(25 novembre 2023) Atomic Rooster + Black Banjo @ Verona

Info

Provincia:VR
Costo:non disponibile
Che il prestigioso club Il Giardino 2.0, gestito dall’ amico Gianprimo, (situato a Lugagnano di Sona in provincia di Verona), sia da tempo un salotto della musica con la M maiuscola è cosa nota, ma per questa speciale occasione di fine 2023 si supera, organizzando in questo gelido sabato novembrino una delle quattro date italiane dei leggendari prog-rockers inglesi Atomic Rooster. Il pubblico presente è quello delle grandi occasioni, composto da noti giornalisti della carta stampata, cultori di musica, collezionisti incalliti e musicisti della scena locale e non solo, alcuni di questi giunti appositamente da fuori regione Veneto.

A scaldare l’atmosfera in apertura di serata, come gruppo spalla non in programma, sono stati inseriti (a sorpresa) gli ottimi Black Banjo, un ottimo trio marchigiano dedito ad un rock blues molto old style, melodico e vagamente virante al prog. I nostri amici dimostrano di saperci fare, dotati di ottima tecnica individuale che risulta non essere però mai fine a se stessa ma al contrario, messa al servizio di tutti per un ottimo risultato collettivo. Dalle note che fuoriescono dai loro brani e strumenti si sente molta esperienza e padronanza dei loro mezzi, specie del chitarrista vocalist che si dimostra anche un ottimo intrattenitore per i loro circa quaranta minuti a loro disposizione. Tante ovazioni e meritati applausi per una prova più che convincente.

La prima notizia, che già circolava dal mio arrivo nel locale, è che stasera il vocalist Peter French, a causa di una fastidiosa e persistente influenza, non si sarebbe esibito e che il suo ruolo sarebbe stato ricoperto dal tastierista Adrian Gautrey, che di fatto trasforma gli Atomic Rooster in una formazione a quattro, anzichè nell’ufficiale a cinque. Poco male, perché ad eccezione dello storico chitarrista Steve “BOLT” Bolton, che con il sopracitato French sono i più longevi in formazione sin dal lontano 1971, ne ricaviamo che di fatto gli Atomic Rooster non hanno a oggi un solo membro originale e che non hanno di fatto mai avuto una formazione stabile sin dal loro esordio, cambiando musicisti su ogni album pubblicato.

Fondati nel ’69 da Vincent Crane e da Carl Palmer ( fuoriuscito quasi subito per unirsi con Keith e Greg per formare gli ELP) e provenienti entrambi dai Crazy World di Arthur Brown, gli Atomic Rooster hanno subito varie influenze musicali, dal prog rock dark occulto e mistico dei Sabbath, all’ hard rock dei Deep Purple e degli Uriah Heep, sfiorando il sound degli ELP, tanto che potremo definire la loro musica una congiunzione, un ponte tra tutto ciò.

E indubbiamente gli Atomic Rooster, nella formazione in cui si sono presentati sul palco del Giardino 2.0, sono stati capaci di riproporre magistralmente tutto il loro leggendario repertorio passato, con gran classe e un pizzico di rivisitazione ed interpretazione personale, che non fa mai male.
Lo stile tipicamente anni '70 del bravissimo e carismatico tastierista/vocalist Adrian Gautrey, posizionato a centro palco, non lascia certo indifferenti e cattura l’attenzione del pubblico, grazie a uno stile da figlio dei fiori dai lunghissimi capelli ricci e biondi e dagli occhiali tondi con lenti arancioni da fare invidia a John Lennon. Ma non è (fortunatamente) solo immagine la sua, ma semmai al contrario, c’è tanta sostanza, essendo dotato di un ugola spettacolare e di un estensione vocale notevole che non conosce cedimenti, nonostante le quasi due ore filate di show: senza nulla togliere alla professionalità del vocalist titolare Pete French, non ne abbiamo particolarmente sentito un granché la sua mancanza, anche sotto il profilo della grinta messa in campo grazie anche ad un età certamente più favorevole rispetto al collega.

Steve Bolton, con la tipica pettinatura a “cresta da gallo” (mascotte peraltro degli Atomic Rooster), oramai completamente imbiancata a testimonianza di un età non certo da sbarbatello, riesce a mettere in mostra il talento di chi mastica musica da una vita, con un'apparente facilità nel suonare con disinvoltura la sua chitarra, con tocchi precisi e sicuri, tra una birra in bottiglia e l’altra, intervallati da tanti sorrisi, ringraziamenti all’Italia ed a Verona per l’accoglienza ricevuta, con lo stile inconfondibile di un vero “english gentleman”.
La sezione ritmica composta da Anthony Millidge al basso e da Paul Everett alla batteria, risulta essere formata da molto di più che due semplici complementari, direi invece un vero valore aggiunto nell’economia complessiva degli Atomic Rooster, incisivi e precisi come un orologio svizzero.

La scaletta giustamente proposta si concentrerà molto e quasi esclusivamente sui classici del periodo d’oro della band, a cavallo tra il ’70 e il ’73, quello cioè dei primi cinque album per intenderci, che si sviluppa dall’omonimo “Atomic Rooster” (clamorosamente e completamente snobbato in questa occasione) fino a “Made In England”. Si parte a bomba con “Sleeping For The Years”, dal mitico e più famoso secondo album della band ”Death Walk Behind You”, da cui oltre il brano sopracitato in apertura e quello omonimo che da' il titolo al disco, verranno eseguite “I Cant’ Take No More” , “Vug” e il capolavoro “Tomorrow Night”, posizionata in chiusura.

Tanto spazio dato pure al terzo e fortunato “In Hearing Of Atomic Rooster”, quello dell’entrata in formazione dei veterani French e Bolton per intenderci; perle come “Break The Ice”, “Decision/Indecision”, la stupenda “Black Snake”, la strumentale “A Spoonful Of Bromide..” o la meravigliosa “Head In The Sky“ non lasciano certo indifferenti e catturano l’attenzione dei presenti.
Una giusta collocazione in scaletta la trovano anche un paio di brani di “Made In England”, rappresentato da “People You Can’t Trust” e “Space Cowboy“, mentre da “Nice ‘N’Greasy” la sola “Save Me” troverà posto.

La sensazione palpabile che traspare da questo show e che si avverte visibilmente strada facendo è che i quattro musicisti inglesi sul palco siano in forma smagliante e che si stiano divertendo molto, contraccambiati da una calorosa risposta ed acclamazione del pubblico, che ricopre giustamente gli Atomic Rooster con tanti lunghissimi e meritati applausi. E questo affetto viene contraccambiato prontamente con un bis speciale: “Breakthrough”, ennesima perla da “Death Walks Behind You“, mette il punto esclamativo ad un live pazzesco, d’altri tempi e sopra ogni mia più rosea aspettativa!

Chi abitava a Verona o zone limitrofe e volontariamente ha disertato quest’appuntamento, perdendosi un gruppo storico e leggendario, ha di che rammaricarsi e da rosicare, invece per tutti gli altri intervenuti in gran massa, affollando il locale e decretandone un meritano sold-out, resta la consapevolezza di aver assistito a qualcosa di straordinario sotto ogni punto di vista e difficilmente ripetibile. La simpatia, la disponibilità e la cortesia degli artisti a fine concerto nel dispensare a tutti autografi e foto di rito sono stati un ulteriore valore aggiunto a questo evento memorabile!

Per il sottoscritto, sicuramente uno dei migliori live visti in questo 2023!
Report a cura di Alessandro Masetto

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?