(24 marzo 2024) Angra + Dragonhammer + Great Master @ Milano

Info

Provincia:MI
Costo:38,00 euro
DOMENICA 24 MARZO 2024.

Mi dirigo in quel di Paderno Dugnano (MI), precisamente allo “Slaughter Club”, location solitamente avvezza a sonorità estreme, per il concerto di una delle tante bands power che, a metà anni ‘90, ha cambiato per sempre il mio modo di concepire il metal (che fino ad allora, per me, era solamente Metallica, Iron Maiden, Black Sabbath e pochi altri “eletti”); sto parlando dei brasiliani Angra!

Sull’autostrada A4 rimango, come di consueto, intrappolato nelle tradizionali code di proporzioni bibliche, dovute al rientro dal weekend degli abitanti della “Milano Bene”.

Meglio sorvolare sulle bestemmie da me pronunciate durante i 48 km che mi separano dalla mia destinazione finale; in fondo, è pur sempre la domenica della Palme e non voglio peggiorare ulteriormente la mia situazione (peraltro già ampiamente compromessa) con l’Altissimo!
Giungo finalmente alla meta, quando i veneti Great Master, il secondo dei 3 gruppi spalla previsti, si stanno già esibendo e capisco di essermi perso i Black Motel Six che, tra l’altro, non conoscevo e mi sarebbe piaciuto ascoltare! Le mie imprecazioni chiaramente, non possono far altro che aumentare inevitabilmente e mi trovo costretto a rinunciare definitivamente ad ogni mio buon proposito di redenzione.

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Black Motel Six

GREAT MASTER


Forti del loro ultimo successo, intitolato Montecristo, di cui vengono proposti ben 5 brani sugli 8 previsti in scaletta, i Great Master sfoderano una prestazione impeccabile, in cui spicca le prova del dotatissimo vocalist Stefano Sbrignadello che, per l’occasione, sfoggia un costume degno del conte, protagonista del romanzo di Dumas, e quella, estremamente incisiva, del “mastermind” Jahn Carlini.

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Great Master

La band fa valere soprattutto la sua componente melodica che si sposa perfettamente con una sezione ritmica sparata a mille. Bravi davvero!
Giorni prima del concerto, avevo rispolverato dischi come Serenissima, Lion & Queen e Skull and Bones-Tales From Over The Seas, giungendo alla conclusione che i mestrini non hanno mai sbagliato veramente un disco (eccezion fatta forse per quello d’esordio, un pò troppo acerbo), rientrando di diritto nel calderone delle tante (troppe) band italiane che, negli anni, sono state colpevolmente sottovalutate. Sensazione pienamente confermata da questo live.

GREAT MASTER SETLIST:
1. Back Home
2. The Left Hand Joker
3. War
4. Montecristo
5. Your Fall Will Come
6. Traveller Of Time
7. Man From The East
8. Another Story


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Great Master

DRAGONHAMMER


E' la volta dei romani DragonHammer e il messaggio che sembrano, da subito, trasmettere è il seguente: “Mo’... ve facciamo LA POWERATA!!!”...e chi siamo noi poveri astanti per contraddirli?
La band, guidata come sempre dal bravo bassista Gaetano Amodio, calca gli italici palchi da ormai 25 anni e, nel corso del tempo, ha acquisito sempre maggiore consapevolezza, raggiungendo una maturità artistica che, in occasione dell’ultimo disco Second Life (di cui tuttavia verranno proposti solamente 2 brani), ha toccato probabilmente il suo picco massimo, grazie anche ad una line-up particolarmente affiatata.

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Dragonhammer

Se la carta vincente dei Great Master è la musicalità, i DragonHammer puntano sulla loro incisività sonora, favorita dall’efficacia del lavoro di chitarre e tastiere (ottima la prova di Giulio Cattivera) e dalla prestazione del nuovo frontman Mattia Fagiolo che, a dispetto dell’inesperienza, dimostra di avere carattere da vendere, tenendo il palco come se fosse un veterano, oltre a possedere un timbro di tutto rispetto!
Peccato solo che, tanto i DragonHammer, quanto i Great Master, vengano penalizzati da un’acustica non proprio ottimale, in cui la sezione ritmica rimbomba eccessivamente, sommergendo tutto il resto; problemi tecnici che verranno MISTERIOSAMENTE risolti quando arriva il “piatto forte” della serata.

DRAGONHAMMER SETLIST:
1. Kingdom Of The Ghost
2. Sickness Divine
3. Legend
4. Blood In The Sky
5. The End Of The World
6. Children Of The Sun
7. Silver Feathers
8. Dragon Hammer


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Dragonhammer

ANGRA


Sono passate da poco le 23:00 quando, nella sala principale dello Slaughter Club, iniziano e riecheggiare le melodie sinfoniche di Crossing, durante le quali, fanno il loro ingresso Bruno Valverde, che si piazza subito dietro le pelli, Felipe Andreoli, in compagnia del suo inseparabile basso e i due chitarristi: il massiccio Marcelo Barbosa e l’ultimo baluardo della formazione originale degli Angra, ovvero Rafael Bittencourt. Fabio Lione invece, come prevedibile, si presenta in concomitanza dell’inizio di Nothing To Say, seguita immediatamente da Angels Cry, brani estratti dai due capolavori della band, ovvero Holy Land e, per l’appunto, Angels Cry.

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Angra

La doppietta iniziale, si rivela una scelta oculata e, anche un pò, “paraculata” (perdonate il francesismo); in ogni caso, sancisce una partenza esplosiva, incendiando definitivamente un pubblico che, a dire il vero, era già stato riscaldato a dovere dalla bravura dei gruppi spalla!
Si passa poi al primo estratto del nuovissimo Cycles Of Pain, ovvero Tide Of Changes, suddiviso in due capitoli ed è con grande piacere che noto, tra i presenti, un sorprendente entusiasmo nei confronti dei nuovi brani, confermato dal favore con cui vengono accolti anche Vida Seca e Dead Man On Display...evidentemente non sono l’unico ad aver apprezzato l’ultimo disco; stai a vedere che magari stavolta, nella mia recensione, ci ho preso!

In mezzo alle nuove canzoni tuttavia, brilla una STELLA che, nel corso del tempo, non ha mai smesso di splendere, ovvero quella dell’indimenticabile André Matos, alla cui memoria viene dedicata la commevente Lisbon, brano da lui stesso scritto e unico estratto di Fireworks (album troppo sottovalutato, ma non da noi di Metal.it!). E’ stato particolarmente toccante vedere, durante l’esecuzione del pezzo, Rafael Bittencourt alzare lo sguardo verso l'alto e puntare il dito verso il cielo, ricordando l’amico prematuramente scomparso.

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Angra

Una rapida incursione nella cosiddetta “era Falaschi” attraverso le osannate Rebirth e Morning Star che, dal vivo, fanno sempre la loro PORCA figura, intervallate dalle recenti Ride Into The Storm e Cycles Of Pain, per poi nuovamente rispolverare i fasti dei primi anni del secondo millennio, con la ballad Bleeding Heart, per la quale viene richiesta al pubblico una triste coreografia servendosi delle torce degli smartphone (vabbè, sorvoliamo....) e con l’ever-green Waiting Silence, che mi riporta con la mente ai fasti di Temple Of Shadows e malinconicamente mi ritrovo a pensare che sono trascorsi ormai già 20 anni da quel bellissimo disco, anche se a me sembra ieri (sigh...)

Chiusura affidata, manco a dirlo, a Carry On (preannunciata naturalmente dall’immancabile intro Unfinished Allegro) che però, sul finale, si trasforma in una versione decisamente aggressiva e convincente (con tanto di pogo da parte delle prime file) di Nova Era.

Si vabbè, ma alla fine come hanno suonato?

Inutile nasconderlo, non sono più gli Angra di Kiko e Falaschi (che ho avuto la fortuna di vedere più volte), nè tantomeno quelli GLORIOSI di Matos (che purtroppo non ho mai visto e mi porterò sempre dietro questo rimpianto). Oggi siamo al cospetto di una band completamente diversa.
Marcelo Barbosa è un chitarrista capace, ma Kiko Loureiro era di un altro pianeta, sia a livello esecutivo, che di songwriting. Fabio Lione è un grande cantante tuttavia, per quanto si sforzi, non raggiungerà mai le vette o l’espressività di André.

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Angra

Eppure, nonostante questi “nei”, l’attuale versione degli Angra ha ancora qualcosa di magico e riesce nuovamente a regalare emozioni, sia da studio, che in sede live, grazie ad una ritrovata passione e ad una musicalità che ricorda vagamente tutte le incarnazioni precedenti della band. Merito indubbiamente di Rafael Bittencourt che, nonostante le numerose difficoltà incontrate negli anni, non ha mai rinunciato al suo progetto, ma anzi, con tenacia e una perseveranza fuori dal comune, è riuscito nuovamente a riaccendere la SACRA FIAMMA della DEA DEL FUOCO, seppure con interpreti diversi.
Onore a te Rafa!

Da vecchi fans della band, non possiamo far altro che ringraziarti per essere capace, dopo più di 30 anni, di riportarci nuovamente in “Terra Santa”, dove si possono sentire ancora gli “Angeli Piangere”, nonostante quegli inevitabili “Cicli di Dolore” che la vita, prima o poi, riserva a tutti noi.

ANGRA SETLIST:

1. Crossing
2. Nothing To Say
3. Angels Cry
4. Tide Of Changes Part I
5. Tide Of Changes Part II
6. Lisbon
7. Vida Seca
8. Dead Man On Display
9. Rebirth
10. Morning Star
11. Cyclus Doloris
12. Ride Into The Storm
13. Cycles Of Pain
14. Bleeding Heart
15. Waiting Silence

ENCORE:
16. Unfinished Allegro
17. Carry On
18. Nova Era



Un ringraziamento a Rock On Agency per la preziosa collaborazione
Foto di Riccardo Arena scattate durante l'esibizione al Traffic di Roma


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Angra
Report a cura di Ettore Familiari

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