La delusione patita lo scorso anno dal sottoscritto (ma credo condivisibile anche da molti fans italiani accorsi per loro), in occasione del concerto dei
Lucifer a supporto di
Ghost e
DeathSS all’ Ippodromo di Milano, a causa di una discutibile organizzazione dell’evento che ha permesso l’ingresso in tempo per la loro esibizione (brevissima tra l’altro) a pochissimi fortunati, era davvero tanta e bruciava ancora fortemente dentro!
Quale occasione migliore quindi per rifarsi da quella cocente delusione, questa che si ripresentava al Legend di Milano a distanza di un anno abbondante dal fattaccio, in data unica italiana, e oltremodo con i Lucifer elle vesti di headliner?
Tra l’altro questo tour speciale, denominato non casualmente
Satanic Panic tour, prevedeva la partecipazione di due giovani band emergenti, i
Tanith in apertura di serata ed i tedeschi
The Night Eternal nel ruolo di co-headliner: seppur caratterizzate tutte da un sound piuttosto diverso tra di loro, ciò che accomuna le tre band sono le tematiche occulte e ritualistiche, ed ecco perciò che tale denominazione non appare per nulla casuale…
Sicuramente, nello specifico, stiamo parlando di un filone del metal molto di nicchia e particolare, di matrice piuttosto datata come fonte di ispirazione generale, nonché di band che molti non conoscono nemmeno.. passi anche il fatto che era un martedì lavorativo e tipicamente autunnale, uggioso ed infrasettimanale, però onestamente, in data unica italiana mi sarei atteso un sold out senza appelli, e non di vedere un locale che è un piccolo salotto nel cuore di Milano, gestito da personale gentilissimo ed accogliente come il Legend con tanti vuoti in sala per questo evento esclusivo… se valutiamo il fatto che molti dei presenti venivano da fuori città o addirittura da fuori regione, la dice lunga questo.
Un vero peccato per gli assenti comunque, perché noi abbiamo goduto di un evento straordinario, sia per qualità che per intensità, che non faticherò ad inserire tra i miei concerti preferiti di questa annata che sta volgendo al termine.
Giusto il tempo per rifocillarci dopo il lungo viaggio con un gustoso panino ed una buona birra fresca che il bar coperto apposito a fianco del locale offre, che la prima band in programma è già in azione sul palco…
I
Tanith, in perfetto orario svizzero come da programma, stanno già deliziandoci con le note della loro splendida musica. Confesso che ero molto curioso di sentire questa formazione in sede live, un po’ perché sono da sempre un fan dei
Satan (e della scena NWOBHM), e per l’appunto uno dei due fondatori dei Tanith è il chitarrista
Russ Tippins che si cimenta in questo progetto anche con grande successo nel ruolo di vocalist; l’altro motivo è perché me ne avevano parlato molto bene alcuni amici che avevano avuto modo di vederli in azione in alcuni festival all’estero, perciò non vedevo l’ora di verificare con le mie orecchie quanti affermato.
Devo dire che mi hanno convinto appieno e dannatamente conquistato, con quest’aria minimalista, essenziale oserei dire di presentarsi, senza tante chiacchiere e giochi di prestigio, ma solo con tanta attitudine, tecnica ed abnegazione del mestiere!
I pezzi su disco mi era piaciuti già parecchio, ma dal vivo rendono il doppio. Con un sound prog/ proto hard rock, vagamente folkeggiante, che trae ossigeno sia dagli anni ‘70 che dai ’60, questi quattro cantastorie sono cresciuti a pane e
Thin Lizzy/Uriah Heep. Oltre al citato Tippins, certamente l’altro elemento di spicco dei Tanith è rappresentato dalla talentuosa bassista/cantante
Cindy Maynard, dotata di una voce molto dolce e melodica, che si amalgama perfettamente con quella del collega. Molto valido anche l’apporto del batterista
Keith Robins e del secondo chitarrista
Andee Blacksugar (in chiave di ospite, o gregario qualsivoglia).
La scaletta si snoda attraverso i due unici (finora), album pubblicati, ovvero “
In Another Time” del 2019, e del più recente “
Voyage”, da cui verrà pescato quasi esclusivamente tra il loro repertorio, con solo un paio di concessioni al disco precedente…scelta che non mi trova molto concorde, perché se da una parte giustamente una band tende a proporre e promuovere giustamente sempre il nuovo materiale, nello specifico caso ritengo che “In Another Time “ sia nettamente superiore, e mi sarei aspettato qualche pezzo in più estratto.
Poco male, perché anche la qualità di “Voyage” resta indiscutibile, tanto che brani straordinari come “
Architects Of Time”, “
Never Look Back” e “
Flame” meritano da sole il prezzo del biglietto….al primo disco restano però l’onore delle armi: “
Olympus By Dawn” in apertura, "
Cassini’s Deadly Plunge" ed il capolavoro “
Citadel (Galantia PT.1)", vengono posizionate in chiusura di un concerto da urlo, dove scrosciano strameritati applausi da parte di un pubblico piacevolmente colpito dai Tanith, che spero di rivedere molto presto in azione! Molto più che una rivelazione, una certezza per il futuro…in una sola parola, grandissimi!
Rapido cambio palco, ed ecco che la seconda band del Satanic Panic tour è già pronta a ruggire. Dei tedeschi
The Night Eternal ne avevo sentito parlare e avevo letto alcune recensioni e letto un intervista, che mi aveva portato curiosamente ad ascoltare qualcosa su Spotify.
Purtroppo, la sensazione che avevo avuto sentendo i loro tre album (di cui un EP omonimo) si è rivelata anche dal vivo, e cioè di una band ripetitiva. Il vocalist
Ricardo Baum, è un figo pazzesco, di chiare origini africane, con un fisico palestrato,e dalle lunghissime trecce simil rasta che ricorda molto
Lenny Kravitz di parecchi anni fa come stile, dotato di una voce molto particolare e con una grande estensione, che però non riesce mai a variare e cambiarne la di tonalità. Probabilmente questa caratteristica di conformità piacerà certamente alla loro fan base, ma personalmente alla lunga il loro concerto mi ha letteralmente annoiato, tanto da faticare a distinguere i brani, tanto parevano simili l’uno dall’altro.
Il loro sound è un mix di metal ottantiano che si fonde con la dark wave inglese, dove si sentono influenze provenienti dalla NWOBHM, dai
Mercyful Fate che incontrano anche il metal moderno di
Sentenced e
Tribulation. Probabilmente questa fusione di di “vecchio/moderno” non mi ha convinto e non rientra nei miei gusti e canoni, ma a prescindere da tutto lungi da me criticarne la performance da un punto di vista tecnico, dell’ impegno e dall’intensità messa in campo dai The Night Eternal, dove spicca tra gli altri il chitarrista solista
Rob Richter, davvero notevole negli assoli. Magari con il tempo mi ricrederò, ma per ora la mia opinione in merito resta questa: nessuna bocciatura quindi, ma non mi sono piaciuti assolutamente.
Inutile negare che al di là del gusto più o meno personale e soggettivo circa le due bands di supporto in apertura, Tanith e The Night Eternal, praticamente quasi tutti stasera eravamo qua presenti al Legend di Milano, per la grande attrazione della serata, i
Lucifer!
Nonostante la sfortunata e sciagurata apparizione italiana nel festival dello scorso anno sopracitato, in realtà ebbi la fortuna di vederli nella loro primissima e fino ad oggi unica data italiana da headliner, nel 2018 alla discoteca Vinile di Rosà (Vicenza), a supporto del secondo album, quando erano praticamente sconosciuti e relegati ancora nel mondo dell’underground. Quindi la curiosità di rivederli a distanza di parecchi anni, maturati, diventati famosi e con altri due album di grande valore e successo commerciale da allora era molta; peraltro, in quell’occasione specifica, alla batteria non c’era neppure
Nicke Andersson dietro le pelli, (causa impegni extra con le altre sue band), ma un sostituto…mentre stasera ci sono entrambi i coniugi Andersson, Nicke e
Johanna, ovvero i fondatori della rock occult band svedese Lucifer!
A scaldare la breve attesa in sala ci pensa il dj del locale, mettendo in sottofondo la meravigliosa “
Black Snake” degli
Atomic Rooster, che perfettamente si addicono per creare la giusta atmosfera anni ‘60/’70, occulta e sinistra come le lame di un rasoio…un mio sogno nel cassetto sarebbe infatti un bel tour europeo in futuro con loro e magari in abbinamento anche coi leggendari
Coven (cosa già successa invece nello scorso tour USA).
Ma ora è giunto il tempo solo di godere …le luci si spengono completamente, e come da copione tipico del genere, dalle tenebre risorgono i demoni …i primi a presentarsi sul palco sono i due chitarristi e il bassista, quindi il mitico batterista Nicke Andersson, che ricordiamolo, è anche uno dei fondatori dei T
he Hellacopters, iconica band sleazy punk’n’roll svedese e, naturalmente, la passerella d’onore spetta alla sua signora, che con la sua consueta eleganza smisurata, il suo fascino e sguardo magnetico, ci catapulta subito a ritroso nel tempo, in quei impagabili anni 70, ai quali i Lucifer sono debitori del tempo, ma del quale in fondo lo siamo un po’ tutti.. la bionda “Witch” vocalist tedesca Johanna rigorosamente di nero vestita, avvolta in una mantella sulle spalle e con il volto coperto da un velo nero rigorosamente a lutto, ci svela ben subito il suo sex appeal ammaliante e cosa ancora più importante ci mostra immediatamente il suo talento vocale, che non conosce limiti, ne' confini: può variare tonalità, andare alta, bassa, senza perdere mai un briciolo di intensità ed espressività.
Come era lecito attendersi, buona parte della setlist proposta sarà incentrata sul recente album “
Lucifer V”, dove però sono state apportate alcune modifiche in corso d’opera ..ad esempio l’esclusione di “
A Coffin Has No Silver Lining” e di “
Dreamer”, (da “
Lucifer II”) mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, sostitute però degnamente da altrettante chicche, pescate oramai da un repertorio piuttosto vasto ed esauriente, composto da ben cinque album; piuttosto mi ha sorpreso la totale esclusione del primo album, che per quanto ancora “acerbo” rispetto al repertorio attuale, contiene alcune buone tracce, che avrebbero meritato di trovare un piccolo spazio in scaletta.
“
Crucifix” (da “
Lucifer IV”) è forse uno dei brani più blasfemi composti dai Lucifer (come la cover del disco stessi del resto), e come inizio direi niente male …si percepisce da subito che i ragazzi stasera sono in gran spolvero, e con una gran voglia di suonare e di divertirsi sul palco, e noi fans altrettanto …seppur non numerosi, ci siamo fatti sentire, incitandoli, cantando insieme a loro, e ricambiando il loro impegno sempre con ovazione e meritatissimi applausi, incessanti dall’ inizio alla fine.
Il longilineo ed altissimo Nicke Andersson, con il suo tipico cappello in pelle con visiera, suona come un perfetto metronomo la bianca batteria, e mai da seduto ma sempre in piedi, cosa peraltro tipica dei batteristi rockabilly, mentre i due chitarristi e il bassista sembrano i figli illegittimi dei
Black Sabbath, vomitati letteralmente fuori tempo ma dannatamente bravi e precisi;
Martin Nordin e
Linus Bjorklund creano un sound ipnotico, avvolgente ed al tempo stesso martellante con le loro chitarre, scambiandosi gli assoli e diventando così responsabili a pieno merito del successo della band. Naturalmente, la leadership, il carisma ed il talento vocale indiscutibile di Johanna restano un punto fermo nell’ economia generale dei Lucifer, che però viene valorizzata al massimo grazie a una super band a suo supporto, e mi pareva lecito anche sottolineare questo aspetto, assolutamente non trascurabile: i Lucifer sono una band, non una band di Johanna!
“
Ghost” e “
Midnight Phantom“ (da “
Lucifer III”) scorrono che è una meraviglia, così come “
Riding Reaper” e “
Wild Hearses”, dove l’asticella inizia ad alzarsi notevolmente, prima di giungere a “
Fallen Angel”, che è già diventata di fatto un classico dei Lucifer, cantata a squarciagola dal pubblico, grazie al suo ritmo frenetico ed incalzante, che invita davvero a scatenarsi! La forza della loro musica, sta nel fatto che ci puoi trovare un po’ di tutto, ma sempre mescolato con gusto e con un filo conduttore unico.. hard rock -prog, proto metal anni 70, doom metal e occult rock, influenzata dai padri Black Sabbath, ma anche dai
Blue Oyster Cult,
Lucifer’s Friend,
Steppenwolf e
Fleetwood Mac!
“
The Dead Don’t Speak” e soprattutto “
The Mortuary” mettono ancora in evidenza (se mai ce ne fosse ancora bisogno di dirlo) le qualità di Johanna, non solo brava come vocalist, ma anche come comunicatrice, attraverso sguardi intensi e penetranti, combinati a movenze aggraziate con il quale si muove e gesticola sul palco… Resto dell’ idea che non serve essere mezze nude sul palco e volgari per attirare attenzione…trovo molto più interessante un'artista vestita e che usa altre doti come lei per conquistare il suo pubblico, di chi cerca scorciatoie facili per arrivare all’ obbiettivo.
Con un'urna in mano contenente delle ceneri, Johanna ci informa che prima del concerto ha fatto visita al cimitero Monumentale della città e si è portata appresso questo cimelio, con stupore generale di tutti, ma con un sorriso blasfemo stampato sulla bocca, ci gustiamo il momento sulle note di “
Slow Dance In A Crypt”, ricevendo poi la “benedizione” delle ceneri contenute nell’urna alla fine del brano direttamente dalle sue mani. Un'intensa ed accattivante “
Bring Me His Head”, sparata in rapida successione, chiude di fatto virtualmente i giochi, con i Lucifer che ci salutano e se vanno …
Ma dopo pochi minuti acclamati a gran voce, ricompaiono sul palco e partono le note di “
Maculate Heart”, preceduta da un intro “
She’s So Heavy“, che fa parte purtroppo però dei titoli di coda di questo live.
Cos’altro aggiungere ancora? Un concerto indimenticabile, clamoroso, perfetto in tutto e per tutto, che però ha avuto un solo torto, cioè quello di essere stato troppo breve; indubbiamente non ci sono state perdite di tempo, inutili e noiosi assoli e quant’altro, ma da una band giovane e in piena carriera come i Lucifer era lecito attendersi qualcosa di più che un ora e un quarto scarse di spettacolo-
“
California Son” scatena l’inferno, dimostrandosi un classico che regge la prova del tempo, esplosiva e diretta come un pugno in un occhio, preludio della conclusiva “
Reaper On Your Heels”, che mette definitivamente la parola fine a un concerto di rara bellezza , che proietta i Lucifer tra le migliori realtà rock attuali del panorama internazionale in circolazione.
Semplicemente DIVINI!
Un sentito grazie sentito a
Hellfire Booking Agency per avermi gentilmente ospitato in questa serata fantastica!