Un flusso di emozioni così intenso da lasciare quasi storditi.
Basterebbero queste poche parole per descrivere il concerto degli
Alcest a Milano lo scorso 16 novembre. Un live intimo ed intimistico, sebbene l'Alcatraz fosse gremito di persone.
Il palco, meraviglioso, è una scenografia di rara eleganza. Luci soffuse illuminano un disco solare contro il quale si stagliano due eleganti uccelli trampolieri. Qua e là fusti d'erba e fiori di piume ad evocare scenari bucolici e, forse, a riconnettere la dimensione spirituale con quella terrena.
Gli
Alcest in effetti non hanno regalato solo una splendida performance musicale, ma un viaggio nelle profondità dell'intimo attraverso i quattro elementi naturali: aria, acqua, terra e fuoco.
Neige è Aria. Per il vocalist la dimensione spirituale ha sempre pervaso il suo essere e il suo esistere, cercando rifugio in un mondo interiore non sempre visibile e comprensibile agli altri. Il suo cantato delicato, etereo e sognante, trasmette attraverso il suo proprio linguaggio un mondo e una profondità di cui questa sera siamo stati tutti partecipi.
Pierre "Zero" Corson è Acqua, con la sua chitarra e le backing vocals prende perfettamente la forma degli
Alcest, plasmando note e voci che non fanno solo da spalla a
Neige, ma ne diventano naturale proseguimento.
Indria Saray è Fuoco. Sul palco il bassista è colui che si muove di più, lo si percepisce sprigionare una energia difficile da domare, creando un corposo tappeto sonoro che dà consistenza a tutti i brani.
Jean "Winterhalter" Deflandre è Terra, le ritmiche coinvolgenti ed a tratti ipnotiche del batterista, l'unico altro membro ufficiale degli
Alcest, mette profonde radici e costruisce solido terreno da cui si dipanano e crescono le eteree melodie della band.
Quattro elementi che si fondono perfettamente in una alchimia unica. Gli
Alcest fanno il loro ingresso sul palco alle 20:45, in una atmosfera onirica e sognante. "
Komorebi", "
L'Envol" e "
Améthyste", i primi tre brani dell'ultimo album
Les Chants de l’Aurore, si susseguono uno dopo l'altro, esattamente nello stesso ordine.
Un breve salto indietro nel tempo ci riporta ai tempi di
Spiritual Instinct con la splendida "
Protection". Con le sue malinconiche e disperate melodie incanta il pubblico che, con la successiva "
Sapphire", capitola e viene travolto dalla sua struggente bellezza, qualcosa di "emotivamente provante", per usare le parole del nostro
Alessandro Zaina, anche lui presente alla serata.
Si scivola lentamente ancora più indietro nel tempo, ritrovando le sonorità più vicine al black metal delle origini con "
Ecaille de Lune Pt. II" in cui la voce di Neige riesce ad essere delicata anche nelle parti di growling, aiutato da un riverberato a tratti quasi eccessivo. Si ritorna al 2024 con "
Flamme Jumelle", tratta dall'ultimo album, il brano ha un’ottima resa live, con quella chitarra tagliente che fende l’anima.
La successiva "
Le miroir" offre grande prova di
Winterhalter, mentre melodie, voci e arpeggi pervadono l'Alcatraz di suoni impalpabili ed evanescenti, il batterista impone un ritmo terreno, concreto e materiale.
La scaletta spazia da
Souvenirs d'un autre monde a
Kodama senza mai interrompere il flusso di emozioni e la linea stilistica che li caratterizza, tra reminescenze black metal ed atmosfere permeate di sonorità shoegaze.
Poi...drammaticamente presto, ecco le note di "
L'Adieu" che, così come chiude l'album chiude anche il concerto. I membri della band lasciano il palco, uno ad uno, mentre ancora risuonano reiterate le note finali del brano. Rimane solo
Neige con la sua chitarra, e il pubblico canta quella melodia ancora e ancora, per prolungare quel momento di intima connessione tra di noi in un istante infinito.
Le ultime note si spengono, si riaccendono le luci, ma pervade un senso di grande commozione, profonda gratitudine e la coscienza di aver vissuto una esperienza unica, non solo un concerto, sarebbe riduttivo, ma un viaggio intimo nel mondo di cui gli Alcest ci hanno fatto partecipi.
PS – Spiace non aver potuto raccontare l'esibizione degli Svalbard e dei Doodseskader che hanno aperto la serata ma, pur avendo preso i biglietti del concerto con mesi di anticipo, non avevo messo in conto che il concerto sarebbe iniziato alle 18 (per lasciar spazio ad una serata anni '90).