Bologna come sempre, si dimostra una delle città più accoglienti per quanto riguarda le sonorità alternative.
Tra le principali roccaforti Metal del Belpaese, quest'anno è stato naturale per i paladini dello Us Power
Metal Church passare all'Alchemica per mettere a ferro e fuoco la città con un live che di seguito ci viene raccontato dalle esperte parole di
Alessandro Masetto.
Buona lettura.
Ma i
METAL CHURCH sono ancora vivi? Non era morto il cantante? Io li preferivo con
Wayne..io con
Howe…questo vocalist chi è? Sarà all’altezza? Questi, e molti altri, sono i quesiti e le domande che ho sentito pormi prima di questo evento, sia come motivo di discussione la sera stessa in coda all’ingresso del locale... Sgomberiamo subito il campo però da una tesi, che niente ha a che vedere con le idee personali in merito… non siamo al cospetto di una tribute band e nemmeno a una rivisitazione storica del bel tempo che fu, fatta da parte cinque scappati di casa o improvvisati, ma anzi, al contrario, siamo al cospetto di grandi musicisti esperti, navigati, e coi controcazzi, che faranno rimpiangere ben poco le formazioni del passato! Ma andiamo per gradi…
Arrivo all’
Alchemica in perfetto orario, nonostante una partenza da casa con largo anticipo rispetto al tabellino di marcia, ma con un viaggio condizionato da un traffico intenso, specie in uscita casello autostradale e in tangenziale necessaria da percorrere per arrivare al locale. Era la prima volta che venivo qua, e nonostante una posizione strategica e buona a livello logistico per essere collocato nel bel mezzo di Bologna city, mi ha lasciato tuttavia impressioni buone, altre meno. Ottimo parcheggio e ampio, con possibilità sia dentro che fuori di parcheggiare, zona industriale tranquilla e senza scazzi di disco orario o pagamenti vari. Prezzi molto onesti del bere e contenuti (essendo un circolo è abbastanza normale), locale piccolo ma carino, ottima visibilità e acustica eccellente, ma con volumi eccessivamente troppo alti . Note dolenti: mancanza di potere mangiare qualcosa all’interno dell’
Alchemica, un solo bagno disponibile, e per quanto sentito stasera, un lavoro un po’ impasticciato e non preciso dei suoni, apparsi impastati e non calibrati correttamente, specie per i primi due brani di tutte le bands (
Metal Church inclusi), andando via via migliorando e sistemandosi, dopo un inizio piuttosto confuso. Affluenza di pubblico sopra ogni aspettativa (era un giovedì sera lavorativo e con un venerdì anch’esso lavorativo alle porte), giunto da quasi ogni parte d’Italia, per questa occasione speciale, che prevedeva l’unica data italiana esclusiva del tour europeo 2023 degli americani
Metal Church, supportati per l’occasione speciale da due eccellenze italiane, ovvero dai marchigiani
Scala Mercalli collocati in apertura, e seguiti dai padroni di casa di Bologna, i veterani
Crying Steel, per una serata all’insegna del metal classico anni 80, da veri true metal Defenders puristi!
SCALA MERCALLI Conosco il maestro di arti marziali e musicista
Sergio Coccoli (batterista e fondatore della band) da molti anni, ma per un motivo o l’altro, non mi era ancora riuscito di vederlo in azione sul palco con la sua
Scala Mercalli, una longeva band nata a Fermo nel lontano 1992, dedita alla causa Garibaldina, con testi incentrati su
Giuseppe Garibaldi, sul Risorgimento Italiano e sulle molte imprese e guerre combattute in onore della libertà e dell’unità nazionale. Tutto ciò viene combinato attraverso un metal molto classico, che definirei NWOIHM, che è la risposta italiana alla più celebre e famosa NWOBHM, anche se i riferimenti da un punto di vista musicale sono indubbiamente incentrati sulla vecchia scuola anglosassone, dove non è difficile accostare l’ ispirazione del bravissimo vocalist
Christian Bartolacci a mostri sacri come
Bruce Dickinson! Certamente, senza nulla togliere a tutti gli altri eccellenti musicisti della
Scala Mercalli, è apparso stasera il più in palla e il vero asso nella manica, capace di modificare la sua timbrica vocale a proprio piacere, e con una semplicità disarmante, apparentemente senza fare troppa fatica, oltre ad arrivare a toccare note molto alte e sviluppando la voce molto anche in estensione. “
18 September 1860”, “
Time For Revolution“, dal datato oramai “
New Rebirth” sono stati tra gli apici del loro breve ma intenso show, anche se “
The Last Defence” e “
Never Surrender”, dal nuovo “
Indipendence”, sono apparse più mature e vigorose, perfette per terminare in crescendo lo spettacolo! Molto originale l’idea anche di combinare inglese e italiano nei loro testi , quasi a creare un legame con la sopracitata scena ottantiana della NWOBHM! Strepitosi! Spero di aver modo di rivederli quanto prima gli eredi legittimi di Goffredo Mameli e dei loro Fratelli D’Italia!
CRYING STEEL Bologna- Italia- Since 1981. Si potrebbe sentenziare così la pratica per parlare dei padroni di casa
Crying Steel, gruppo storico del metal tricolore e veterani della scena da oltre quarant’anni! Davanti al pubblico amico dell’
Alchemica, sfoderano una nuova ennesima formazione, rinnovata per 3/5 dopo le dipartite recenti e per svariati motivi del vocalist
Mirko, del bassista
JJ, ma soprattutto, quella più pesante del bassista
Angelo Franchini, uno dei fondatori storici assieme all’ex chitarrista
Alberto Simonini, fuoriuscito da molti anni orsono. Una “condanna” quella della stabilità di line -up che ha sempre minato il futuro della band bolognese, costretta giocoforza nel corso degli anni a continui cambi e rotazioni incessanti.
Franco Nipoti e
Luca Ferri (rispettivamente chitarrista e batterista), non hanno mai buttato la spugna però e ad oggi sono gli unici dei “vecchi componenti “ storici rimasti a tener in piedi la baracca, a crederci ancora, a non farsi abbattere e travolgere dagli eventi, e solo per questo motivo va loro tutta la mia personale stima (oltre che come musicisti)! Dopo aver calcato i palchi dei piu’prestigiosi palchi e festival europei e italiani per molti anni, affiancati nei bill ai più grossi gruppi storici internazionali del metal classico, hanno scelto negli ultimi anni di tornare con più frequenza rispetto al passato, nella dimensione del locale al chiuso più intimo e raccolto, dove si riesce avere un rapporto più stretto ed intimo coi fans! Anche questa nuova reincarnazione dei
Crying Steel tuttavia che non conoscevo affatto, e che ho visto stasera per la prima volta, si è mostrata affiatata e coesa, mettendo in luce ottime doti tecniche dei nuovi arrivati, seppur in modo molto diverso nell’approccio e nello stile con gli ultimi elementi sostituiti. Scaletta come per la
Scala Mercalli, molto essenziale e ridotta per fare spazio ai grandi big americani, di solo sette pezzi nei quarantacinque minuti a loro disposizione, sparata a razzo e senza sosta! Per l’occasione i cinque metallers emiliani hanno attinto quasi essenzialmente dall’ottimo “
Time Steel Stand” , con le iniziali “
Defender“ e “
Shutdown”, così come nel finale, dove vengono proposte “
Rockin’ Train” e “
Heavens Of Rock“. Solo un rapido passaggio veloce a “
The Steel Is Back”, con l’immancabile classico “
Raptor”, per arrivare alla conclusiva “
Thunderdogs”, unico brano (a sorpresa e con mio stupore), ripescato dal loro capolavoro massimo “
On The Prowl” del 1987, che per quanto possa risultare datato, merita a mio modesto parere, almeno due pezzi in qualsiasi loro scaletta, anche ridotta come i questo caso, a discapito e sacrificando i brani più recenti. Nel poco tempo a loro disposizione una prova tutto sommato più che convincente, dove però si evidenzia anche la necessità di ricreare quel feeling molto complicato con il trapassato preistorico della band legato al primo periodo anni 80, al quale necessariamente Defender Old School come il sottoscritto e i
Crying Steel stessi, sono visceralmente attaccati e debitori a quell’epoca…
Stay STEEL! Forever! METAL CHURCH Dicevamo in prefazione…non siamo al cospetto di una tribute band dei
Metal Church, e neppure ad uno sterile tentativo del fondatore (e ad oggi unico superstite)
Kurdt Vanderhoff di fare rivivere i fasti di una delle più grandi Heavy metal band americane di tutti i tempi e non attraverso una “macchietta del passato“, convincendo anche il più scettico detrattore presente all’
Alchemica, attraverso un concerto magnifico, sontuoso, perfetto e privo di errori! Detti ciò, apro e chiudo una piccola parentesi: non si può organizzare un concerto di questa caratura infrasettimanalmente, in data unica Italiana, e in un locale così piccolo, dove solo in prevendita sono stati venduti oltre cento biglietti (così mi è stato riferito). Grande risposta prevedibile quindi dei metalheads Italiani accorsi in massa, ma alla fine dei conti il vero successo ed impresa personale, è stata quella di riuscire a restare dentro e resistere fino alla fine della loro esibizione, attaccati come sardine e dove l’aria a un certo punto si era fatta quasi irrespirabile, con un caldo atroce e soffocante. Chiudendo questa piccola osservazione, e concentrandoci sulla sostanza del live, abbiamo assistito a qualcosa di straordinario e unico, il cosiddetto concerto perfetto d’altri tempi, che ha ripagato alla fine tutto e tutti! Scaletta vincente e senza margine d’errore, studiata ad arte per mandare fuori di testa ed in estasi i fans, incentrata quasi esclusivamente sui primi due dischi , l’omonimo “
Metal Church” e “
The Dark”, i due dischi del periodo con
David Wayne ( RIP) alla voce a metà anni ottanta per intenderci, nonché il loro apice assoluto e mai più raggiunto in seguito (a parere di chi scrive). In mezzo a tutto ciò, un omaggio e un ricordo all’epoca ottima con
Mike Howe (RIP), anch’egli recentemente scomparso, fatta attraverso le note “
Badlands”, estratta da “
Bleesing In Disguise“, il migliore e più conosciuto con lui alla voce. Trova spazio nella setlist solo un pezzo invece del nuovo album con il nuovo frontman
Marc Lopes alla voce, uscito qualche mese fa, “
Pick An God And Pray”, che si fa apprezzare in sede live, ma che appare poca roba accostata ed affiancata ai grandi classici del passato
Metal Church! Si parte con piede pigiato sull’acceleratore, catapultandoci in faccia “
Turn Of Bricks” e “
Start The Fire” dal secondo album “
The Dark”, per passare al primo con “
Gods Of Wrath”, e “
Battalions”, tornando al secondo con brani immortali del calibro di “
Burial At Sea”, “
Psycho”, “
Watch The Children Pray” e così via …un ping pong continuo tra questi due capolavori, che mi sento di affermare non solo fondamentali per gli statunitensi, ma in generale patrimonio del metal mondiale! Il gran finale invece è tutto dedicato all’omonimo dell’84, ed eccoci sparate in rapida sequenza e senza tregua ”
Hitman”, “
Beyond The Black” e “
Metal Church“, a suggello di un live metal di rara bellezza, energia, potenza… merce molto rara al giorno d’oggi !
Marc Lopes è un vocalist straordinario, dotato di una potenza vocale spaventosa, pulita ed esplosiva,e molto carismatico sul palco dove si dimostra anche un grande intrattenitore con i fans, perfetto per interpretare al meglio i brani dell’epoca
Wayne, che sicuramente da lassù starà approvando e applaudendo la scelta di
Vandenhoff!
STORICI, EPICI, IMMORTALI! FOREVER METAL CHURCH! Report a cura di
Alessandro Masetto Link utili:
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