Se penso alla passione riversata da oltre settantamila anime (me compreso) in un ordinario mercoledì pomeriggio di fine maggio per prendere parte all'unica data italiana del '
M72 Tour' dei
Metallica qualcosa non mi torna.
Più di una cosa non mi torna.
Tirare giù righe d'inchiostro per commentare la serata dal punto di vista prettamente musicale un'operazione che rischia di diventare 'acida', e che inevitabilmente va di pari passo con quanto viene offerto in un contesto del genere; a tutti, spettatori paganti o artisti che siano.
Di trovarci ancora una volta a puntare il dito su tutte le ombre che l'organizzazione ha messo in luce non fa quasi nemmeno notizia, lo sapevamo in grande anticipo.
La notizia, invece, dovrebbe riguardare un quesito, una domanda.
Perché ci si è trovati ad assistere ad una performance musicale che non è stata all'altezza del nome della band?Una serata storta ci può sempre stare, come un'esibizione sotto le righe, ma due ore scarse di live (in una data unica nazionale) approcciate musicalmente ed emozionalmente con un certo distacco dovrebbero farci fare delle domande.
E non è un alibi per salvaguardare la professionalità di chi si esibisce sul palco, perché se da un lato va riconosciuta la vena sentimentale e umana dell'artista dall'altra, appunto, ci dovrebbe sempre essere il massimo rispetto verso chi garantisce la realizzazione di certi eventi.
Ma sempre al punto di partenza si torna, e tutto assume sfumature dello stesso colore.
Chi giunge a suonare nel nostro paese si trova di fronte una realtà pressapochista, poco incline a creare un circuito serio e continuo nel tempo, con un occhio miope verso la passione ma vivo e vegeto nei riguardi del business.
Che è lecito, ci mancherebbe, al Wacken non ti regalano nulla, ma è la conseguente offerta che cambia radicalmente i canoni di cosa sia fare le cose con passione.
Dalla locazione ai servizi essenziali, dalla diffusione audio fino alla resa accattivante e contestuale all'ambiente che viene frequentato.
Non dovrebbe essere il luogo comune ad avere la meglio, ma è oggettivo che fuori dai patri confini l'erba è decisamente più verde, e di questo si nutrono sia i presenti che gli artisti, in uno scambio tra palco e catino che crea la magia di un concerto indimenticabile.
Possibile allora che tra il concerto di Monaco di Baviera e quello di Milano sia stata così abissale la differenza, sotto tutti i punti di vista?
Possibile che con molta probabilità la prossima data in programma a Vienna, a Helsinki, a Oslo o a Clisson sarà più incline a quella dell'Olympiastadion che a quella dell'Ippodromo meneghino?
E allora se penso alla passione riversata da oltre settantamila anime (me compreso) in un ordinario mercoledì pomeriggio di fine maggio per prendere parte all'unica data italiana del 'M72 Tour' dei Metallica qualcosa non mi torna.
A cura di Joe Zagari
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