Gli
Atomic Rooster, leggendaria e storica prog rock band inglese sorta a fine anni sessanta, ci hanno preso gusto a passare puntualmente al Giardino 2.0 Music Club di Lugagnano ogni volta che se ne presenta l’occasione nei tour italiani; con questa è la terza volta che vengono a esibirsi nel mitico locale veronese gestito dall’ amico Giamprimo, (che ringrazio pubblicamente per avermi nuovamente ospitato), regalandoci così nel suo piccolo ma molto conosciuto ed accogliente locale, l’ennesimo evento speciale ed imperdibile per ogni amante della buona musica rock d’annata.
Anche stasera, come negli altri due precedenti eventi, c’era il pubblico delle grandi occasioni che ha gremito in ogni angolo disponibile il Giardino 2.0 Music Club, composto principalmente da molti cultori, collezionisti ed appassionati di musica in generale, giunti anche da lontano, come alcuni miei amici personali appositamente presenti per l’occasione speciale e arrivati addirittura da fuori regione Veneto; del resto l’atmosfera di grande festa ed amicizia che si respira dentro al Giardino è palpabile e sono sicuramente un ottimo biglietto da visita per venirci una prima volta e per poi ritornarci sempre regolarmente.
Aggiungiamo al tutto un'acustica perfetta, volumi equilibrati e ben bilanciati, una buona visibilità e la massima puntualità svizzera degli orari…Top!
Dopo una breve introduzione e presentazione della serata a cura dello stesso gestore Giamprimo giunto appositamente sul palco, alle 21:30 in punto sono già prontissimi per regalarci quasi due ore di emozioni tradotte in musica gli inglesi Atomic Rooster, nella consolidata formazione a quattro attuale che vede il grande veterano
Steve “BOLTZ” Bolton (nel doppio ruolo di chitarrista e cantante), che si avvale oggi di un immenso e carismatico artista, tale
Adrian Gautrey (vocalist ma anche keyboards, organo e hammond), entrambi sostenuti e supportati da una sezione ritmica straordinaria e di alto profilo tecnico, composta dal bassista
Shug Spencer e dal batterista
Paul Everett.
Questa serata si preannuncia peraltro speciale per due motivi; il primo è perché ci presentano il nuovissimo album “
Circle The Sun”, uscito recentemente e del quale avevamo avuto già alcune anticipazioni in anteprima l’ultima volta che si erano esibiti nello stesso locale, e la seconda perchè proprio oggi cade il compleanno di Steve Bolton, che spegne la bellezza di 76 candeline!
A dispetto di un'età anagrafica che oggi non gioca più a suo favore, il mitico “gallo inglese” (con la sua tipica pettinatura a cresta che emula la mascotte degli Atomic Rooster, quella della cresta del gallo appunto), sembra non avere alcuna intenzione di attaccare la chitarra al chiodo, ma al contrario sembra sempre più motivato, volenteroso e determinato nel continuare l’avventura con la band di cui porta oggi con grande dignità e saggezza le redini.
Bolton, assieme al vocalist
Pete French nel 2016 riformarono la band dopo anni di inattività, motivati a riprendere l’avventura e dare agli Atomic Rooster una nuova vita nonostante i continui cambi di lineup che hanno minato sempre la stabilità nel corso degli anni e direi per tutta la loro lunghissima carriera: e la scommessa stavolta sembra essere stata finalmente vinta: questa nuova formazione è certamente molto affiatata, rodata e coesa, pronta e lanciatissima verso un meritato successo e pronto riscatto futuro, senza cercare di vivacchiare solo di rendita dal passato prospero, ma dimostrando al contrario di aver ancora molto da dare e da offrire ai propri fans.
French oggi non fa più parte di questa nuova incarnazione e nonostante io stesso sia legato alle formazioni storiche e per affetto ai suoi due fondatori, il tastierista
Vincent Crane ed il batterista
Carl Palmer, (entrambi ex Arthur Brown Crazy World) devo ammettere con sincerità che oggi non si rimpiange più di tanto il celebre passato della band, che avrebbe certamente meritato miglior sorte e fortuna negli anni settanta, in cui hanno dato certamente il meglio a livello discografico, raccogliendo sempre troppo poco in proporzione a quanto prodotto.
Ci propongono stasera una scaletta piuttosto varia, infarcita come sempre di grandi classici, estratti principalmente dai primi quattro dischi più ovviamente parecchi brani nuovi da “Circle The Sun”. Personalmente apprezzo moltissimo il nuovo album ed il sound è fedelissimo al loro prog/rock seventies, dove ad essere pignoli forse difetta leggermente di quella loro tipica matrice oscura, cupa e darkeggiante delle composizione dell’epoca che rendevano gli Atomic Rooster una band di culto, introspettiva, ricercata ed unica; di contro però il sound attuale è più vario ed al passo coi tempi odierni, melodico, particolarmente piacevole ed armonioso all’ascolto ma soprattutto in sede live rende molto bene ed i ritornelli dei pezzi restano subito in testa.
“
Sleeping For Years“, brano storico dall’album “
Death Walks Behind You”, apre le danze al meglio, seguita dalla strumentale “
VUG” ed in rapida successione altri capolavori come “
Save Me” e “
I Can’t Take No More”. In mezzo a tutte queste perle non sfigura certo “
Fly Or Die”, il bellissimo brano d’apertura dell’ultimo album dove brilla e risplende di luce propria anche un superlativo Gautrey, con il suo consueto look anni '70, che dimenandosi come un indemoniato seppur seduto sull’hammond riesce ad esaltare al massimo, arrivando letteralmente a prendere le note in cielo con la sua splendida e cristallina voce che non teme neppure confronti con i grandi classici dei Rooster, che a loro volta vengono interpretati ed eseguiti in modo magistrale.
Ma ora arriva la sorpresa vera, ovvero “
Rebel Devil”, la più bella e riuscita del nuovo disco a mio parere, grazie anche al suo ritornello semplice ma incisivo e graffiante, dove si apprezzano le qualità vocali e non solo chitarristiche di un Bolton in grande spolvero stasera, altrettanto a proprio agio ed all’altezza anche nelle vesti di cantante.
Altri momenti memorabili dello show sono stati sicuramente le riproposizioni di “
Black Snake”, “
People You Can’t Trust”, “
Space Cowboy” (da “
Made In England“) e ovviamente l’immancabile opener “
Death Walks Behind You “, forse il brano più celebre e conosciuto degli Atomic Rooster, cantato da tutto il pubblico a squarciagola.
“
Tomorrow Night “ e “
Breakthrough” sono riservate entrambe per il bis finale, dopo che il pubblico, molto carico ed eccitato, a questo punto acclama i Rooster ancora una volta sul palco veronese, chiudendo così in maniera strepitosa e definitiva un concerto eccellente ed impeccabile, dove abbiamo visto profusi e messi in atto dagli interpreti molto talento, abnegazione e passione vere per la musica, come solo dei grandi professionisti come loro sanno fare: ennesimo colpo a segno del Giardino, ennesimo concerto memorabile dei Rooster (come quelli passati del resto).
Ci congediamo definitivamente da loro con gli ultimi saluti e complimenti a serata oramai inoltrata (e dopo i consueti rituali di foto ricordo ed autografi), nella speranza di rivederli ancora una volta al più presto, perché di buona musica non si è mai sazi e non è mai abbastanza.
Lunga vita agli Atomic Rooster!