Foto di Marta Coratella
Si preannunciava come una serata all'insegna del puro e duro Heavy Metal, e a conti fatti lo è stata del tutto, complice soprattutto la presenza, in veste di headliner degli Stormlord, band capitolina che non credo abbia più bisogno di presentazioni. Il luogo scelto per l'evento è stato il Classico Village, forse non il massimo in fatto di acustica, ma ideale per una serata fra "pochi" intimi, tutti raccolti a prendere pugni in faccia a base di decibel sparati a mille.
Al mio arrivo al locale se devo essere onesto mi sono ritrovato un po' spiazzato, poche persone, poca tensione... ma a quanto pare mi sono semplicemente sbagliato, è bastato qualche minuto per vedere gente affluire con una certa costanza. Le band che si sono esibite hanno fornito tutte prestazioni buone, con picchi di assoluta maestria e padronanza del palco per quanto riguarda gli Stormlord, e mi sembra pure giusto con anni e anni di esperienza sul groppone. Peccato per dei suoni che a livello meramente tecnico hanno tarpato le ali a tutti e tre i complessi, soprattutto per la sezione ritmica, praticamente impossibile udire le casse e il basso, se non in maniera impastata e confusa, poco male in definitiva, non è stato di certo questo a creare problemi concreti sulle performance delle bands coinvolte.
I primi a calcare le assi sono i Misterhydden, e ne sono rimasto piacevolmente colpito, è la prima volta che assisto ad una loro esibizione. La band si sa muovere sul palco, e complice una proposta musicale avvolgente e travolgente allo stesso punto riescono ad avere un impatto sul pubblico notevole. Molto interessanti i riffs di chitarra spessi e robusti, ma sempre venati da un alone di melodia molto fluida e scorrevole, sulla loro preparazione tecnica non si discute affatto, per fortuna non è stato l'elemento di maggiore attrazione della serata. La voglia di comunicare tramite l'immediatezza era palese, e la gente ha apprezzato lasciandosi trascinare con facilità, ovviamente molte delle persone presenti erano all'esterno della sala per aspettare gli headliner, ciò non toglie che la loro prestazione a base di Metallo cromato, con innesti Thrash Metal e progressioni eleganti e raffinati sia funzionata a dovere per riscaldare il pubblico presente.
Il gruppo a seguire sono stati i Sin of Forgiveness, forse un po' troppo fuori luogo con il loro Punk grezzo e diretto, non siamo in territori Hardcore, però tutto sommato quel profumo di marcio Rock n'Roll ha fatto il suo dovere. Non essendo un amante in particolare di queste sonorità posso semplicemente limitarmi a dire che il pubblico ha seguito con attenzione, facendosi partecipe in modo attivo, anche grazie al carisma della cantante che in quanto a presenza scenica ne sa qualcosa. Un'esibizione in conclusione positiva e dinamica, forse e l'ideale prima del massacro messo in scena qualche minuto dopo dagli Stormlord.
Ed ora signori e signore veniamo al dunque, ho visto dal vivo questo gruppo per la prima volta nel 1999 all'Alpheus quando ero ancora un coglione con i brufoli e la boccia. La rapata e i brufoli sono passati, la coglionaggine non credo, è dura a morire. Quello che voglio dirvi in ogni caso è che ho visto crescere gli Stormlord con una costanza e una intensità invidiabile, e ne ho avuto l'ulteriore conferma la sera del concerto al Classico Village. Li avrò quindi visti dal vivo almeno cinque volte, e sempre alle prese con esibizioni potenti e strutturate, mai un calo di tensione, un accenno di stanchezza, sempre al limite per dare il meglio di se. Ma quello che mi ha maggiormente colpito e attratto è stata la scelta di suonare quattro nuovi brani, che non potranno lasciare indifferenti al momento dell'uscita del prossimo album. Partendo dalla prima Dimension:Hate si rimane subito attirati da ritmiche e ritornello pieni di groove. Le coordinate stilistiche ormai sono ben collaudate, ma con il passare del tempo si sono affilate ed evolute verso qualcosa di personale e mai scontato, come del resto per Legacy Of The Snake e Neon Karma, canzoni ricche di possenti arrangiamenti melodici, ovviamente sempre installati su un contesto prettamente Extreme Metal. Ma la vera sorpresa si chiama Mare Nostrum, credo il miglior brano mai scritto dagli Stormlord: epico, trascinante, raffinato, violento, assassino… un mix perfetto, dalla melodia all’attacco cieco, e non mi sbaglio quando dico che il pubblico pur penalizzato da un’acustica mediocre è riuscito a cogliere al volo la bontà dei nuovi brani rispondendo con forti incitamenti. Tutto il resto si potrebbe dire che è cronaca, con una band in continuo movimento, con prestazioni tecniche sempre pulite e un batterista che sembra una drum machine. Un plauso va senza dubbio a Cristiano Borchi, un ossesso dietro quel microfono, ma anche tremendamente comunicativo. Che dire? Gli estratti da The Gorgon Cult e At The Gates Of Utopia volano via troppo in fretta, soprattutto la devastante The Curse Of Medusa, un must dal vivo. In conclusione una prova eccellente, ma soprattutto in riferimento alle nuove canzoni, se il livello dei restanti brani sarà come quello delle tracce proposte ci sarà di che gioire. Alla prossima.
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