Se penso che sono passati già otto anni da quel
Sons Of Thunder che sancì il definitivo distacco di
Olaf Thorsen dai
Labyrinth mi sembra passato un secolo, in cui ovviamente i
Vision Divine sono stati il perno per un rilancio verso il successo artistico/commerciale che i Labyrinth per quanto possa essere triste, hanno ormai perso da tempo e con una certa costanza ad ogni loro nuova uscita (dischi che per quanto mi riguarda rimangono comunque ottimi).
Ad ogni modo se siamo qui è per parlare dei Vision Divine, del ritorno in formazione di Fabio Lione ma soprattutto del loro nuovo album, presentato per intero a Roma in tutta la sua globalità, canzone per canzone.
9 Degrees West Of The Moon dal vivo assume un aspetto ancora più robusto, i brani in sede live convincono al primo colpo, un pubblico che canta in coro i ritornelli credo sia un fattore di qualità infallibile. Si poteva fare sicuramente qualcosa di più per un audio che in qualche frangente non rendeva giustizia alle chitarre, soprattutto in fase ritmica dove emergeva un fastidioso eco che ovattava tutto. Ad ogni modo
Letter To My Child Never Born,
Violet Loneliness e in modo particolare
Out In Open Space e
The Streets Of Laudomia sono le canzoni che dal vivo riescono a trasmettere un'energia veramente positiva, come al solito coadiuvate da un Fabio Lione in ottima forma.
Il loro approccio all' Heavy Metal ormai lo conosciamo tutti, un sound ricco di sfumature, di intense aperture melodiche e fughe dal sapore vagamente Progressive, ma quando meno te lo aspetti anche Thrash Metal, tutta questa "pappardella" per introdurvi
The Killing Speed Of Time, sicuramente il brano più duro della loro discografia. E' strano sentire Fabio Lione su tonalità così aspre, però l'esecuzione è ottima e il pubblico (la sala è praticamente piena) ricambia di cuore. In chiusura è giusto chiamare in causa anche la cover dei Judas Priest,
A Touch Of Evil, che viene riproposta in maniera estremamente fedele all'originale, con un singer al massimo delle sue potenzialità. Una volta finito lo spazio a disposizione per eseguire tutto il nuovo disco giunge il momento di tornare al passato, e in modo intelligente non viene escluso il periodo degli album con Michele Luppi alla voce e canzoni come
God Is Dead e
Alpha & Omega oppure
A Perfect Suicide (almeno per il mio punto di vista) non sembrano accusare cedimenti.
Verso la conclusione si va a ripescare anche
Pain e
Send Me An Angel, con grande soddisfazione dei fans presenti sotto al palco. I Vision Divine si sono dimostrati un gruppo affiatato, nel pieno delle proprie convinzioni, soprattutto soddisfatti del loro nuovo album che giustamente si sentono di spingere a livello promozionale in tutti i modi. Il ritorno di
Fabio Lione non penso che abbia stupito qualcuno più di tanto, del resto la band ha creato le basi del proprio successo grazie ai primi due albums con lui dietro al microfono, anzi per come la penso io è stato un piacevole ritorno. In ultimo ottimo lavoro da parte della
A.L. Produzioni, sempre un passo avanti per organizzazione e professionalità. Alla prossima!