Rustfield: che ne sai tu di un campo di grano?

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Gruppo:Rustfield

I Rustfield hanno da dopo esordito grazie a "Kingdom of Rust", uscito per la Massacre Records, una formazione che - ammetto - era a me sconosciuta sino al momento di ascoltare il loro album, e sì che ho scoperto che siamo praticamente concittadini... approfondiamo la loro conoscenza grazie ad Andrea Rampa e Davide Ronfetto , rispettivamente cantante e chitarrista del gruppo.


Andrea: Concittadini?! Davvero?! Noi siamo entrambi originari di Torre Pellice, un piccolo paesino ai piedi delle montagne del Pinerolese! E Tu? (beh… vivo in quella che fu la capitale sabauda n.d.S.). È in questo paesino che abbiamo formato i Rustfield, la progressive rock/metal band che, ormai dal 2007, portiamo avanti con dedizione. Da poche settimane, il 6 dicembre del 2013, abbiamo pubblicato, per l´etichetta tedesca Massacre Records, il nostro disco di debutto "Kingdom of Rust", che hai già avuto occasione di ascoltare e di recensire per metal.it.
Abbiamo avuto l'onore di ospitare sul disco alcuni nomi conosciuti come John Macaluso (Symphony X, ex Y.J. Malmsteen) alla batteria, Federica De Boni (White Skull) alla voce, Douglas R. Docker (Docker`s Guild, ex Biloxi) alle tastiere. Come hai potuto sentire, il nostro stile è un ibrido di heavy metal, progressive ed elettronico, con un pizzico di psichedelico, tanto per gradire! ;)
Il vostro nome rimanda a "bucolici campi di grano"... pur se Torino ha di suo un'anima più industriale che pastorale, come mai avete scelto proprio questo moniker?
Andrea: Dunque, il nome originario del gruppo, tornando indietro fino ai primordi del 2007, era soltanto "Rust" ma poi scoprimmo che una rock band finlandese già si chiamava così, allora decidemmo di aggiungerci qualcosa e scegliemmo la parola "field". La scelta è ricaduta sui "bucolici campi di grano" perché stavamo cercando qualcosa in opposizione all´atmosfera cupa che la parola "Rust" esprime. Così come la nostra musica cambia di atmosfera in atmosfera, abbiamo scelto per due parole (poi accostate in una sola) che esprimessero due atmosfere diverse. Questo contrasto è anche visibile sulla copertina del disco dove l´orizzonte di una città arrugginita, si staglia su un immenso campo di grano.
Bene, come sono andate le cose in studio di registrazione, il risultato finale ha rispecchiato ciò che avevate in mente oppure avete dovuto rinunciare a qualcosa?
Davide: Sì, siamo soddisfatti del risultato finale. E’ stato un lavoro immenso e con pochissimi soldi per la produzione alle spalle ma, nonostante l’economia, il risultato è stato ottimo. Speriamo con il prossimo disco di avere più possibilità sia economiche che di strumentazione per andare sempre più incontro al suono che vorremmo.
Non avete rinunciato ad avere sul disco alcuni ospiti di valore quali John Macaluso, Federica De Boni, Douglas R. Docker, come li avete coinvolti?
Davide: Ci sono storie diverse per tutti e tre gli ospiti. Abbiamo conosciuto John ad una clinic che ha tenuto a Torino e, grazie ad Andreas Polito, il tecnico del suono che ha mixato il nostro disco, gli abbiamo fatto ascoltare un nostro brano demo (il brano Waxhopes). A John è piaciuto il pezzo ed ha deciso di registrare le batterie. Da lì il passo è stato breve perché tutto suonava così bene che si è deciso di registrare assieme anche altri sei brani del disco. Abbiamo incrociato la strada di John nel momento giusto perché la collaborazione è nata in un momento di transizione tra un batterista ed un altro, Salvo Amato ancora non suonava con noi. Per quanto riguarda Federica, invece, la storia è diversa. Siamo suoi grandi ammiratori fin da quando eravamo ragazzini e, non appena abbiamo saputo da Danilo Bar che lei sarebbe ritornata a vivere in Italia e sarebbe rientrata nella band, abbiamo contattato Tony proponendo una collaborazione sul nostro disco. Federica ha accettato di buon grado così ci siamo recati a Vicenza dove ha registrato le sue linee vocali, anche queste in Waxhopes. Fatti conto che quando abbiamo iniziato ad ascoltare metal lei era già negli Stati Uniti e quindi non avevamo mai avuto occasione di sentirla cantare dal vivo, come puoi immaginare è stato davvero emozionante essere nello studio con lei e, soprattutto, vederla e sentirla registrare delle parti vocali su un pezzo scritto di nostro pugno!
Andrea: Con Douglas la storia è ancora diversa, io personalmente lo conosco dagli anni novata quando, ero ancora un bambino, mi aveva dato alcune lezioni di pianoforte. Dopodiché lui ha intrapreso una vita nomade che lo ha portato dalla Svezia alla Francia passando per la Tailandia. Infine, credo fosse il 2008, ha fatto ritorno in Italia dove ha ripreso a lavorare al suo progetto Docker´s Guild. Da lì siamo rimasti sempre in contatto e le collaborazioni tra noi si sono succedute senza sosta. Prima lui ha registrato alcuni interventi di tastiera nei nostri primi demo, dopodiché noi abbiamo registrato alcuni sample parlati sul primo disco dei Docker´s Guild, poi abbiamo preso parte alla live band del medesimo progetto ed infine lui ha registrato altre parti di tastiera e pianoforte per Kingdom of Rust. Siamo molto contenti di avere questi ospiti, sebbene i brani siano tutti scritti di nostro pugno, la loro presenza è un valore aggiunto che, in alcuni casi, è anche affettivo.
Nelle recensioni sono spesso presenti anche "improbabili" paragoni, questo è valso anche per voi? Quali sono invece le "vere" influenze che riconoscente al vostro album d'esordio?
Andrea: Sì, direi che è successo anche a noi! :D
Qualche recensore ha sentito influenze dei Symphony X e dei Dream Theater cosa che noi non sentiamo. Per i Symphony X siamo in totale disaccordo in quanto è un gruppo che non abbiamo l´abitudine di ascoltare, io personalmente conosco un disco solo. Sono davvero una grande band ma il loro stile è molto più power e pomposo del nostro, noi abbiamo molte atmosfere calme ed evanescenti, i nostri momenti power sono pochi e comunque non in stile Symphony X. Riguardo ai Dream Theater, invece, mi posso ritenere un grande fan sebbene da qualche anno non li seguo solo a distanza, diciamo che sono molto più attaccato ai loro primi lavori, al loro suono degli anni ´90. Sebbene abbia un´ammirazione sconfinata per i loro dischi di quel periodo, non credo che Kingdom of Rust suoni ispirato ad un Images & Words, per esempio… L´unico paragone che mi sento di fare con i Dream Theater, è con un disco come Awake, lungi da me compararci alla magnificenza dei Newyorkesi, il mio paragone non riguarda infatti la qualità delle canzoni ma si limita alla struttura del disco. Sia Kingdom of Rust che Awake sono dischi lunghi circa 70 minuti ed entrambi contengono canzoni molto diverse al loro interno, ci sono dei lenti, dei pezzi heavy, un brano acustico, uno strumentale, ed entrambi i dischi necessitano qualche ascolto in più per essere completamente digeriti. Ovviamente la similarità non è voluta semplicemente il nostro disco è venuto fuori così, ed è figlio delle diverse atmosfere che ci piace esplorare. Spesso ci hanno paragonato ai Threshold ed ai Riverside, e questo è più che curioso dato che sono gruppi che non abbiamo mai ascoltato! Ho visto i Riverside dal vivo una volta e mi sono piaciuti molto ma non ho ancora avuto occasione di approfondire, mentre dei Threshold conosco soltanto una canzone… di cui ora non ricordo neanche il nome! :D
So che entrambe le band riscuotono molto successo per cui i paragoni ci fanno più che piacere. Forse sarebbe il caso che mi mettessi ad ascoltarli, magari troverei anch´io qualche similitudine! Tra i paragoni più azzeccati riconosco i Fates Warning, di cui sono un grande ammiratore. Li ritengo una band di altissimo livello e dal gusto davvero delicato e vincente. Sicuramente, in un modo o nell´altro, hanno giocato un ruolo influente in alcuni brani di Kingdom of Rust. Mi fa personalmente molto piacere che qualcuno accosti il nostro nome al loro! Un´altra band di cui vado pazzo sono i sacri Pink Floyd e sicuramente alcune atmosfere eteree e psichedeliche hanno origine dal loro particolare sound. Per le parti più heavy potrei citarti, per me, i Judas Priest, autentici dei del metallo, però non so se il paragone reggerebbe, il nostro metallo non è scintillante come il loro, è più arrugginito! ;)
Quanto vi sentite legati a un filone specifico come quello del Progressive Metal e quanto sentite invece il bisogno di trovare una collocazione musicale più personale?
Andrea: Diciamo che nel pentolone del progressive metal ci cade tutto quello che è difficile classificare, forse è un bene, forse no! Personalmente ritengo che il grande problema del progressive sia stato lo stereotipo di cui è caduto vittima nel trascorrere degli anni. Spesso quando si sente parlare di progressive molta gente storce il naso perché pensa ad interminabili canzoni con altrettanto interminabili assoli di note velocissime e prive di sentimento… Troppo spesso è purtroppo così! Oppure ci sono molti gruppi che si definiscono progressive solo perché a cadenze regolari mettono due otre battute in tempi dispari, ma per il resto è doppia cassa a manetta in stile Gamma Ray (band gagliardissima, a mio parere!)…
Davide: Com´è scritto nella nostra piccola biografia sul nostro sito internet, noi abbiamo cercato di fare nostro il termine progressive ed abbiamo creato questa miscela di atmosfere differenti e spesso contrastanti tra loro. Stiamo cercando di creare la nostra strada. La necessità di classificare in generi è plausibile e, tutto sommato, comoda per cui non c´è altro pentolone in cui potremmo cascare se non quello del progressive metal.
Andrea: Magari tra dieci anni qualcuno ci dirà che saremo i fondatori dell´electronic-heavy-psyche-prog metal, chi lo sa… Alla fine basta aggiungere un Antani ed uno scappellamento a destra cosicché ognuno abbia la categoria di metal che meglio si addice alla sua musica! ;)
Come abbiamo già sottolineato "Kingdom of Rust" è uscito per la Massacre Records, una bella soddisfazione... come ci siete arrivati? Questa partnership sta dando anche dei risultati?
Davide: Siamo approdati alla Massacre percorrendo la strada che ogni band può percorrere, abbiamo registrato ed abbiamo inviato il CD al loro indirizzo! :) Sì, è una bella soddisfazione! Vedersi recapitare a casa il pacco con i CD che portano il tuo nome e sul retro il logo di una casa discografica che opera nel settore da più di vent´anni è davvero una bella soddisfazione, soprattutto se, come noi, lavori con dedizione alla tua band da più di sei anni. La collaborazione con loro sta dando risultati molto positivi. La loro rete di promozione è molto vasta, abbiamo avuto molte recensioni sulla rete (tra cui la tua qui su metal.it), e recensioni sulle grandi riviste come Metal Hammer, Rockhard e Legacy. Non ci possiamo lamentare! Riguardo alle vendite del CD (anche digitali) sapremo qualcosa solo tra qualche mese, ci sono faccende burocratiche che devono prima passare attraverso società quali GEMA oppure SIAE e c´è bisogno di tempo per quello.
Andrea: Diciamo che non facciamo affidamento sul denaro che arriverà dalla vendita, il mercato discografico è in crisi da anni ed il download illegale svantaggia tutti, musicisti per primi, case discografiche per seconde. Ciò che però non è noto è che, con questa logica del ribasso, anche i fan avranno solo da perderci perché il mercato si modificherà portando a sopravvivere solo la cosiddetta “merda commerciale” (scusa il francesismo!) cioè musica di bassa qualità il cui scopo è fare il botto e poi sparire alla stessa velocità e lasciare spazio alla prossima canzone. Sicuramente il fan risparmia i soldi di un CD ma alla fine anche perderà in qualità. Nel nostro caso, se anche fossimo fortunatissimi, sarebbe un vero miracolo se riuscissimo a recuperare i soldi investiti nella registrazione e nella pubblicazione del disco. Il nostro è quindi, per necessità, un approccio di sacrificio e totale dedizione per la propria musica… Forse sono andato un po` fuori tema!
Entriamo nei dettagli dell'album? Ad esempio un titolo come "Social Contract" a cosa è dovuto? Oppure cosa c'è dietro ad una outro come "Melissa"?
Davide: Social Contract, assieme alle altre due tracce Burning The Air e Sacrifice formano un trittico sia musicale che poetico. Il fulcro di questo mini concept è il compromesso, qui preso in considerazioni con tre analisi, Burning The Air, la guerra, il compromesso e il compromettere in un unicum, Sacrifice, il sacrificio per restare all’interno della società e nei rapporti umani e che sfocia irrimediabilmente nel contratto sociale, il compromesso d’eccellenza, per quanto mi riguarda, del vivere umano in società.
Andrea: L`outro è la chicca finale del disco, la satanica dodicesima traccia nascosta (ma senza satanismo). Melissa era la gatta di Davide che spesso, mentre componevamo e facevamo la pre-produzione del disco, faceva la sua comparsa miagolando a tutto volume e richiamando un po´ di attenzione su di sé! La sua presenza è stata costante sin dall´inizio dei Rustfield e quindi un giorno abbiamo deciso di registrare uno dei suoi interventi e di metterlo nel disco come criptica conclusione. Purtroppo Melissa è mancata un mese prima della pubblicazione del disco (aveva 21 anni e mezzo!). Avremmo voluto dedicare il disco a lei ma ormai era troppo tardi ed era già tutto pronto per la stampa dei CD. Aggiungeremo una postilla nel caso un domani si farà una ristampa! :)
Come vanno invece le cose per quanto riguarda l'aspetto live? Ho visto che avete avuto la possibilità di esibirvi dal vivo in contesti più che interessanti...
Davide: Fortunatamente abbiamo avuto qualche possibilità interessante. Abbiamo fatto da spalla ai White Skull quando sono venuti a suonare a Torino, all´Audiodrome, poi abbiamo partecipato all´Italian Revenge Festival, al Rock ´n´ Roll Arena di Romagnano Sesia, dove abbiamo diviso il palco con altri gruppi italiani quali Kappa ed Eldritch.
Andrea: Nel 2013 ci siamo esibiti per un breve showcase a Palazzo Barolo (nel centro storico di Torino) in occasione della Festa Internazionale della Musica. È stato un evento molto particolare perché ci siamo esibiti in un palazzo del 1600 in una sala barocca dove Mozart ha suonato nel 1711! Inoltre abbiamo intervallato le esibizioni di alcuni suonatori classici (roba di liuto e clavicembalo!) con la sfuriata di metallo dei primi due pezzi del nostro disco… Spettinare vecchiette dai capelli blu a colpi di schitarrate, geniale!
Davide: In occasione della pubblicazione dell´album, invece, abbiamo tenuto un concerto (alla prestigiosa Maison Musique di Rivoli) in cui abbiamo suonato l´intero disco da principio a fine. È stato un evento più unico che raro perché per l´occasione abbiamo portato sul palco tutti gli strumenti usati per la registrazione per cui, a fianco di chitarre elettriche basso e batteria, avevamo tutte le tastiere elettroniche e, soprattutto, chitarre acustiche, chitarra classica, contrabbasso ed un pianoforte a mezza coda (suonato proprio da Douglas)! A breve pubblicheremo sul nostro sito e sulla pagina facebook, le foto della serata. Inoltre, abbiamo anche registrato il concerto e chissà che nu giorno non se ne possa fare qualcosa…
State già lavorando a pezzi nuovi? Ricalcherete la linea di "Kingdom of Rust" o pensate sviluppare ulteriormente e/o diversamente il vostro sound?
Davide: Qualche pezzo nuovo già c´è, fermi a diversi stadi di pre-produzione. Alcuni hanno solo bisogno di un testo, altri devono ancora essere conclusi ed altri sono solamente dei riff o poco più. Non abbiamo mai smesso di comporre nuova musica ma, per necessità di cose, abbiamo dovuto concentrarci su altro. È ancora presto per dire su che orizzonti vorremo andare, ma comunque non cercheremo di fare un Kingdom of Rust parte 2, nel bene e nel male. Intendo dire che penso che il prossimo disco sarà innanzitutto più breve e non credo che avrà un brano completamente acustico. Sicuramente ci sarà la componente elettronica che, confidiamo, sarà migliore in qualità e gusto. Penso che i pezzi veloci saranno un po´ più aggressivi, mentre quelli calmi potranno essere ancora più evanescenti… In ogni caso è ancora presto per dire qualcosa di certo, il nostro obbiettivo ora è focalizzarci sui live. Kingdom of Rust è il nostro primo disco ma non è un esperimento. Crediamo molto nelle canzoni che abbiamo scritto e pensiamo che valga la pena promuoverlo suonandolo dal vivo di fronte al grande pubblico. Inoltre crediamo che essere sul palco ed avere contatto con il pubblico, siano le esperienze più emozionanti e soddisfacenti per un musicista, per cui non aspettiamo altro che andare in tour! Ovviamente questa operazione richiede un lavoro organizzativo ed un impegno economico non indifferenti per cui non sappiamo ancora quando materialmente potrà avvenire. Speriamo il più in fretta possibile!
Che dire ancora, grazie per l'intervista! A voi la conclusione...
Andrea: Grazie a te, Sergio, per l´intervista e per le belle parole nella recensione del nostro disco. Un saluto ai visitatori di metal.it e grazie per aver letto questa intervista, speriamo di aver stuzzicato il vostro interesse e vi invitiamo a fare un giro sul nostro sito (www.rustfield.net) per ascoltare un po´ della nostra musica… See you on the road! ;)
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 feb 2014 alle 23:41

ho comprato l'album dopo aver letto la rece su questo sito e... sono rimasto molto deluso. Cosa serve avere Macaluso alla batteria se il suono è peggiore della batteria che esce dalla mia vecchia tastiera GEM. Sinceramente anche dal punto di vista compositivo l'album non è granchè. L'album dei Vitriol, da me acquistato lo stesso giorno, è di gran lunga superiore e dietro non hanno una label come la Massacre. Mah?! Mistero!. E mi spiace dire questo perchè i rustfield sono miei concittadini.