Eccomi qui a fare la cronaca della prima edizione del
Genova Summer Live, con tanti gruppi interessanti tra nuove leve, colonne imprescindibili del metallo tricolore e un’icona come headliner della serata ovvero i britannici
Carcass.
Non tutto è filato per il verso giusto e questo ve lo spiegherò nelle conclusioni, ma andiamo con ordine.
La cornice è suggestiva e fantastica, ovvero il Porto Antico, una zona della città riportata ai fasti e che è un fiore all’occhiello della ex repubblica marinara.
Purtroppo per gli
Sluggore, assisto solo alla parte finale del loro concerto per i problemi che leggerete dopo ma nonostante un’audience scarsina i ravennati ci danno dentro.
Mentre sto cenando assisto al breve show dei
Necroart e non solo davvero male i pavesi, anche se meriterebbero di esibirsi in serata per rendere ancor più suggestiva la loro proposta musicale che è un melodeath dalle atmosfere oscure.
Di tutt’altro spessore gli immarcescibili
Node; la band guidata dal veterano
Gary D’Eramo spara una raffica sonora di metal estremo con una breve setlist incentrata principalmente sul nuovo album da poco uscito per
Nadir Music; devo dire che i brani “
IGod” e “
The wolves of Yalta”, spaccano che è un piacere; il buon
Gary è sempre sugli scudi ed il nuovo frontman “
Dave”
Arri non si ferma un secondo, chiude una devastante “
Life on Display”, con il taglio della conclusiva "Das Kapital" dovuto purtroppo a problemi di tempistica.
Dopo un breve cambio ecco arrivare i casertani
Fulci, qui per gli amanti dell’horror nostrano a base splatter come me è una goduria; la band è multimediale perché correda la performance con video coerenti con la propria idea, tra una “
Tropical sun”, “
Apocalypse Zombie” e "
Eye full of maggots” il divertimento è assicurato, ma soprattutto ormai ha codificato un proprio stile estremo con intermezzi strumentali ispirati al “terrorista dei generi” il grande e compianto
Lucio Fulci, sono gli alfieri del
Fulci metal!
I grandi
Sadist giocano in casa, e propongono una scaletta che tocca quasi tutta la loro lunga carriera; possiamo godere grandi pezzi come “
Perversion lust orgasm” tratto dall’album “
Crust” del 1997, a “
Season in silence”, titletrack dell’omonimo album del 2010.
La band è carica anche grazie al pubblico che non smette di infondere energia acclamandoli; c’è spazio anche per l’album più recente pubblicato l’anno scorso da
Agonia con “
Accabadora”;
Trevor e
Tommy Talamanca non smettono un attimo di interagire tra di loro con un feeling che dura da molti anni, chiude una “
Tribe” da far tremare le fondamenta del porto.
Gli
Infected Rain sono una band alternativa a questo cartellone che annovera formazioni dedite al metal estremo, sinceramente faccio un plauso alla bravissima
Lena Scissorhands che non ha smesso un attimo di sbattersi sul palco, dimenarsi ed incitare la gente anche se non ho apprezzato lo stile del quartetto invero un pochino monotono.
Arrivano le luci della sera ed ecco arrivare da Liverpool gli headliner della serata; i
Carcass finalmente riesco a vedermeli decentemente per la prima volta, la coppia
Steer/Walker è rodatissima con
Daniel Wilding dietro le pelli ed il nuovo arrivato
Nippy che sfoggia una bellissima t-shirt recante la locandina del cult nostrano “
Buio Omega” di
Massaccesi.
Gli inglesi pescano da quasi tutta la loro discografia tra una “
Buried dreams”, a “
Corporal Jigsore quandary” e “
Arbeit macht fleisch” toccando anche il mitico “
Swansong” con “
Keep on rotting in the free world” e i più recenti “
Surgical Steel” e “
Torn Arteries”, si congedano con la sempiterna “
Heartwork” che ci fa battere i cuori e non solo; prestazione eccezionale, con un pubblico caldo e partecipe.
Ora veniamo a due errori, uno da matita rossa e l’altro da matita blu; quello grosso è una pecca organizzativa nel far aspettare a causa di quasi un’ora di ritardo sotto il sole e far entrare poche persone alla volta quando il gruppo di apertura ovvero gli
Sluggore avevano già iniziato; l’altra pecca più leggera ma come ha sottolineato qualcuno è che non potevi uscire dall’area del festival, sarebbe stato più opportuno dotare i partecipanti di un braccialetto o di un timbro che gli consentisse questo.
Invece devo fare un encomio alla scelta di allestire un palchetto apposito per disabili o con difficoltà motorie in modo da poter godere del concerto senza intoppi, una prova di rispetto e sensibilità che apprezzo molto.
In conclusione una bella prima edizione con qualche pecca ma rivedibile, per il resto complimenti a tutti e ci vedremo presto ancora l’anno prossimo, lo spero!
Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?