Negacy: un nuovo inizio.

Info

Gruppo:Negacy

Pronto casa Red Warlock? No, siamo i Negacy...
Tocca ad uno dei due chitarristi del gruppo, Andrea Giribaldi, spiegarci quali motivi ci sono dietro al cambio di nome e aggiornarci sul loro nuovo album e sulle novità che li aspettano

Partirei proprio con le motivazioni che ci sono dietro al cambio nel nome del gruppo... anche se credo che tutto sommato siano quelle cui ho accennato nella recensione del vostro "nuovo" esordio, vero?
Esatto, i motivi principali che ci hanno spinto a questa scelta li hai già menzionati tu nella recensione, ma ne approfitto comunque per approfondire.
Le cause sono state molte, i Red Warlock sono nati nel 2005, sono passati già 8 anni e siamo molto cambiati da allora, sia come musicisti, sia come persone. Col tempo siamo maturati e abbiamo espanso le nostre conoscenze, assestato i nostri gusti musicali e il nostro stile personale, fino a formare un'identità musicale ben precisa, cioè i Negacy: un'identità forte, convinta di sé, che di nulla aveva bisogno se non trovare un nome che li identificasse e li descrivesse al meglio, e il precedente monicker non era più adatto allo scopo.
I Red Warlock venivano associati a una categoria a cui non ci sentivamo di appartenere, volevamo staccarci, resettare la nostra identità, e la prima cosa che abbiamo ritenuto opportuno fare è stato cambiare nome.
Nessun rammarico o ripensamento "postumo"?
Ovviamente cambiare nome ha significato ripartire in un certo senso da zero, molti ancora non sanno che i Red Warlock hanno cambiato monicker, oppure han sentito parlare dei Negacy senza sapere che una volta erano i Red Warlock. Tuttavia è una di quelle scelte necessarie, che non si possono non fare, e che bisogna attuare il prima possibile.
Siamo stra-convinti di quello che abbiamo fatto e ci sentiamo più motivati di prima grazie a questo.
Pur senza averlo stravolto, sono comunque avvertibili anche dei cambiamenti a livello di sound, li avete pianificati? E come li avete affrontati?
È stato tutto spontaneo, questi cambiamenti sono una delle cause che ci ha portato alla decisione presa nelle precedenti 2 risposte. Come dicevo prima il tempo ci ha maturati e le influenze di ciascuno di noi si sono sempre più fuse, questo ha inevitabilmente segnato delle evoluzioni nel sound, tuttavia siamo sempre noi e si sente.
Ci sono state ripercussioni a livello lirico? Quando c'eravamo sentiti ai tempi dell'EP "Sabrewolf", molti testi erano ispirati da temi Fantasy.
Anche quella è stata un cambiamento, molti testi di 'Serve Your Master' sono a sfondo puramente epic, anche se alcuni di essi hanno come base l'uomo, le sue emozioni e le sue paure. Adesso il tema umano è il vero e proprio fulcro di tutto, solo che viene espresso in maniera più oscura, moderna e per certi versi più cruda. Le componenti epic e fantasy sono quasi completamente scomparse come punto di partenza. Permangono invece nelle “morali” proposte nei ritornelli quali Flames of Black Fire e Eye of the Thunderstorm, ma anche in The Great Plague se vi si pone attenzione.
Hai voglia di fare una carrellata sulle canzoni che fanno parte dell'album?
Molto volentieri:

- MIND FLAYER:
Per me l'opener perfetta per l'album, diretta, potente e schietta, uno dei pezzi che rappresenta al meglio lo stile attuale, esemplare nella sua semplicità. Il 'Mind Flayer' è una creatura umanoide con la testa di piovra che si nutre di ricordi ed emozioni. Abbiamo voluto sfruttare questa figura per simboleggiare l'oppressione del “sistema” e il controllo mentale, un tema molto presente oggi tra le teorie cospirazioniste.

- REFUGEES IN WASTELANDS:
Un breve pezzo strumentale che funge da introduzione a 'The Great Plague', in realtà sarebbe un pezzo unico, ma abbiamo voluto dividerla in 2 tracce separate.
Avremmo potuto inserirla come introduzione per l'intero CD, abbiamo voluto invece rompere questa tradizione, e inserire 'Mind Flayer' come opener.
Il titolo di questo intro è stato ispirato da film come Mad Max e serie animate come Ken Shiro, quasi concentrandosi sulle espressioni di tutte le genti costrette alla miseria postatomica, alla povertà e alla carestia.

- THE GREAT PLAGUE:
Anche questo è un pezzo molto diretto, meno melodico e più rozzo di Mind Flayer, ma non per questo meno efficace. Tristissimo e senza via d'uscita, ci parla di cedere alla grande piaga che ci affligge, lasciandoci soccombere uno dopo l'altro, inermi e arresi.

- WAR ZONE:
Parla di una guerra, una guerra che in realtà è dentro la nostra testa, decisioni che contrastano l'una con l'altra, pensieri pazzi, insomma un campo di battaglia, in questo caso la mente del nostro batterista Claudio, che ha scritto il testo e ha dato l'incipit per il brano stesso, nato da una sua idea e poi arrangiato da tutti. È un pezzo che mi piace molto, anche per la diversità dei suoni riff, ad esempio ce ne sono molti rocciosi, mentre la strofa è più oscura e aperta e il ritornello è molto particolare, quasi grottesco.

- NEED NO GUIDANCE:
Questa l'abbiamo scritta in maniera diversa da tutte le altre, ci siamo seduti davanti al computer e l'abbiamo vista dall'inizio alla fine. Molto diretta e d'impatto, anche questa sarebbe stata una bella opener. E' un po' un rinforzo di quanto espresso in Mind Flayer, ovvero quello di ribellarsi e prendere coscienza di noi stessi.

- FLAMES OF BLACK FIRE:
Lenta, rocciosa, sicuramente la più solenne dell'intero disco. La prima in assoluto che è stata scritta per quest'album. Forse quella che è più vicina a ciò che erano i Red Warlock. Parla della determinazione e del riuscire a emergere nonostante le condizioni ostili e il luogo in cui si è nati.

- ERADICATE:
Struttura atipica, ritornello subito a inizio canzone, parte centrale molto lunga con un bellissimo solo di basso, una delle più violente e schiacciasassi dell'album. Il testo vuole andare a colpire l'ossessione del diventare immortali grazie alla memoria. Rimanere impressi nella mente della gente può davvero donarci l'immortalità? Marco nel testo ha voluto quindi creare “la morte della morte”, quasi come fosse l'estrema punizione per qualcuno.

- HERO:
Una delle mie preferite, con un ritornello decisamente accattivante e una lunga parte strumentale piena di cambi di tempo e battute spezzate.
Anche qui c'è un bel contrasto fra le strofe (molto rozze) e il ritornello (molto raffinato e epico, come ti spiegavo prima).

- PARASITE:
Uno dei brani più lunghi, con uno dei ritornelli più belli e particolari, anche se la persona di cui parla non merita neanche una tale dedica.

- NOTHING CHANGES:
Anche se il termine non mi piace, dire che questa è decisamente la 'ballad' del CD: lenta, struggente, melodica e triste. Uno dei pezzi che rimane più in testa senza ombra di dubbio, e uno dei testi che preferisco, di tipica estrazione doom: senza via d'uscita, senza respiro. Nulla cambia, combattiamo invano, tutto svanisce.

- EYE OF THE THUNDERSTORM:
Parla di un momento in particolare nella vita di una persona, in cui dopo aver fatto sforzi e sacrifici per qualcosa a cui tieni, ti rendi alla fine conto che quella non è la via giusta, e ricominci da capo.
Nonostante le analogie con noi, non parla dei Negacy, il testo è nato molto prima, ma volendo può calzare.

- EPITAPH:
Probabilmente il pezzo che preferisco di tutto l'album. L'esatto opposto di un opener, questo brano è lungo, riflessivo, sperimentale e ha un ritornello per me stupendo.
Non c'è un solo secondo che non sia per me superbo. In questo caso Marco ha voluto spiegare la sua visione dell'esistenza, ovvero una rotazione totale. Passiamo il nostro tempo a scalare una montagna ma, giunti in cima, alla fine del nostro percorso, l'amara sorpresa è trovarsi esattamente al punto di partenza, specchiandoci su noi stessi e potendo solo lasciare un epitaffio riassuntivo del nostro passaggio.
Di "The Great Plague" avete anche realizzato un video, anche qui avete fatto tutto da "soli"?
Sì, è stato interamente finanziato da noi, e siamo molto soddisfatti del risultato. Il video è stato realizzato da Daniele Paglia, un nostro amico regista molto bravo, che si è occupato anche del video di 'Awakening' per i Red Warlock.
Il precedente "Serve Your Master" era uscito per la My Graveyard, mentre per "Negacy" siete ricorsi all'autoproduzione, una scelta o un "ripiego"?
È stata una scelta, volevamo ripartire completamente da zero e prendere un'altra strada. Come già detto prima, un vero e proprio reset della situazione, e questo riguardava anche l'etichetta. Non fraintendermi, Giuliano Mazzardi della MyGraveyard Productions si è sempre comportato da signore nei nostri confronti e ha sempre lavorato benissimo, e tutt'oggi lo ringraziamo e stimiamo molto.
Visto che l'album è disponibile da qualche mese, quali sono stati i feedback da parte sia degli appassionati sia dalla critica di settore?
Non ha raggiunto molte persone purtroppo, e quelle poche che l'hanno ascoltato sono in Italia e Francia, tuttavia si son dette appagate dall'ascolto. Anche alcune recensioni che abbiamo avuto erano molto soddisfacenti, e devo dire che la tua è una di quelle che preferiamo.
Ci piacerebbe che venisse ascoltato da più pubblico possibile, soprattutto fuori dall'Italia.
Come già detto, stiamo cercando di migliorare questo aspetto e ci saranno delle evoluzioni a breve, come ad esempio un rimixaggio e remastering e, finalmente, la realizzazione su supporto fisico.
Se non ricordo male l'album è stato, per un certo periodo, disponibile al download gratuito, una scelta coraggiosa, no?
Abbiamo voluto sperimentare il fatto di pubblicare l'album gratuitamente su internet per vedere le reazioni e i pareri del pubblico. Non è andata benissimo, voglio dire, l'album è stato apprezzato e scaricato, ma da pochissime persone, essendo una band “nuova”, nessuno conosce i Negacy.
Certamente non basta pubblicarlo e star “seduti li” ad attendere. Questa esperienza è stata importantissima per noi in quanto ci ha fatto capire l'importanza, al di là dell'offerta gratuita, di diffondere e pubblicizzare adeguatamente il nostro nome.
Ad ogni modo ci sono prospettive per far si che "Negacy" possa essere ridistribuito da una label oppure state già pensando al prossimo disco?
Stiamo lavorando a entrambe le cose: vorremmo stampare il CD fisicamente e stiamo valutando se farlo per conto nostro o trovare una label che lo faccia. Ad ogni modo il cd avrà un nuovo mixaggio e un nuovo mastering, che renderà finalmente giustizia a tutto l'album. Lo sto ultimando proprio in questi giorni.
Allo stesso tempo stiamo anche lavorando a pezzi nuovi, sono ancora in fase di composizione, non sappiamo quando potremmo rientrare in studio, ma stiamo lavorando sodo.
Sul fronte Live l'anno scorso vi siete tolte delle belle soddisfazioni andando a suonare negli States, vero?
Sì, è stata un'esperienza indimenticabile!
Abbiamo girato migliaia di chilometri attraverso gli Stati Uniti divertendoci e vedendo di tutto.
Lì è tutto completamente diverso e hai a che fare con una realtà totalmente differente da quella a cui sei abituato. Abbiamo suonato ogni giorno e conosciuto gente in gamba, è stato esilarante e allo stesso tempo stremante. E' stata inoltre un'avventura costosa dal punto di vista economico. Tutto questo ci servirà per affrontare meglio le prossime.
Ci sono in vista altri appuntamenti?
Per ora niente, stiamo mettendo da parte il discorso live per concentrarci su altre cose, tra cui la preparazione per un nuovo album.
Ci farebbe piacere ricevere aiuto da qualcuno per l'organizzazione di eventi, questo è sicuro, ma vogliamo (ri)debuttare in una veste nuova e questo per ora ci costringe al solo lavoro in studio.
Ma com’è la scena musicale dalle vostre parti? La Sardegna è stata in grado di proporre diverse formazioni interessanti, ma, paradossalmente, pochissime bands vanno a farci dei tour… cosa ne pensate?
Beh, la Sardegna è una piccola isola, non c'è molto da fare lì, è fuori dal mondo, non vedo motivo per farci dei tour, sarebbe un viaggio dispendioso e probabilmente non verrebbe nessuno a vederti.
Ci sono moltissime band metal in Sardegna, davvero tantissime, di tutti i tipi. Ma gli spazi sono quelli che sono. Tanto per dirtene un paio: a Sassari, la nostra città, c'è un solo locale in cui si possa suonare metal, ed è pure un pessimo posto, è una caverna, dopo essere stato lì le orecchie ti fischiano per 2 giorni, senza contare che il gestore è pure un imbecille.
Ma anche al di fuori dell'ambiente musicale le cose non sono meglio: Sassari è una città con 150 mila abitanti e ha un solo cinema, intendo una sola sala, e non è neanche un granché. Non ci sono posti dove andare, esci il Sabato e ti spari una pallottola in fronte perché non sai che fare, l'unica cosa che trovi in abbondanza sono bar e pizzerie. Tutta questa assenza di svaghi e distrazioni ha fatto si che nascessero tantissimi grandi musicisti e bands di grande valore (da far paura ai grandi della penisola e a molte band europee), ma se non esistono valvole di sfogo tutto finisce li e viene alimentato solo da entusiasmo. Noi ne siamo un esempio.
Grazie per la disponibilità, ancora complimenti per il vostro ritorno discografico e a voi le parole conclusive di quest'intervista…
Ti ringrazio tantissimo a nome di tutta la band per averci concesso questa intervista (sei l'unico che ci ha permesso di farlo ahahaha!!) e avere scritto una splendida recensione.
Ci faremo sentire presto con alcune sorprese/novità, sperando siano gradite.
A presto e grazie ancora.
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 nov 2013 alle 19:38

Non entro nel merito delle ragioni di tutto questo cambiamento, dico solo che io Serve your Master lo avevo comprato e lo considero un disco bellissimo di puro HM come non ne escono tutti i giorni e credo che questo cambio di direzione (tematiche incluse) ci allontaneranno da quelle vette. Ennesima dimostrazione di come si puo' rovinare qualcosa nato sotto una grande stella.