E' il
The Factory di
Verona a dare il via al tour europeo dei
God Is An Astronaut, stasera alla prima di tre date sul suolo italiano che li vedrá impegnati a portare il loro post-rock anche a Torino e Foligno.
Sono le 21.30 quando faccio il mio ingresso al locale, nemmeno il tempo di acclimatarsi e di respirare l'atmosfera pre-concerto che le luci sul palco si spengono alle 21.40 spaccate ed ecco che la band da inizia al proprio show: ad aprire le danze ci pensa
"Adrift", opener dell'ultimo album "Ghost Tapes #10" che setta immediatamente il mood della serata. Il trio irlandese si distingue fin da subito per una resa scenica minimale ma efficace e soprattutto adeguata alla proposta musicale: pochi fronzoli se non un telo su cui vengono proiettate immagini e video che accompagnano la band ma senza essere una fonte di distrazione, ed un gioco di luci e qualche macchina del fumo che riescono a rendere intima e raccolta l'atmosfera al The Factory.
Per essere un concerto infrasettimanale noto con piacere che l'affluenza é incoraggiante, con un locale bello pieno ma non gremito, tant'é che ci si muove agevolmente tra la folla e si raggiungono con facilitá sia le prime file che il bancone del bar.
La band suona con una precisione e con un tiro davvero incredibili e la resa live dei brani é di fatto identica a quella su disco, segno che la band é fatta di musicisti di alto livello che rappresentano una macchina perfettamente oliata e rodata anche dal vivo.
Certo, anche la resa sonora contribuisce a fare in modo che il post-rock dei
God Is An Astronaut riesca a fare vibrare le corde piú interne ed intime degli astanti, che fin da principio non fanno mancare il proprio caloroso accompagnamento ed incitamento alla band che dal canto suo risponde con un concerto davvero intenso: la musica della band infatti é simile alle onde del mare, che a tratti sono calme e placide per poi di colpo venire sferzate dal vento e trasformarsi in ondate possenti e violente che travolgono l'ascoltatore. Il connubio perfetto tra arpeggi sognanti e aperture massicce sottolineate da un basso talvolta tellurico (a livello di volumi forse anche troppo, ad essere sincero) funziona alla grande e non puó fare a meno di coinvolgere il pubblico, soprattutto quando ad essere suonati sono brani quali
"All Is Violent, All Is Bright",
"Snowfall" o
"Burial" che raccolgono i maggiori consensi.
Nella generale pulizia di suono ed esecutiva, quello che mi ha colpito forse maggiormente é stata la prestazione del batterista
Lloyd Hanney di cui mi ha davvero affascinato sia la fantasia e la ricercatezza delle ritmiche, sia l'ottima gestione delle dinamiche che si adattavano perfettamente al flusso dei brani, senza dimenticare anche i vocalizzi di
Torsten Kinsella che ormai sono davvero un tratto distintivo dei God Is An Astronaut e che anche dal vivo sanno dare quell'aura sognante ed evocativa alle canzoni.
Non c'é praticamente sosta, la band macina brani su brani senza soluzione di continuitá ottenendo sempre grande energia e scroscianti applausi tra un pezzo e l'altro dal pubblico accorso qui al The Factory: sono le 23 quando la band lascia il palco con la stessa puntualitá con cui aveva dato inizio al concerto, ma mi piace pensare che i due brani finali (di cui non ricordo il titolo, abbiate pazienza) siano stati un regalo ai propri fans che a gran voce li avevano reclamati all'urlo
"ONE MORE SONG! ONE MORE SONG!".
Personalmente ho anche apprezzato l'assenza di una band di apertura (anche se all'inizio é una cosa che mi ha colto un po'alla sprovvista, non ricordo di aver mai assistito ad altri live senza band spalla), che ha fatto sí che l'evento stesso terminasse ad orari non eccessivamente tardivi e permettendo anche a chi veniva da un po' piú lontano un sereno ritorno a casa.
Davvero una serata perfetta, in una location adatta alla musica, con una band di spessore e tanta, tanta ottima musica che mi ha fatto tornare a casa soddisfatto..ed il fatto che 1 ora e mezza di concerto sia letteralmente volata é davvero sintomo che questo concerto é stato certamente positivo.
Ringraziamo il
The Factory per averci accolto e
Hero Booking per la preziosa collaborazione.
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