo del palco la cantante tedesca, che già sorride pregustando l'entusiasmo che a breve saprà suscitare.
Per il
Graz: Doro, per il suo appuntamento con il Luppolo, ci ha presentato una setlist incentrata esclusivamente sul suo repertorio solista, proponendosi solo su episodi da "Force Majeure" in avanti.
Per tutti gli altri, la Metal Queen di Dusseldorf, ha in realtà pescato a piene mani dai quattro album dei Warlock, e, infatti, si inizia proprio con quella "
I Rule the Ruins" tratta dall'ultima uscita a nome Warlock, "Triumph And Agony", e la prima parte del concerto vedrà sfilare reperti storici come "
Earthshaker Rock", addirittura "
Burning The Witches", "
Fight for Rock" e "
Rock Till Death", tra i quali si incastra l'inedita "
Time for Justice", che farà parte di "Conqueress - Forever Strong and Proud", nuovo album per
Doro e in uscita il prossimo ottobre.
Doro è prodiga verso i suoi fans, sempre pronta a coinvolgerli e farli cantare con lei, lasciando loro anche la scelta di suonare "
Burn It Up", ed è accompagnata da una formazione solida e ben assortita, nella quale spicca l'imponente chitarrista
Bill Hudson (dei NorthTale); quello che però sembra mancare è un po' di mordente, e a fine concerto non si avrà la sensazione di aver assistito ad un evento davvero unico. Certo, la possibilità di sentire dal vivo i pezzi appena citati, ma anche "
Für Immer", "
Raise Your Fist" (pur diluita dal drum solo da parte di
Johnny Dee) o "
Hellbound" non la si ha tutti i giorni, tanto quanto poter cantare tutti assieme, sotto il palco, la cover di "
Breaking the Law" e infine l'immancabile inno "
All We Are".
"
All we are, All we are we are, We are all, all we need..." mi accompagnerà fino al giorno dopo.
Setlist:
01. I Rule The Ruins
02. Earthshaker Rock
03. Time For Justice
04. Burning The Witches
05. Fight For Rock
06. Rock Till Death
07. Blood, Sweat & Rock'n'Roll
08. Breaking The Law
09. Für Immer
10. Metal Racer
11. Raise Your Fist Drum solo
12. Hellbound
13. Revenge
14. All For Metal
15. Burn It Up
16. All We Are
Foto di Sergio Rapetti