Possiede quasi le sembianze di un minifestival la data dei
Dark Lunacy a Roma, cinque band di grande bravura, fra cui ovviamente degli headliner che nel corso degli ultimi anni sono riusciti ad intraprendere una particolare piega stilistica nel loro Death Metal melodico, caratterizzato da un concept storico che omaggia spesso e volentieri la cultura Russa del secolo 900.
Il posto dove dare sfogo agli istinti metallici di questi gruppi stavolta è il noto
Jailbreak Rock Club, fresco di rinnovo e che ha visto quindi la sala concerti trasformarsi per dare più spazio al pubblico, oltre che ad un audio ancora migliore. In queste occasioni a Roma non si sa mai con esattezza come potrebbe andare a finire, a livello di pubblico dico, però tutto sommato la risposta è stata più che buona, i fans erano abbastanza numerosi e ben intenzionati ad incitare in continuazione tutti i gruppi presenti.
I primi a salire sul palco per aprire le danze sono stati i capitolini
Motherstone, freschi del loro esordio discografico intitolato
Biolence, un perfetto mix di sonorità Thrash Metal molto vicine ai Pantera, mixato però a degli arrangiamenti molto contemporanei, anche grazie alla presenza delle due voci maschile/femminile. E' la seconda volta che assisto ad un loro concerto e devo ammettere che in questa occasione forse qualcosa non è andato proprio per il verso giusto, a tratti sembravano stanchi e senza il mordente adeguato. La cantante in qualche occasione non si è dimostrata proprio convinta dei propri mezzi (che invece in studio dimostra di avere) e se sommato ad un audio non proprio adeguato al loro rifframa roccioso ne è uscito fuori un live set sotto tono. Le vere potenzialità dei Motherstone, per me che li ho visti in condizioni migliori, sono ben altre, ma è anche vero che una serata storta può capitare a chinque.
Con gli
Endaemona il discorso musicale cambia letteralmente, dai riffoni dei Matherstone al delicato e malinconico Black/Death Metal. Sono rimasto piacevolmente colpito da una band che si è dimostrata in grado di coinvolgere sin dal primo brano grazie ad un miscuglio perfetto di estremo e melodico. Gli Endaemona ovviamente richiamano molto allo stile Nordico, però riescono a dargli anche quella spinta tipicamente "mediterranea" che una Metal band dovrebbe avere. I brani suonati provengono tutti dal loro nuovo cd
Morning Light, e già dal vivo si può capire come il loro esprimersi attraverso immaginari gotici interrotti a volte da impennate di sana rabbia (ma ben dosata) riesca a sprigionare ottime sensazioni. Sul palco ci sanno stare, si dimostrano sicuri di se stessi, caratteristiche che fanno ben sperare per il futuro.
Ennesimo cambio di palco, ed ennesimo cambio di stile. Quando salgono sulle assi del palco nessuno sa (forse) quello che sta per piovergli addosso, una devastante grandinata di Death Metal "etnico" da parte degli
Ade. Se state pensando ai Nile siete sulla strada giusta, anche perchè l'intensità è la stessa, il loro approccio ad un Death Metal cupo e profondo anche. L'impatto scenico è di quelli che lasciano subito il segno, soprattutto per quando riguarda il cantante, un armadio a quattro ante che sputa un growl profondo come gli abbissi dell'oceano. L'audio purtroppo non è stato proprio cristallino, spesso emergevano dei suoni impastati e confusi che non facevano uscire in pieno gli arrangiamenti acustici, ma tanto bastava per mettere paura ad un pubblico che ha ricambiato con calore alla loro prestazione. C'è tempo anche per una cover dei
Behemoth di cui ora mi sfugge il nome, ma ad ogni modo perfettamente eseguita. Insieme ai Dark Lunacy quella degli Ade è stato il liveset migliore, su questo non ci sono dubbi.
Dopo un cambio di palco non dei più veloci è il turno dei
Lahmia, già visti in azione tre settimane da si spalla agli Stormlord. Avendoli visti in uno spazio di tempo ristretto non posso fare altro che riconfermare quello che ho scritto nel precedente live report, ossia un gruppo sicuro di se stesso e del suo Death Metal a tratti molto melodico. La scaletta credo sia praticamente identica, forse qualche piccola varizione ma non è affatto un problema. Il pubblico sembra gradire particolarmente la loro proposta, e questo è un fattore di cui mi sono accorto anche durante il precedente concerto, qui riconfermato. Di ottima qualità anche l'audio che rende giustizia a dei brani scorrevoli e dalla presa melodica immediata. Personalmente non vado mado matto per il Death Metal melodico, figuriamoci per i Lahmia, ma a Cesare quel che è di Cesare.
Finalmente giunge austero il momento dei
Dark Lunacy. E' quasi l'una di notte quando fanno il loro ingresso in scena con un intro di sottofondo che accentua in qualche modo le loro caratteristiche, un mix equilibrato di Death Metal robusto e arrangiamenti romantici e poetici, che spesso rimandano alla cultura e alla musica classica di origine Russa. Non si fa nemmeno in tempo ad applaudire la loro entrata che loro annientano i presenti con una trascinante
Aurora, tratta dall'ultimo disco
The Diarist, un concept dedicato alla popolazione Sovietica di Leningrado costretta a resistere a tre anni di occupazione a causa dei Nazisti. Cori imponenti, ritmiche serrate ma al tempo stesso velutate, questo sono i Dark Lunacy, fra l'altro maestri nel saper scrivere canzoni caratterizzate da linee melodiche complesse ma spontanee, che mettono in secondo piano la freddezza della tecnica fine a se stessa per inondare gli ascoltatori con emozioni palpabili. Vengono estratte in sequenza brani che dal vivo si rivestono di ulteriore bellezza come
Pulkovo Meridian,
Heart Of Leningrad e
Varen'Ka, per non parlare di
Time For Decay,
Through The Non-Time e
Die To Reborn. L'energia scorre a fiumi, sotto al palco e pure sopra direi, complice una formazione decisamenta affiata. Fa piacere vedere la nuova chitarrista
Mary Ann perfettamente calata nella parte, ma è proprio nella loro compattezza l'arma vincente. Il concerto scorre via senza nemmeno accorgersi del tempo che passa, ma ci pensa
Dolls a mettere la parola fine ad uno show di altissimo livello. Un plauso anche al
Baffo, ormai una vera e propria istituzione per i concerti Metal a Roma.
Il sincero e dovuto saluto da parte di tutti i presenti, e delle band che hanno suonato, va sicuramente ad
Alessandro Cammilletti, voce dei
The Sun Of Weakness. Scomparso tragicamente il 10/02/2009.
Foto a cura di Francesca D'Alessio.
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