(20 settembre 2024) Labÿrinth + Hellfox @Druso, Ranica (BG)

Info

Provincia:BG
Costo:20,00
"Aaargh....MALEDETTO DISCHETTO VIOLA!!!” (citaz. Roberto Tiranti)

Ma andiamo con ordine.
Venerdi 20 settembre 2024.
Dopo l’ennesima settimana frustrante, a livello lavorativo, che chiaramente, non poteva non culminare con qualche mio malanno di stagione (del resto, oggi non sono più il "giovane virgulto" di quando il suddetto dischetto viola venne dato alla luce, nel lontano 1998), arriva finalmente il momento della MIA RIVINCITA!
E’ la serata del concerto dei Labÿrinth al Druso di Ranica (BG), ovvero a 7 km da casa; non sarà certo un banale raffreddore a tenermi lontano da una delle bands che, con la propria musica, nel corso degli anni, è stata in grado, come poche, di descrivere le mie emozioni, segnandomi per sempre.

HELLFOX

Tocca alle bergamasche Hellfox aprire la serata e, non conoscendole, lo ammetto, sono state una piacevole sorpresa!
Con il loro sound a cavallo tra gothic, power e melodic death (merito del growl della bassista Priscilla “Poe” Foresti che fa da contraltare alla voce pulita di Greta Antico), le Hellfox si rendono autrici di una prova di tutto rispetto, conquistando un pubblico inizialmente freddo, che però poi, si scioglie in calorosi applausi.
Del resto, le volpi orobiche hanno il vantaggio di “giocare in casa” e danno luogo a uno spettacolo gradevole, presentando i migliori brani del loro debutto “The Call” del 2022; tra cui, Our Lady Of Sorrow e Your Name.
Evito volutamente di incappare nella solita discussione (tanto di moda in questo periodo) riguardante le musiciste del gentil sesso che si cimentano nel nostro genere, secondo cui, conterebbe più l’immagine della sostanza, polemica che recentemente ha coinvolto anche formazioni ben più blasonate (Primal Fear docet).
Mi limito qui a dire, che le Hellfox hanno dimostrato di essere brave, di vivere il metal in maniera genuina e di saperci fare. Pertanto, auguro a queste mie concittadine ogni bene possibile.

LABŸRINTH

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E’ il momento del piatto forte della serata e i Nostri, accolti chiaramente da un pubblico non numeroso, ma comunque molto appassionato, aprono le danze con The Absurd Circus, opener del loro ultimo lavoro in studio, di ormai 3 anni or sono ma, a tal proposito, ecco che la sorpresa è dietro l’angolo.
Roberto Tiranti annuncia subito, che questo concerto non è solo l’occasione per immergersi nei quasi 30 anni di attività dei Labÿrinth, ripescando brani da (quasi) tutti gli album. La vera notizia infatti, è che, poco prima dell’inizio dello spettacolo, alcuni fidati giornalisti, sono stati invitati dai musicisti ad ascoltare in anteprima il nuovo disco, la cui uscita, è prevista per l’inizio del prossimo anno!
Io, pur invidiando con tutto me stesso la ristretta cerchia dei "pochi eletti" che ha goduto di tale privilegio, da vecchio fan, sono contento cosi!
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Ci si rituffa nella musica e, naturalmente, il dischetto viola di cui sopra, ovvero “Return To Heaven Denied”, è quello da cui si attinge il maggior numero di brani (non potrebbe essere altrimenti), per l’estasi di un pubblico totalmente rapito dalle atmosfere di New Horizons, Lady Lost In Time, State Of Grace e dalla poetica Falling Rain, prima di ritrovarsi tutti quanti letteralmente spazzati via dalla foga di Thunder, in cui la voce di Tiranti è semplicemente stratosferica (ma che ve lo dico a fare).
In realtà, la prestazione di tutti i musicisti è ottima, con Andrea Cantarelli e Olaf Thorsen perennemente sugli scudi, Nick Mazzucconi e Matt Peruzzi a costruire una sezione ritmica solida e dinamica ed Oleg Smirnoff sempre puntale a creare atmosfere da sogno. Tuttavia, la prova dei Nostri (soprattutto le tastiere di Oleg Smirnoff e la chitarra di Olaf Thorsen), è macchiata dall’acustica, eccessivamente roboante, del Druso, argomento su cui tornerò in chiusura di questo report.
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Lo show scorre piacevolmente, proponendo antichi cavalli di battaglia da “No Limits”, come Piece Of Time e In The Shade, o da “Sons Of Thunder” come Touch The Rainbow e la stupenda Kathryn. Con mia grande sorpresa, i Labÿrinth ripescano pezzi dal (sempre troppo sottovalutato) disco omonimo (Slave To The Night) e addirittura anche da “Freeman” (la title-track); ovvero gli album successivi allo split con Olaf, riuscendo cosi a rendere giustizia a due lavori che, all’epoca, furono massacrati dalla critica e dalla stessa fan-base (riconosco di essere stato tra coloro che ha fatto parecchia fatica a digerire il controverso “Freeman”, mentre “Labÿrinth”, mi è sempre piaciuto).
Chiusura affidata, manco a dirlo, a Moonlight e, per l’ennesima volta, con il solito umorismo pungente che da sempre lo contraddistingue, il simpaticissimo Roberto Tiranti, implora il pubblico, di smettere di considerare quel “dischetto viola” per quello che è (ossia un capolavoro), sdoganando cosi la band dall’obbligo di dover riproporre dal vivo sempre i medesimi pezzi, dedicando magari un pò più di spazio ad altri brani.
Richiesta legittima, dal suo punto di vista, ma sappiamo tutti (lo sa anche Rob ovviamente) che “Return To Heaven Denied” rappresenterà per sempre una piacevole condanna (ecco perché é “maledetto") per la band; se da un lato, ha permesso ai Labÿrinth di consacrarsi, dall’altra parte, la formazione è rimasta, per certi versi, prigioniera dell’immenso successo di quel lavoro, senza però farsi travolgere, visti i tanti album di livello che ha saputo regalarci nel tempo.
Tuttavia, diciamocelo in tutta sincerità: sarebbe impensabile assistere a un concerto dei Labÿrinth e non avere nella set-list le varie Moonlight, New Horizons, Lady Lost In Time o Thunder! Sarebbe un crimine contro l’umanità!
Quindi, caro Roberto, mi dispiace per te ma puoi pure metterti l'anima in pace; sai bene che ti toccherà sgolarti per almeno altri 30 anni con gli stessi brani! (ti si vuole bene in fondo!)
Alla fine del concerto, torno a casa soddisfatto e rinfrancato, per aver nuovamente provato vecchie emozioni, che credevo ormai morte e sepolte e che invece, solo certa musica di qualità e di cuore è in grado di smuovere.
Unica nota stonata, come si diceva pocanzi, l’acustica del Druso che é risultata, una volta ancora, troppo compressa.
Non è una novità purtroppo per questa location che deve fare i conti con uno spazio ristretto e, di conseguenza, spesso, soprattutto quando si esibiscono gruppi metal, il suono finisce per trasformarsi in un fastidioso rimbombo univoco in cui la batteria tende a coprire tutto il resto e talvolta si fatica a distinguere i vari strumenti.
Duole dover sottolineare, per dovere di cronaca, questo aspetto, perché parliamo di uno dei pochi posti rimasti nella bergamasca che propone (da tempo) musica dal vivo di livello e, a prezzi, tra l’altro, più che ragionevoli e, coi tempi che corrono, non è assolutamente poco!
Da questo punto di vista, noi metallari bergamaschi, dobbiamo solamente elogiare e ringraziare i gestori del Druso, che però, se riuscissero nell’impresa di migliorare l’acustica del locale, avrebbero compiuto, il proprio piccolo capolavoro, creando il loro personalissimo “dischetto viola”.


LABŸRINTH SETLIST:

1. The Absurd Circus
2. New Horizons
3. Touch The Rainbow
4. Piece Of Time
5. Lady Lost In Time
6. State Of Grace
7. Slave To The Night
8. Falling Rain
9. Still Alive
10. Thunder
11. In The Shade
12. Freeman
13. Kathryn
14. Moonlight


PS: Mi scuso per la qualità delle foto che sono state fatte da "me medesimo" col mio Smartphone!
Report a cura di Ettore Familiari

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