(19 giugno 2005) METAL MANIAC NIGHT: MESMERIZE - RAIN - SILENCE - RAPID FIRE - 19 Giugno 2005 Indian's Saloon, Bresso (MI)

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Report di Sergio Rapetti
Foto di Silvia Verduci


In un periodo fitto di festival (mai tanti quanti quest'anno) un altro interessante appuntamento live attende il pubblico metallaro anche se in questa occasione, forse anche perchè domenica sera, risulta essere alquanto ridotto. La serata raduna quattro interessanti gruppi italiani, più e meno giovani ma tutti quanti ben ancorati a sonorità decisamente Heavy Metal.

Si parte con i Rapid Fire, autori qualche mese fa del debutto "Scream!", ed i loro brani dal vivo mi fanno un'impressione decisamente migliore che su disco. Comunque per dare il via al concerto i Rapid Fire preferiscono una cover, quella di "Crazy Doctor", dei grandi Loudness, cantata, in inglese, dal vocalist Antonio Pacere, autore di un'ottima performance.
Dopo una partenza più che azzeccata i Rapid Fire pescano dal loro repertorio ed in rapida sequenza "Stranger", "Coming Hope", la veloce "Fast Like the Fire" e "Wild Obsession", dal chorus che richiama il passato più lontano e maggiormente legato ai Running Wild del gruppo milanese. Buona la prova del chitarrista solista, Marco Poliani, e tutto sommato anche del nuovo batterista, del qualche mi è sfuggito il nome, al suo primo concerto con i Rapid Fire.
Mi auguro che sul prossimo disco riescano a riprodurre tutto l'impatto messo in mostra sul palco.

Un palco sul quale salgono pochi minuti dopo i Silence, anche loro milanesi. Il genere proposto è più arioso ed allo stesso tempo maggiormente complesso. Di loro avevo sinora ascoltato solo il demo "Call My Name", dal quale non mi sembra sia stato recuperato nessuna canzone. Ad ogni modo anche per loro cinque i pezzi a disposizione, durante i quali mettono in mostra un buon affiatamento e la verve del singer Danny, il quale, anche se talvolta si lascia "distrarre" e tende a strafare, dimostra di avere talento e personalità.
Nelle loro composizioni non mancano influenze progressive ("Raining my Eyes"), ma i Silence sanno anche essere devastanti ("Way of Silence" e la conclusiva "Words Full of Silence") e con una buona propensione alla melodia ("Keep The Flame Alive"). A breve dovrebbe uscire il loro primo album e mi aspetto da questi cinque musicisti un buon lavoro.

L'esperienza non è sicuramente quello che manca ai bolognesi Rain, che nell'occasione mettono in evidenza oltre ai muscoli, la loro professionalità.
Partenza sparata, con tanto di fumo sul palco, con "Blood Sport" e la più recente "Wings", il cantante Alessandro "Tronco" sembra in ottima serata e non si lascia demotivare dalla scarsa presenza dei pubblico. L'ultima volta che li avevo visti dal vivo era stato diversi anni fa, ai 4 Assi, di supporto a Paul DiAnno, e dimostrano di non aver perso un briciolo del loro entusiasmo.
I Rain sono un combo affiatato e scafato, rodato negli anni (sono in attività sin dal 1980!) e con approccio musicale e di attitudine legata agli eighties (più vicina come stile ai Judas Priest che ai Maiden), e ne danno ampia dimostrazione nell'arco delle dieci canzoni che ci sbattono in faccia. Da "Heavy Metal" (brano simbolo di un genere!), alla potente "Odissey", passando per la coinvolgente "Only for the Rain crew", sino alle devastanti "Headshaker" e "Born to Kill", il brano che chiude il loro set.
Oltre alla prestazione del cantante da rimarcare il dinamismo del chitarrista Alessio "Amos" frenetico ed imponente sulle assi dell'Indian Saloon.

La conclusione della serata spetta ai Mesmerize, freschi autori dell'ottimo "Stainless", terzo album del gruppo che approfitta dell'occasione come campo di prova e rodaggio per i prossimi importanti appuntamenti live tra cui l'Agglutination Festival. Ed è proprio la copertina di questo album a campeggiare sul palco: semplice ed immediata come l'Heavy Metal che suonano!
La nuova "The Burn" sembra ormai essersi giustamente appropriata del ruolo di opening track, e nella loro scaletta i Mesmerize cercano il giusto compromesso tra i pezzi meno recenti e quelli del nuovo "Stainless", così assieme a "Princess Of The Wolves" o "Bitter Crop" non potevano mancare ovviamente i due classici del gruppo come "The Werewolf" e "Ragnarök", e l'immancabile cover della sempre devastante "Hail and Kill". Fanno la loro "sporca" figura anche "King of Terror", "Windchaser" e "Off The Beaten Path" così come la loro "sporca" figura se la fanno pure i cinque Mesmerizers, davvero carichi e con il nuovo axeman Luca Belbruno che si conferma sempre più a suo agio al fianco di una band da sempre affiatata e compatta. Nelle ultime occasioni che li ho visti dal vivo, i Mesmerize mi hanno dato l'impressione di avere tirato fuori maggior cattiveria e di aver messo una marcia in più (anche se poi la frizione slitta nel passaggio tra "Hail and Kill" e "Ragnarök" ehehe). Ovviamente la parte del leone la fa Folco Orlandini, sempre bravo e davvero in forma, ma anche Andrea Tito con il suo basso (ed ehm... la sua mole) che non si fa alcuno scrupolo a rubare la scena al frontman. Spiace invece per l'assenza del violinista Vito Gatto, che in alcuni recenti concerti aveva dato valore aggiunto a "Windchaser" e "Off The Beaten Path".
Se troveranno il giusto feeling, ai prossimi festivals i Mesmerize lasceranno il segno. Se lo meritano.

Links:
- www.mesmerize.it
- www.raincrew.com
- www.fullofsilence.com
- www.rapid-fire.it
- www.blackdahlia.it
- www.indiansaloon.it

Report a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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