La band toscana si forma nel 1995 con il nome di X-Rated in un vero e proprio garage, con lo scopo di suonare brani originali mischiandoli a cover di Pearl Jam, Nirvana, Guns n’Roses ed altri gruppi “in voga” in quegli anni. Dopo breve tempo, agli inizi del 1996, si aggiunge Gabriele alle chitarre, il gruppo cambia nome e continua a comporre (all’epoca in inglese e sullo stile dei gruppi già menzionati) e suona per i locali della zona iniziando pian piano a riscuotere i primi veri applausi per alcuni brani originali; cambia ancora formazione e nome fino a quando a cavallo fra il 1997 ed il ’98 incide un primo demo-cd dal titolo Q, il primo lavoro sotto il nome di Quintessenza. Si tratta per lo più di rock all’italiana, con influenze che venivano da band nostrane come Negrita, Litfiba, Timoria ed altri, ma già all’interno di alcuni brani si iniziava ad affacciare la propensione per qualcosa di diverso, di più costruito armonicamente e melodicamente, di più “progressive”.
Nel 1999 nasce il progetto Venere, il primo demo cd che la band registra interamente in studio impiegandovi una decina di giorni, che è stato un po’ il battesimo al progressive rock/metal per i Quintessenza. Lavoro, si è detto, forse non assolutamente privo di influenze evidenti (talvolta si è parlato quasi di “citazioni” da altri gruppi come i Dream Theater) ma di buona fattura e ben suonato, un bel primo biglietto da visita insomma. Nel 2003 subentra nel gruppo un nuovo elemento, Alessandro Santoni, che sostituisce Federico dello Sbarba alle batterie e porta all’interno del gruppo una ventata di creatività ed entusiasmo che evolve nella stesura ed incisione (nel 2004) di Pharmakon, una sorta di avvicinamento del gruppo ai concept album tipici del progressive con una nota di colore stavolta meno dipendente da band contemporanee ma che deve di più al progressive del passato. Si pensi all’utilizzo del Chapman Stick suonato da Federico Razzi già in precedenza molto legato allo stile dei King Crimson.
La parentesi però si chiude abbastanza in fretta, quando per differenti vedute il gruppo torna sui suoi passi riaccogliendo Federico dello Sbarba alla batteria. La voglia di suonare progressive però non è passata, anche se si ripresenta la grinta del metal nella composizione e nell’arrangiamento dei brani. Nasce così nel 2006 Cosmogenesi, un vero e proprio concept album sul quale il gruppo lavora appena qualche mese, impaziente di inciderlo e cercare un primo contratto discografico. Le aspettative vengono addirittura superate in quanto l’etichetta discografica (Videoradio) si presenta prima della fine delle registrazioni di alcuni dei brani di Cosmogenesi, offrendo un contratto non vincolante al gruppo e lanciando Cosmogenesi nei negozi e sulle riviste tra dicembre 2006 e gennaio 2007. Le recensioni fioccano e l’album piace molto.
Dopo la seconda uscita dal gruppo di Federico dello Sbarba, la band attraversa un periodo difficile nel quale non compone, non suona e non prova, ma è alla costante ricerca di un nuovo batterista che trova solo alla fine del 2008 in Francesco Bruchi. Con lui, rinvigoriti di nuovo spirito compositivo, iniziano le stesure del concept album Nei Giardini di Babilonia, lavoro stavolta interamente autoprodotto che è costato un anno tra composizione, arrangiamento, registrazione ed editing e che ha visto la luce nel settembre del 2010.
Qui decisamente si può parlare di concept: si tratta di un’ora di materiale che si intreccia tra narrazione e musiche, recitazione e canto, collaborazioni (tra le quali Elena Alice Fossi dei Kirlian Camera) ed aggiunta di strumenti classici come il flauto traverso. Insomma, un disco tutto da ascoltare senza la paura di annoiarsi.