Erano due anni esatti quasi che il carrozzone del Maestro dello shock rock per antonomasia,
Alice Cooper, non passava per l’Italia…l’ultimo appuntamento in ordine cronologico con l’artista americano risaliva al giugno 2022, quando venne per un'unica data all’ Alcatraz di Milano.
E per questa calda estate musicale del 2024 l’organizzazione del
Pordenone Blues Festival, in collaborazione con
Barley Arts, fa altrettanto, replicando con un ennesima e unica data esclusiva italiana, all’Interno della splendida location del Parco S.Valentino, un'oasi grande e molto spaziosa, immersa nel verde che si addice perfettamente per uno spettacolo di questa caratura internazionale e che a conti fatti è stato un gran successo in termini di affluenza, registrando ben 4 mila partecipanti.
In verità c’ero già stato lo scorso anno in questa location, in occasione del concerto dei The Cult, sempre nello stesso periodo ma con situazioni meteorologiche tutt’altro che favorevoli, sotto una pioggia battente e fastidiosa, mentre oggi, tolti afa e caldo torrido tipico della stagione estiva in corso, il tempo è bello, con un cielo sereno e splendente. Unica nota dolente, un fastidioso ed elevato numero di moscerini e zanzare, che hanno reso un po’ difficoltosa e nervosa a tratti la visione dello spettacolo, a causa dei loro morsi continui sulle caviglie.
Un bellissimo, appassionante e gradito after party a tema horror, denominato “
nightmare party”, ha intrattenuto a dovere il pubblico, facendoci calare nella parte della serata prima dell’esibizione attesissima dello ZIO (nomignolo affettuoso con cui i metallari chiamano Alice Cooper). C’erano un po’ tutti i personaggi horror più celebri all’interno del parco per il party horror, da Annabelle a Jason di Venerdì 13, da Leatherface a Freddy Krueger, il famosissimo personaggio immaginario che turba gli incubi notturni dotato di tentacoli, protagonista della fortunata saga di Nightmare , con il quale ho fatto una foto ricordo..un idolo indiscusso adolescenziale, nonché il mio personaggio horror preferito in assoluto!
Tra una chiacchierata e l’altra tra amici, una birra fresca rinfrescante e una capatina obbligatoria al banchetto del merchandising (oggettivamente troppo caro) per la classica maglietta ricordo, arrivano velocemente le 21:30 ed in perfetto orario svizzero Alice Cooper fa la sua apparizione sul palco, per la gioia di grandi e piccini. C’era veramente tanta gente stasera, giunta da ogni parte del Nord Italia, ma a sentire dagli accenti qualcuno è giunto anche da molto più lontano, vista la concomitanza anche con il periodo di ferie e l’esclusività dell’evento! Inoltre ho notato che oggi il suo pubblico oltre ad abbracciare qualsiasi età non è più composto prettamente solo da metallari ma anche da chi ascolta svariati generi, anche se ideologicamente sempre collegabili al filone rock.
Vincent Furnier, in arte Alice Cooper, Detroit, USA, classe ’48…anni 76!
Se non è cimelio vivente poco ci manca…eppure l’inventore dello shock rock dopo una carriera altalenante, in cui si sono susseguiti momenti di grande fama e successo nella prima metà degli anni 70 a periodi di lunga depressione e decadenza artistica a causa degli abusi di alcol che lo hanno portato in riabilitazione e a disintossicarsi a cavallo dei primi anni 80, è giunto poi alla rinascita artistica alla fine degli stessi, fino alla consacrazione dei tempi odierni, dove sta letteralmente rivivendo una seconda giovinezza!
Fantastica ed invidiabile (anche a cospetto anche dell’ età anagrafica) la forma fisica e vocale smagliante in cui versa oggi Alice Cooper, supportata anche da una super band, dove su tutti si distingue la bellissima e bravissima chitarrista
Nita Strauss, un funambolo della chitarra, che a discapito del “sesso gentile" ha tirato fuori un assolo di chitarra a metà concerto mostruoso, mettendo letteralmente a ferro e fuoco il palco del S.Valentino, per lo stupore del pubblico, completamente assorto, stordito e rapito dall’esibizione di questa bellissima biondina tutta grinta e pepe!
Alice Cooper per questa occasione gioca facile, scegliendo una scaletta ad effetto, infarcita di classici, e puntando sul periodo migliore della sua lunghissima attività discografica, che si snoda tra inizio e metà anni settanta, e fine anni ottanta, metà novanta. E in mezzo a tutto ciò, una gradita e quanto mai inattesa sorpresa… Il palco risulta essere sufficientemente ampio e capiente per contenere la vasta scenografia dell’artista, anche se a tratti è apparsi scarsamente illuminato ed un po’ scuro per la visuale di noi comuni mortali senza l’esclusivo accesso al PIT che consentiva invece ai previlegiati paganti una visione certamente pulita, data la vicinanza a pochi metri dallo spettacolo. I suoni sono invece ottimi ed i volumi perfettamente equilibrati. Fortunatamente, un gradito maxischermo, molto grande ed efficace, agevola e raggira l’ostacolo, diventando un meraviglioso alleato per goderci anche la recita vera e propria di alcuni brani celebri che hanno quasi tutti un risvolto legato a tematiche importanti, come la libertà d’espressione, sociali e religiose legate alla società statunitense, seppur riviste e rimescolate in chiave horror/splatter.
L’ inizio è scoppiettante e di quelli col botto: “
Look Me Up”, ripescata da “
Raise Your Fist And Yell” (unica eccezione della discografia ottantiana), seguita da “
Welcome To The Show” (a sua volta, unico brano estratto dal nuovo album “
Road” del 2023). Pezzi belli, che però i più non conoscono, ed infatti gli animi iniziano a scaldarsi a dovere con la ben più nota “
No More, Mr Nice Guy”, e maggiormente ancora con “
I’m Eighteen”, (dove Cooper si presenta con la classica stampella). “
Bed Of Nails”, dal pluripremiato “
Trash”, non è così scontato sentirla ed inserita in scaletta, e men che meno “
Snakebite”, ripescaggio addirittura da “
Hey Stoopid"“, che udite ..udite…viene riproposta dopo una vita con il pitone vero al collo di Alice Cooper, in pieno stile retrò!
Un tuffo fantastico nel passato, di cui non avevo mai potuto goderne nei concerti precedenti a cui ho assistito dello ZIO, anche perché a memoria, penso fossero almeno trent’anni che non lo esibiva più sul palco; motivo in più per esserci stasera! Memorabili come sempre le storiche “
Under My Wheels”, “
Be My Lover”, e “
Billion Dollars Babies”, dove stavolta i falsi dollari americani invece che essere infilzati e distribuiti al pubblico con la sua spada vengono sparati direttamente in aria con un fucile ad aria compressa. Fantastico risentire “
Lost In America” dal sottovalutato “
The Last Temptation” e le immortali (seppur commerciali), “
Hey Stoopid“ e “
Poison”.
Naturalmente la seconda parte dello show è come da tradizione riservata ai classici degli anni settanta ed a tutti i suoi siparietti. “
Welcome To My Nightmare“, “
Cold Ethyl”, “
Go To Hell”, si susseguono rapidamente, mentre con “
Feed My Frankenstein“, per la gioia di tutta la famiglia, mamma, papà e bimbi, si materializza sul palco un gigantesco Dr. Frankenstein che insegue tutti impazzito, placato dall’intro di “
Black Widow”, preludio di “
Ballad Of Dwight Fly” che vede Lo Zio cimentarsi in un macabro ballo con le sue bambole di pezza, morte, e senza vita. Ma ora per “Steven” è giunto il momento del giudizio, e una ghigliottina lo attende con tanto di assistenti, (nella fattispecie, una borghese signora del settecento con tanto di parrucca bianca e benda in un occhio, più un boia), sono pronti per la decapitazione!
Orgogliosa e felice, la “gentil dama” mostra la testa mozzata al pubblico ma ora è tempo di elezioni in USA e dal pulpito Furnier ci illustra il suo programma elettorale e chiede la sua elezione attraverso le note di “
Elected”, con le quali si chiude anche di fatto il concerto, molto intenso, impeccabile, perfetto, senza pause e cali, ma che se vogliamo cercare il classico pelo sull’uovo, diremo anche troppo corto e sbrigativo: ho contato un ora e venti esatte (bis incluso).
Ma fortunatamente, tra applausi, urla, fischi e incitamenti vari, Alice Cooper e la sua band tornano sul palco per concederci l’ultimo bis di serata: “
School’s Out”, pezzo manifesto non solo della sua carriera artistica, ma anche del rock anni settanta in generale, conosciuto a qualsiasi latitudine del mondo, eseguito a più riprese e con tanto del lancio di giganteschi palloni di gomma, contenenti coriandoli, prontamente scoppiati dallo Zio mediante la sua inseparabile spada!
Adesso il party è davvero finito ma possiamo andare a casa più che felici e soddisfatti: un concerto da antologia, memorabile, di quelli rigeneranti che fanno bene alla mente, al corpo e allo spirito e che ribadiscono anche però un concetto molto chiaro: gente come Alice Cooper resterà per sempre unica ed immortale, ma non esiste oggi nella vasta scena metal rock mondiale un ricambio generazionale, ne' tantomeno un personaggio del suo carisma che possa raccoglierne le redini future….perciò, al netto di questo, vi sono due possibilità: o lo cloniamo o andiamo a vederlo sempre, ogni volta che sarà possibile, finché un giorno (purtroppo) deciderà di appendere al chiodo il microfono…
IDOLO, MITO, INSUPERABILE E IMBATTIBILIE UOMO SENZA TEMPO…GRAZIE “ZIO” ALICE COOPER DI ESISTERE!
Salvo clamorose sorprese, concerto TOP dell’ anno!