(16 giugno 2024) Quireboys + Love Machine @ Milano

Info

Provincia:MI
Costo:25,00 euro
In un'afosa domenica di metà giugno, a cavallo tra fine primavera e l’inizio dell’ estate, allo Slaughter Club di Paderno Dugnano, periferia nord di Milano, va di scena un immancabile ed esclusivo appuntamento con la storia del rock, perlomeno per tutti coloro che come il sottoscritto, sono oramai dei rockers consumati e attempati ma non per questo domi o appagati!

Nello specifico, parliamo dei grandissimi Quireboys, storico ed iconico gruppo inglese, che tra fine anni ottanta e inizi anni novanta raggiunsero l’apice del loro successo, vendendo milioni di dischi e diventando uno dei gruppi di maggior rilievo per gli amanti del genere sleazy/glam “sporco”, marcio di alcol, di whiskey e distillati vari, ma con molta attitudine bluesy all’interno del loro sound. Purtroppo con il passare del tempo questo genere andò in disuso e “fuori moda”, e band come i Quireboys vennero giocoforza tagliate fuori dal business commerciale ed uscirono dal giro che conta, venendo scaricati come molte altre band dell’ epoca dalle grandi label internazionali.

Tuttavia, e fortunatamente, anche uno “zoccolo duro” di fans e di pubblico non si piegò mai a queste logiche di mercato, restato fedelmente ancorato alle vecchie sonorità, cosa che permise loro di sopravvivere lo stesso e a noi a distanza di oltre trent’anni di poterli ancora vedere dal vivo e godere con la la loro musica, fatta di passione vera, coerenza e sudore! Grazie di cuore quindi all’ amico Giuliano Zippo dell’ agenzia Irukandij per averci fatto questo regalo, e per avermi gentilmente ospitato in veste di cronista per questo evento unico ed esclusivo (unica data italiana!).

L’inizio della giornata non è stato dei migliori e dei più promettenti però, dove il lungo viaggio dal Veneto per raggiungere lo Slaughter si è trasformato in un vero e proprio calvario: traffico pazzesco, rallentamenti, ed infine un grave incidente all’uscita del casello in direzione Paderno Dugnano, subito fuori dalla galleria, che ci ha bloccato per più di un ora, fermi ed immobili come sassi…tale imprevisto, ha portato un ritardo tale, che non mi ha permesso di assistere alle esibizioni delle due band in apertura, ovvero i Tellsigar ed i 17 Crash (che fortunatamente in passato ho visto più volte). Un vero peccato essermeli persi, ma sono imprevisti che vanno oltre ogni responsabilità o volontà personale…sarà per la prossima ragazzi! Unica consolazione di questo viaggio estenuante e travagliato, è che sono stato ripagato da un live dei Quireboys straordinario!

Prima di loro però ad esibirsi ci sono i co- headliner della serata, tali Love Machine, gruppo heavy metal di Milano piuttosto datato, fondato addirittura nel lontano 1987, di cui non avevo mai sentito nulla prima di stasera, ma neppure mai nominare. L’occasione quindi si è presentata ghiotta e puntuale…devo dire che mi hanno colpito positivamente!
Propongono un metal molto canonico ed essenziale, melodico e piacevole, e pur senza inventare nulla di straordinario riescono catturare l’attenzione ed essere credibili e convincenti. La band fondata dal chitarrista Frank T-Raider ed dal batterista Andrew Dal Zio si completa ufficialmente con il vocalist Rob Della Frera, il bassista Yako Martini ed il secondo chitarrista Luca Pivetti, ma stasera sono stati affiancati sul palco anche da un tastierista, il quale ha conferito ai brani un taglio più incisivo ed energico.

Notevole la prestazione di Della Frera, che si dimostra un singer solido e quadrato, un cosiddetto vocalist di “vecchio stampo”. Con quattro album all’ attivo (più un Iive) e uno in uscita a breve, ripercorrono tutta la loro carriera, dove il picco viene raggiunto con il secondo album “Hungry For Love” del 1992. Davvero un bel colpo per l’agenzia Irukandij avere nel suo roster un gruppo di questo calibro, che ricordiamolo, hanno condiviso il palco in passato con mostri sacri del calibro dei Saxon! I tanti applausi finali testimoniano la bontà del loro show e l’alto tasso di gradimento del pubblico presente… Ora è giunto il tempo di prendersi una piccola pausa, con una buona e dissetante birra da mezzo ed un ottimo hamburger, in attesa del piatto forte della serata!

Risaliva al lontano oramai 2016 il mio ultimo concerto dei Quireboys, anzi dei The Quireboys…Si perché, dal 2022, la band si è divisa in due tronconi ben distinti, uno capitanato dal chitarrista e attualmente anche vocalist Guy Griffin, che ha mantenuto il monicker con il “The”, e un altro completamente indipendente a denominazione Quireboys o Spike-Quireboys, dove oltre allo storico frontman fa parte di questo progetto anche il primo bassista Nigel Mogg (nipote del famoso Phil Mogg vocalist degli UFO). Senza entrare nel merito di beghe interne di famiglia che non mi competono, mi limito semplicemente ad affermare senza ombra di dubbio che certamente tra le due scissioni, e con tutto il rispetto per Griffin, quella che conta davvero è che ha oggi un peso specifico è certamente quest’ultima, ovvero i Quireboys di Spike, carismatico leader unico ed insostituibile!

Fatta questa doverosa premessa, l’attesa era davvero molta per rivedere uno dei miei idoli adolescenziali in azione, dopo così tanti anni, ripagata ampiamente da un live stratosferico e monumentale! In realtà, c’era stata una piccola parentesi lo scorso anno in occasione del concerto di spalla ai The Dead Daisies al Live Club di Trezzo, dove Spike in una serata davvero sfortunata (incidente del tour bus), fece una veloce setlist molto risicata (giusto 4-5 pezzi) in acustico e in piena solitudine…fu comunque convincente lo stesso ma rivederlo stasera in elettrico e con tutta la band al completo è tutt’altra cosa! Di negativo, se così si può dire, stasera c’è stata l’affluenza di pubblico, molto al di sotto delle mie aspettative…vero che era una domenica sera (con quindi un lunedì lavorativo alle porte), che era una giornata molto calda che invitava più a gite fuori porta che ad assistere ad un concerto al chiuso, che c’erano molti eventi in città in concomitanza, ecc, ecc…però non raggiungere neppure le 150 persone con data unica italiana e con un ingresso a sole 25€ per un concerto di questo calibro e livello, la trovo una cosa molto avvilente…se poi aggiungiamo che molti erano provenienti da fuori città o addirittura da fuori regione come il sottoscritto, la delusione cresce…un vero peccato!

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Ma noi c’eravamo, e alla fine è quello che conta, ed abbiamo assistito ad un live coi controcazzi sotto tutti i punti di vista! In perfetto orario svizzero i Quireboys si presentano sul palco dello Slaughter e l’attenzione ovviamente e l’occhio cade subito su Spike, che seppur leggermente barcollante e visibilmente alticcio, da' l’idea di essere in palla e con una gran voglia di fare del fottuto Rock’ N’ F**”n Roll tonight!
Munito con l’immancabile birra in mano, camicia bianca e gilet viola, il tipico foulard coloratissimo da gitano legato in testa e matita nera pronunciata sotto gli occhi, apre le danze! Oltre al già citato primo bassista storico Nigel Mogg, di questa formazione spicca senza alcun dubbio un altro veterano, ovvero il talentuoso chitarrista Luke Morley, in prestito dai connazionali inglesi Thunder, oggi forzatamente fermi ai box e in attesa di tornare presto in pista.

Le premesse ci sono tutte quindi per assistere a un grande live e le attese non saranno tradite: si parte con “Jeeze Louise”, ovvero l’ultimo singolo inciso da Spike nel 2023, che risulta essere un ottimo scaldamotori, in vista della tripletta da urlo, già pronta ai blocchi di partenza; “Misled”, “Sweet Mary Anne”, “Whippin Boy”, tutte estratte dal primo grande capolavoro del 1990 “A Bit Of What You Fancy”, intervallate da una splendida “Raining Whiskey” scritta con l’amico bluesman Frankie Miller!

Spike è felice, sorride, balla, si dimena, interagisce con il pubblico, si diverte e noi con lui, diventando di fatto il coro aggiunto su tutti i pezzi che i Quireboys ci propongono in scaletta, dimostrandogli così di conoscerli anche tutti perfettamente a memoria, con loro grande stupore ed approvazione! La sua voce profonda, calda, sensuale, roca e piena di pathos non ha perso un briciolo di intensità con gli anni, ma anzi risultando ancora più matura, corposa ed intensa se mai possibile; il tempo sembra infatti essersi fermato magicamente per lui, sempre uguale anche fisicamente, e con lo stesso identico carisma di allora .

Innegabilmente i Quireboys, come tutti i gruppi di quell’epoca, hanno costruito il loro grande successo attraverso i primi due album e Spike da vecchio volpone di rocker consumato lo sa molto bene questo, offrendo perciò fans quello che vogliono sentire, ovvero una scaletta infarcita di grandi classici! Ecco allora che “Tramps & Thieves”, e un intensa “King Of New York“ da brividi, eseguita in modo magistrale, estratto dal secondo album “Bitter Sweet & Twisted” del 1993, manda in delirio il pubblico, abbracciato in un virtuale tet-a-tete con i Quireboys, che ci ha fatto scendere con il ritornello qualche lacrima sul viso realmente per l’intensa emozione.

Ma ora non è più tempo per i sentimenti…”Hey You”, “Ode To You”, “Roses & Rings” ,“There She Gods” e “7’ O Clock“, portano d’incanto le lancette indietro del tempo in una perdizione spazio-temporale dalla quale non vorremmo più svegliarci tant’è la nostalgia che ci assale nel corpo, nello spirito e nel profondo dell’ anima! E poi vedere Spike suonare l’armonica a bocca poi …lasciatemelo dire …è uno spettacolo nello spettacolo!

Finita qua? Neanche per sogno …il pubblico li acclama, i Quireboys rispondono: non potevano congedarsi senza farci un grande classico come “I Don’t love You Anymore“.. e quindi eccoci serviti ed accontentati, preceduta da una struggente “Mayfair”, B-side proprio di questo successo planetario, uscito all’epoca anche come singolo. Purtroppo adesso è finita davvero, ma possiamo davvero andare a casa più che soddisfatti e con una certezza assoluta: i rocker come Spike sono immortali, unici e per sempre! Di questi fuoriclasse ne nasce uno ogni cinquant’anni (forse), e oggigiorno sono una razza in via di estinzione…ringrazio mamma di essere nato negli anni ‘70 e di essermi formato e cresciuto con la musica vera, quella con la M maiuscola, dove tra questa trovano ovviamente posto i Quireboys!

Concerto memorabile, perfetto ed impeccabile sotto ogni punto di vista, che con molta probabilità sarà inserito nella mia classifica personale di fine anno tra i migliori in assoluto di questo 2024! Long Live SPIKE, Rock N Roll!

Infine, a coronamento di una serata perfetta, due parole le merita anche lo Slaughter Club: volumi perfetti, bilanciamento dei suoni impeccabile, gradevole e confortevole areazione all’ interno del locale. Ottima cucina, birra ottima , prezzi corretti, personale cortese e molto disponibile.

Alla prossima!
Report a cura di Alessandro Masetto

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