Ci sono parecchie realtà interessanti a livello nazionale che stanno procedendo spedite verso un posto al sole duramente conquistato con sudore e dedizione, sgomitando in un paese non propriamente ricettivo nei confronti del nostro genere musicale dove, tante volte, la bravura e l'impegno non bastano. Il crederci sempre e la voglia di sbattersi portano però spesso belle soddisfazioni, come condividere tour ed esperienze con nomi importanti del panorama musicale o recensioni positive su molte webzines e magazines internazionali.
L'imminente uscita di "Youniverse", terzo album dei modern thrashers abruzzesi Sawthis, è l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con la band e capire meglio l'ultimo nato, considerato dal nostro interlocutore Michele Melchiorre (drummer del gruppo) come un figlio.
"Youniverse" sta ottenendo parecchi consensi sopratutto tra chi è più orientato verso sonorità moderne, aggressive ma melodiche. Trovi che il nuovo disco sia la naturale evoluzione del vostro precedente "Egod" o avete tentato qualcosa di più "audace"?
(Michele, drums) Si, "Youniverse" è la perfetta evoluzione di "Egod" ma, a parità di matrice, ha obbiettivi diversi ed una consapevolezza superiore. "Egod" era un album essenzialmente eclettico (basato sulle contaminazioni) ed estremamente stratificato, che necessitava di molti ascolti per essere apprezzato a pieno. "Youniverse" invece, trasuda feeling da tutti pori ed è l’album di gran lunga più organico della nostra discografia perché composto e prodotto quasi in tempo reale: il risultato è una maggior omogeneità dei brani che lo rende più diretto ma, non per questo, “easy”.
Credo che questo derivi dall’intensa attività live che ci ha portato a mixare due dimensioni, quella dello studio e quella live, trasformando l’una nell’estensione dell’altra.
Ascoltando il vostro lavoro sono percepibili influenze americane di band come Trivium e Shadows Fall e svedesi di gruppi quali Soilwork, ultimi The Hauted e Darkane. Siete d'accordo su queste somiglianze?A chi vi ispirate maggiormente?
Michele: Probabilmente si. Anche perché sono band che ascoltiamo e con cui, in alcuni casi, abbiamo anche condiviso il palco. Di sicuro ci accomuna lo stesso background. Poi, le band da te citate sono a loro volta fan e, per esempio, se tu chiedessi ai Soilwork cosa pensano dei Pantera, credo ti direbbero esattamente quello che ti diremmo noi. E’ normale che sia così. Quindi, per risponderti dovrei sapere in che misura i nostri ascolti diventano “influenze” musicali, ma nessun musicista ha questa lucidità. Ecco perché, per fortuna, esistete voi giornalisti! Ha! Ha!
Trovo che in "Youniverse" la sezione ritmica e il suo pregevole operato siano comprimarie al lavoro svolto delle chitarre. Vedo le due parti egualmente importanti e ben curate, senza che nessuna svetti sull'altra e senza un'eccessiva dimostrazione di stile fine a se stesso, nonostante l'ottima tecnica dei musicisti. E' un equilibrio cercato?
Michele:Grazie dei complimenti. Si, hai perfettamente ragione! E’ un equilibrio finalizzato alla massima valorizzazione delle idee che compongono i brani e l’abbiamo ricercato costantemente, una volta avute le idee chiare. All’inizio volevamo fare un album più guitar-oriented rispetto ad "Egod" ma poi, alla luce della pre-produzione, abbiamo scelto di portare tutto in primo piano, asciugando le soluzioni armoniche e depurando la componente ritmica da ogni ridondanza. Questa è stata una vera sfida perché, riducendo le composizioni a pochi, caratteristici elementi, il rischio di risultare derivativi è sempre dietro l’angolo. Se poi questo non è avvenuto, allora possiamo ritenerci soddisfatti.
C'è un interessante concept lirico dietro Youniverse. Chi si è occupato dei testi e com'è nata la scelta di questo tema "delicato"? Anche le canzoni ne sono state influenzate musicalmente?
Michele: Bellissima domanda! Si, le canzoni sono state influenzate dal concept lirico sviluppato da Alessandro (il nostro cantante) ed il tema scelto è la sindrome da personalità multipla. Ogni brano è la trasposizione musicale di una determinata personalità dello stesso “soggetto”. Per armonizzare la musica al tema delle liriche abbiamo evitato progressioni strutturali cercando piuttosto di accostare le idee per contrasto al fine di emulare musicalmente uno stato di ansia tipicamente nevrotico. Ma questo non doveva esasperare il risultato finale perché "Youniverse" è un album fondamentalmente “positivo”. Infatti, l'introspezione e l'estraniazione dal resto del mondo, non sono viste come un atto negativo ma anzi, diventano un percorso intimo ed individuale, che porta alla conoscenza del luogo in cui si sedimentano le emozioni e i pensieri umani, un mondo così immenso da essere assimilabile ad un universo, il “tuo universo”, appunto! Da cui "Youniverse".
Ci sono molti parallelismi tra l’universo e la mente umana. Entrambi sono “luoghi” sterminati, in gran parte inaccessibili e sconosciuti, eppure istintivamente familiari.
Quanto, suonare live in questi tre anni con act famosi come Sepultura, Entombed, The Haunted, Vader e altri ha giovato per raggiungere questa definitiva maturazione? Il recente cambio di chitarrista ha inciso?
Michele: Credo proprio di si. Il fatto stesso che "Youniverse" abbia un carattere più “live oriented” di "Egod" lo conferma. Il nuovo chitarrista (Janos Murri) è entrato nella line-up troppo tardi per influenzare il percorso compositivo dell’album ma ha comunque impreziosito il risultato finale con escursioni soliste, a mio parere ispiratissime, che segnano un'altra grande differenza tra questo e i nostri precedenti lavori.
Con chi, degli innumerevoli gruppi con cui avete suonato, vi siete trovati meglio?
Michele: Premettendo di parlare a titolo personale (ma credo gli altri siano d’accordo), rispondo gli Hatesphere che, come noi, sono profondamente alcolisti! Ha!Ha! Ha! Le serate in tour-bus finivano, a malincuore, solo quando la scorta di alcool era esaurita. Avremmo anche voluto Esben come ospite “vocale” di "Youniverse" ma non siamo riusciti ad organizzarci per una rimpatriata. Peccato! Poi, ovviamente, con i Vader è stato tutto spettacolare e con i Sepultura, “latini” come noi, è veramente difficile trovarsi male, la loro professionalità/umiltà è sconcertante. Ma forse, la verità è che è impossibile scegliere, stiamo parlando di esperienze che segnano per tutta la vita.
Com'è nata la collaborazione che ha portato Rob Cavestany a suonare un assolo su "The Disturbed"?
Michele: L’idea di coinvolgere Rob è venuta a Janos mentre stendeva le parti soliste. Tra l’altro, il caso ha voluto che in quel periodo Rob fosse in studio per ultimare il nuovo album del Death Angel. per cui abbiamo avuto il suo solo in pochissimo tempo. Sapevamo che “The Disturbed” offriva un contesto ideale per il suo stile ma siamo rimasti comunque sorpresi per l’eleganza, tipica dei grandi musicisti, con cui Rob ha interpretato la sua parte. E’ stato veramente un onore godere di un tale ospite in un nostro brano.
La produzione del disco è davvero micidiale. Conoscevate già il lavoro di Paolo Ojetti e siete contenti del lavoro svolto?
Michele: Certo! Paolo è stabilmente il nostro produttore artistico da tre anni. La nostra collaborazione ebbe inizio con "Egod" nel 2010. Lo consideriamo il sesto membro dei Sawthis. La sua opinione, attiva e autorevole, è sempre condizionante e spesso risolutiva, non avrebbe altrimenti senso avere un produttore artistico. Quando cerchi (come facciamo noi nel nostro piccolo) di fare sempre album ad altissimi livelli, hai mille scelte da ponderare ed ognuna di queste può incidere pesantemente sul risultato finale, ecco perché un parere competente e lucido ti aiuta a razionalizzare meglio. In definitiva, siamo molto soddisfatti di questa collaborazione.
Nel 2009, poco prima dell'uscita di "Egod", avete dovuto cambiare nome. Quanto il passaggio da Sothis all'attuale ed assonante Sawthis ha inciso sulla vostra attività?Avevate già un buon seguito e la situazione è stata traumatica o è più l'incazzatura? Per intenderci, trovate i black metaller americani Sothis ad un concerto, vi fate una birra insieme o gli fate una faccia tanta?
Michele: Io gli spacco il culo! Ha! Ha! Ha! Oggi riusciamo a riderci su ma, quando ci rendemmo conto che avremmo dovuto cambiare nome, non riuscivamo a darci pace. Ci sono due spetti da considerare che vanno di pari passo. Il primo è meramente economico: rischiavamo di buttare nel cesso dieci anni di promozione, canalizzata essenzialmente in un nome. Il secondo è puramente emotivo: mai e poi mai, avremmo retto il “trauma” di sentirci chiamare in modo diverso da sotto il palco! Questo trauma lo evitammo scegliendo un nome omofono, mentre il primo aspetto non fu risolvibile. Pensa soltanto che, dopo mesi passati a decidere il nuovo moniker, dovemmo ristampare tutto il merchandising, oltre a dover risolvere mille altri problemi (siti internet, ecc: tutto da rifare!), il tutto a ridosso dell’uscita di un nuovo album! Insomma, fu veramente dura. Ma oggi, fortunatamente, possiamo parlarne come un problema passato.
La faccina incazzata che avete adottato come logo e si vede all'interno delle casse della batteria, sul microfono dello studio e un po' dappertutto, com'è nata e cosa rappresenta?
Michele: Che domandone! Ha! Ha! Ha! Sono felicissimo di spiegartelo! Il tutto nacque quando vidi per la prima volta il film “One Hour Photo” (capolavoro con Robin Williams). Nel film c’è una scena in cui Williams prova il suo sorriso di fronte ad uno specchio in cui c’è scritto “Check your smile”. Quella scena mi stravolse. Mi face pensare a quanta ipocrisia si nasconde dietro il 90% dei sorrisi che ci circondano quotidianamente, in una società tendenzialmente impostata sull’immagine da “self made man” che ci obbliga a dover apparire sempre perfetti, brillanti e felici. Una ostentazione vomitevole, oltre che falsa. Ecco, lo “smile incazzato” (è così che lo chiamiamo) è il nostro personalissimo “vaffanculo” a tutto questo.
Grazie della chiacchierata! Concludi come meglio preferisci.
Michele: Grazie a te Frank e a tutta la redazione di Metal.it, per questa bella conversazione. Saluto anche i vostri lettori a cui dico: il 30 Settembre esce il nostro nuovo album "Youniverse", buttateci un orecchio! Magari troverete una quarantina di minuti di musica che vi farà stare bene. Per il resto ci vediamo on stage o di fronte ad una spinatrice!
Stay Sawthis! CHECK YOUR HATE!