Alexander Scardavian nasce a Cesena il 22 febbraio del 1974 con il nome di Alessandro Scardavi, e trascorre l’infanzia costantemente esposto agli ascolti musicali del fratello maggiore Gilas (indimenticabile voce in “17 Day”, da “Detaching from Satan”, Paul Chain 1984): Pink Floyd, Frank Zappa, blues britannico, ma soprattutto l’oscura psichedelia di Soft Machine e Amon Duul, e poi il prog-rock di King Crimson, Orme e New Trolls, senza dimenticare le grandi colonne sonore di Ennio Morricone e Goblin.
Il talento musicale di Alexander si manifesta già precocemente a quattro anni quando inizia a suonare le percussioni, ma la vera svolta arriva due anni più tardi, quando scopre le tastiere e gli strumenti a corda. La sala prove di casa Scardavi nel 1981 è, infatti, frequentata regolarmente dai Death SS (Sanctis Ghoram era), ed è proprio lì che Alexander subisce la definitiva folgorazione: assiste alle performance della band, e in loro assenza inizia a maneggiarne gli strumenti incustoditi.
L’orrorifica teatralità dei Death SS e l’inquietante carisma esoterico-musicale di Paul Chain lasciano dunque un segno indelebile nella crescita artistica del giovane, tanto che Paul diventa ben presto il suo “maestro di vita” nonché mentore musicale.
Nel 1989 i due iniziano a collaborare regolarmente e nel 1991 Scardavian esordisce ufficialmente sul disco di Chain “Whited sepulchres”. Nel 1990, sempre assieme, fondano il primo embrione degli Strange Here e scrivono a quattro mani la prima versione di “Kiss of Worms” (brano che Paul Chain sceglierà spesso per aprire i propri live, e che sarà finalmente registrata per la prima volta nel 2014 su “Strange Here II” da Alexander e Dom).
Negli anni che seguono Alexander intensifica ulteriormente il sodalizio artistico con Paul, accompagnandolo spesso in tour e suonando in numerosi dischi del musicista pesarese.
Nel 1993 e nel 1998 partecipa anche alle registrazioni dei due lavori solisti di Steve Sylvester, sia in veste di autore che di session man.
Per il debutto discografico degli Strange Here (che nel frattempo sono diventati il suo progetto solista) bisogna invece attendere il 2002, quando viene pubblicato “Strange Here?” in cui Scardavian compone, canta e suona, coadiuvato da due turnisti alla sezione ritmica, sette brani.
A questo punto però, causa gravi problemi personali, la carriera artistica di Alexander s’interrompe bruscamente, e di lui non si hanno più notizie.
Nel 2006 conosce Dom Lotito, chitarrista nato a Milano il 24 giugno 1986 con trascorsi in svariati gruppi locali, ultimo e più importante gli Error Amplifier (doom psichedelico/new wave).
Tra di loro si crea un’immediata intesa musicale e una forte amicizia, ponendo così le basi per una nuova incarnazione degli Strange Here in cui Dom passa al basso.
I due riescono però a sviluppare significativamente le loro composizioni solo a partire dal 2011, quando la situazione personale di Scardavian diventa maggiormente favorevole.
Se inizialmente la formazione vede avvicendarsi vari elementi alle tastiere e batteria, il 2013 vede invece Alexander e Dom continuare da soli a perseguire i loro obiettivi, nonostante la frequentazione sia fortemente ostacolata dalla lontananza geografica.
Nell’agosto del 2014 entrano finalmente in studio, con soli tre brani pronti ma molte idee, per fissare indelebilmente dodici anni di ricerca interiore e disagio esistenziale nasce così “Strange Here II”, che viene registrato e mixato in sole venti ore all’Atomic Studio di Longiano (FC).
Nel disco, registrato praticamente in diretta e con molte partiture improvvisate, vengono efficacemente convogliate rabbia, frustrazione e sofferenza vissute in prima persona, che Alexander e Dom riversano non solo nella musica intensa e oscura (hard rock anni ’70/doom/psichedelia) ma anche nei testi profondi e mai scontati o fini a se stessi.