Eh già …“R-Evolution” chiama a raccolta tutti coloro che sanno ancora riconoscere la vera ispirazione, il talento e la cultura applicati a quella forma artistica denominata heavy metal.
Il nuovo disco dei Martiria è ancora una volta una dimostrazione titanica di forza espressiva e non accorgersi di tale superiorità è possibile solo se si appartiene alla frangia di rockofili distratta, frenetica e superficiale (e pure un po’ “modaiola” …) tipica dei nostri tempi, quella, insomma, pronta a dare giudizi “definitivi” anche solo dopo un breve (p)assaggio su YouTube & C.
Dacché sono convinto della preparazione e della scrupolosità del popolo di Metal.it (ehm … o almeno della stragrande maggioranza di esso …), colgo l’occasione di questa eloquente intervista con Andy Menario (straordinaria mente musicale e chitarrista della band) e Marco Roberto Capelli (immaginifico lyricist dei capitolini) per lanciare una sorta di “appello”: ragazzi, sosteniamo come meritano le formazioni come queste, magari concedendo quel pizzico di attenzione in più in grado di rivelare fino in fondo la loro grandezza … ne ricaveremo tanta soddisfazione cardio-uditiva, compiremo un atto di “giustizia” e ci garantiremo tanta altra splendida musica, facendo sparire il velo di (poco rassicurante) amarezza che invece purtroppo traspare dalle parole dei nostri interlocutori … conto su di voi!
Ok, ragazzi … ormai è ufficiale … siamo di fronte ad un caso conclamato di “circolo virtuoso” … nuovo disco, nuovo top album e inevitabile intervista … la prossima volta provate almeno a fare un disco “brutto”, per cambiare un po’ … vabbè, a parte gli scherzi, un caloroso bentornato sulle pagine di Metal.it! Come vanno le cose?
Andy: Ciao Marco, qui tutto ok … grazie ancora per lo spazio che ci dedicate su Metal.it.
“Ridendo e scherzando”, come si dice, festeggiate il decennale della vostra attività e continuando per (para)frasi fatte: dieci anni e non sentirli e … di splendido sentire! Dovendo stilare un piccolo bilancio, come valutate l’intera parabola artistica del gruppo?
Andy: Una parabola evolutiva. Abbiamo cominciato per scherzo, con alcuni amici, e man mano se ne sono aggiunti dei nuovi … una parabola infinita di esperienze diverse, d’incontri artistici, di alchimie più o meno riuscite. Avevo ripreso in mano il progetto Martiria per fare una musica che mi piacesse, che il mercato non offriva. Oggi posso dire di esserci riuscito. E’ stato divertente finora.
Marco: Divertente? Assolutamente, ma anche molto più di questo, almeno per me. I Martiria sono stati (e sono) il salvagente che mi ha tenuto a galla mentre tutto il resto del mondo andava alla deriva. Non ditelo ad Andy, ma gli sono dannatamente grato per avermi tirato dentro all'”affaire” Martiria e per avermici tenuto a forza.
“R-Evolution”, come anticipato, è ancora una volta una dimostrazione schiacciante di rigore, istinto ed estro, intinta in un gorgo di ossianica magniloquenza, l’ulteriore prezioso tassello di un’impeccabile discografia … ci sono, però, anche alcune importanti novità rispetto al passato, che mi piacerebbe sviscerare singolarmente … cominciamo dal contratto discografico con la Rocksector Records … com’è maturato tale rapporto e come lo giudicate, finora?
Andy: Per l’uscita di quest’album, abbiamo giocato tutte le carte possibili, contattando le maggiori label esistenti (ricevendo anche ottimi feedback), ma dopo una serie di proposte che giudico scandalose e preoccupanti, la Rocksector Records (cosi come poche altre) ci ha fatto una proposta concreta, corretta ed in linea con le nostre esigenze. Tra l’altro, ora come ora, posso dire che il lavoro che hanno svolto cosi come quello della Hellion Records per le Americhe, è stato davvero eccezionale. In pochi mesi dall’uscita dell’album abbiamo ricevuto più feedback internazionali che in nove anni di lavoro con le label precedenti.
Passiamo ora al personale esecutivo … raccontateci i motivi per cui si è interrotta la collaborazione con Federico “Freddy” Giuntoli e, soprattutto, dove avete scovato Flavio Cosma e perché (anche se ascoltando il disco, la risposta è implicita …) lo avete scelto …
Andy: Dopo l’esperienza di “Roma S.P.Q.R.” avevamo l’ambizione di proporci realmente sul mercato internazionale ed avevamo la necessità di trovare un cantante che fosse effettivamente di portata internazionale, cosi ne abbiamo parlato con Freddy (che ringrazieremo sempre per il suo aiuto e la sua dedizione alla nostra causa) e di comune accordo, abbiamo scelto di cercare un nuovo singer. Flavio, veniva da un progetto che poi non ha visto luce, ha effettuato dei provini e ci ha subito colpito per la sua potenza e capacità espressiva, proprio quel che cercavamo. Il suo contributo al disco inoltre è stato importantissimo in termini di linee melodiche e arrangiamenti in generale.
Marco: Flavio ha dalla sua anche il fattore ... anagrafico (che, non sembra, ma ha il suo valore) ed una forte presenza scenica. Peccato che, ad oggi, tutte le possibilità di suonare live sembrino svanire un momento prima di concretizzarsi. Neanche avessimo profanato la tomba di re Tut ...
Impossibile, poi, non chiedervi qualche dettaglio sulla presenza di un “certo” Vinny Appice … una scelta di assoluta garanzia nei settori vocazione, tecnica e talento (che i Martiria avevano già concretizzato nel loro passato da “discografici” con i sottovalutati Power Project …), che poteva risolversi in un “compitino” e invece, come ha detto “qualcuno”, si è rivelata un autentico “marriage made in heaven (& hell)” con il sempre ottimo Derek Maniscalco …
Andy: Ahahahhaahah!!! Sì, Vinny è una persona eccezionale ed un professionista incredibile. Ha lavorato ai nostri pezzi con grande dedizione, suggerendo qua e là anche delle piccole variazioni ed arrangiamenti.
Il suo drumming è riconoscibile al primo ascolto. Inconfondibile, dovrei dire. E’ una musicista del quale sono sempre stato affascinato, ha un modo di portare il tempo devastante, potente e pesantissimo … le nuove leve piuttosto che correre dietro ai beat del doppio pedale, dovrebbero assimilare anche solo un decimo del feeling e del groove di gente come Vinny Appice.
Continuando con le “novità”, per così dire, mi sembra anche di rilevare un orientamento leggermente più “classico” e diretto, forse anche per il favoloso e peculiare drumming di Appice e la voce maggiormente stentorea di Cosma … insomma, semplificando parecchio le cose, potremmo dire più Sabs, Dio e Rainbow che Warlord, pur mantenendo il vostro tipico carisma … impressione corretta? Cosa vi ha condotti a quest’approccio?
Andy: Hai fatto centro Marco. Non so cosa ci abbia condotto fin qui, diciamo forse che mi ero un pochino stancato dei soliti cliché Martiria, cosi mi sono divertito a tirare fuori delle composizioni più dirette, un po’ com’è stato all’epoca di “Time of Truth”, ma decisamente più heavy. Volevo un disco più immediato e scorrevole … i Martiria sono nati per sperimentare tutto ciò che mi girava per la testa … bene, in quest’ultimo periodo questo è quel che mi gira! Ahahhahaah!!
Ancora una volta, in “R-Evolution”, il vostro enorme valore artistico è confermato anche dallo spessore poetico e letterario dei testi di Marco Roberto Capelli, che stavolta passano con disinvoltura dal mito di Orfeo alla metafisica di Lovecraft, senza dimenticare epiche battaglie russo-giapponesi e misfatti coloniali, mentre poi, su tutto aleggia il tema della “rivoluzione”, trattato con atteggiamento critico e composito … anche qui è doverosa la richiesta di un approfondimento …
Andy: Beh … come vuole la prassi, non posso far altro che cedere la parola a Marco.
Marco: Mah, ti dirò... di solito ho un atteggiamento molto critico nei confronti di quello che scrivo. C'è quasi sempre qualcosa che non mi convince, qualche pentimento, qualcosa che (ri)farei diversamente. Di solito, ma non stavolta. Non sto dicendo che i miei testi siano “perfetti” (qualsiasi valore si voglia dare a questa parola), però ho la sensazione di aver dato il massimo. Il “mio” massimo, almeno. Non so se mi siano “venuti bene”, so che meglio di così ... non potevo fare. Non c'è un verso che cambierei, una parola, un'immagine, una rima.
E so anche che mi sono veramente divertito a scavare fra tutte le “storie” nelle quali sono inciampato in un momento o l'altro della mia vita, a rovistare tra quarant'anni (ahia) di appunti mentali.
Alla fine sono perfino riuscito, involontariamente, ad inventarmi un filo comune che attraversa tutti i testi e tutte le situazioni, legandoli ma senza privarli della necessaria indipendenza.
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la creatività. Per tirar fuori qualcosa d’interessante devo spremermi come un limone, eppure, stavolta, le parole e le immagini scivolavano direttamente dalle dita alla tastiera. Non c'è dubbio che il merito sia in gran parte delle musiche di Andy che, stavolta, ha superato se stesso.
Se deve essere l'ultimo lavoro dei Martiria ... beh, è davvero un
canto del cigno!
Mi svincolo dalle domande sui singoli brani, che mi mettono sempre in grande difficoltà all’atto di effettuare delle selezioni e passo a chiedere a voi di segnalare al pubblico di Metal.it i pezzi che ritenete più significativi della vostra “essenza” attuale …
Andy: Credo che l’interezza di questo disco sia l’esempio della totalità di ciò che oggi siamo. C’è tutto dentro.
Marco: Quest'album mi piace tanto che ... faccio perfino fatica a decidere quali siano i miei pezzi preferiti. “Southern Seas”? “Tsushima”? “Light Brigade”?
Nah, non ce la faccio.
Tra l'altro mi sono accorto che ogni recensore ha indicato un pezzo diverso come “migliore dell'album”, e questa è una cosa fantastica, perché vuol dire che siamo riusciti a coprire tutte le sfumature del genere ... restando sempre e comunque Martiria!
E proprio parlando dei nostri lettori, da alcuni loro commenti, sembra che “Time of Truth” sia considerato il vostro album migliore … ora, alla luce di questa preferenza sono andato a “ripassare” la vostra discografia e mi permetto di dissentire … e solo perché non sono stato in grado di evidenziare, nemmeno a “posteriori”, un’eventuale flessione espressiva nel lavoro dei Martiria (a parte, forse, qualche “naturale” ingenuità nell’esordio …). C’è un disco a cui vi sentite particolarmente legati, magari anche solo per motivazioni “extra-artistiche”?
Andy: non so, credo che forse “The age of the Return” sia l’album che in qualche modo ha sancito la nostra presenza sul mercato. Sì, nominerei questo anche solo per il fatto che è stato un album difficilissimo da scrivere, forse il più prog in assoluto, peccato solo per la produzione che lascia un pochino a desiderare, ma comunque è sicuramente un album che mi ha dato molto.
Marco: Concordo con Andy: “The Age of the Return” è una pietra miliare della nostra produzione, anche perché si tratta di un album molto visivo e concettuale, solido, quadrato, potente, tuttavia ... non posso fare a meno di avere un debole per “On the way back”, il nostro lavoro più oscuro ed assieme lirico, onirico e sognante. “You Brought me Sorrow”, per dirne una, continua a darmi i brividi ogni volta che la sento.
Inevitabile domanda sulla questione live, che da quanto avete anticipato non mi sembra particolarmente rosea … tra l’altro avevate appena risolto il problema “logistico” di avere un oceano tra voi e un vostro membro ed ecco che la difficoltà si ripropone … come avete intenzione di ovviare alla “complicazione”? Vinny riuscirà a partecipare a qualche concerto e chi lo sostituirà nelle altre occasioni?
Andy: non ci saranno live se non ci sarà Vinny Appice. Abbiamo la sua disponibilità, come detto in altre occasioni come al solito non ci sono soldi. Se ci saranno offerte o proposte che ci potranno permettere di andare live con Vinny le valuteremo con entusiasmo, viceversa, credo che dieci anni di attività siano comunque un bel traguardo.
Marco: Produttori, PR, organizzatori di eventi che leggete queste righe, rispondete, dove siete andati?
Per “Roma S.P.Q.R.” avevate anche girato un video-clip … prospettive da questo punto di vista?
Andy: No, al momento no, ci avevamo pensato, ma la crisi ha sancito il fermo ufficiale alla produzione di eventuali video.
E ora cosa succederà in casa Martiria? Continuerà la collaborazione con Vinny? Tra l’altro, Rick Anderson, a quanto pare, ha lasciato i Warlord e magari sarebbe disponibile per un duetto con Flavio …
Andy: Ahahahaha!! No, non ci sarà ritorno di Rick, né tantomeno grandi programmi. Dopo dieci anni, ci mettiamo alla finestra, tutti abbiamo altri progetti in mente, vediamo quel che succede con quest’ultimo sforzo che abbiamo chiamato “R-Evolution” … una Rivoluzione ed una Evoluzione … se uscirà fuori qualcosa d’interessante bene, altrimenti potrebbe anche darsi che dieci anni di attività siano sufficienti per passare ad altro.
Molti sostengono che la musica, in fondo, nel suo ruolo di forma d’arte “popolare”, è lo specchio della società e del suo tempo … in quest’ottica, se la condividete, che momento stiamo vivendo?
Andy: Personalmente sono troppo distaccato dal momento sociale, lo rifiuto a priori, perché di base sono molto ottimista di mio, quindi non amo ascoltare quel che i media ci propinano, o quel che esce fuori dai luoghi comuni. Penso che la musica come forma d’arte sia l’espressione dell’animo del singolo artista, e sarà sempre divisa in due categorie, quella dei dannati e quella degli amati … a me non piace appartenere a nessuna delle due. Avrai capito che il mio è un momento particolarmente positivo! … ahahahahah!!!
Marco: Io, invece, mi siedo sull'altro piatto della bilancia. Poliziotto buono e poliziotto cattivo, altrimenti non c'è interrogatorio! Volevo rispondere “L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare! “, come diceva Gino Bartali negli anni '80, poi ho pensato che il novanta per cento dei ragazzi non sanno neppure chi sia Bartali e mi sono sentito un po' troppo vecchio. E, forse, è questo il problema. Sarò vecchio. E' che non mi ci ritrovo più. E se non ci capisco niente, per carità, come faccio a commentare?
Preferisco a limitarmi solo ad un’osservazione di tipo musicale: ai miei tempi, nel neolitico, si andava in un negozio di dischi - una o due volte al mese (a riuscirci coi soldi) - e si sceglieva con molta pazienza cosa comprare. Ci si basava sui consigli degli amici, del proprietario del negozio, sull'estro del momento. Si sbagliava su indicazione altrui o propria, ma c'era voglia di provare. A volte si scopriva un tesoro. Poi si tornava a casa e, nel silenzio della stanza/sala/camera, si accendeva lo stereo. I pezzi li ascoltavi una, due, cento volte finché ti entravano dentro; e ci restavano. Quelli buoni si consolidavano, gli altri passavano. Ascoltavi il testo, la musica, i bassi, la batteria, la voce, le parole. Lasciavi che le immagini ti scivolassero davanti agli occhi. Non possedevamo un
mp3-player con diecimila canzoni, ma la musica, la nostra musica, la conoscevamo bene, ne parlavamo con gli amici, scambiavamo fruscianti “cassette”, eravamo maestri del
rec+play e, soprattutto, sapevamo distinguere quello che valeva dal resto. La musica la volevamo potente, complessa, vibrante. I “nostri” gruppi dovevano avere qualcosa da dire ed anche sapere come dirlo. Ci voleva tempo per comporre un disco, e fatica per diventare professionisti, ma i pezzi duravano, la gente li ascoltava e li faceva suoi. Adesso la musica sembra essere un altro prodotto da discount, come tanti. Nessuno che investa, nessuno che si preoccupi della qualità. Non formano professionisti, non servono più a nessuno. Cercano fenomeni da circo usa e getta, da bruciare nel giro di una canzone, di un video.
Forse in un mondo come questo non c'è più posto (o non c'è più bisogno) per un gruppo come i Martiria.
Infine, dopo i complimenti e i ringraziamenti, non mi resta che salutarvi, e lasciare a voi i commenti finali, chiedendovi di continuare a credere in questo “sogno” chiamato Martiria (e poi, tornando all’inizio della chiacchierata, “please don't break the circle!”).
Andy: Bene Marco, vogliamo innanzi tutto ringraziare te e tutta la gente che ci sostiene e ci ha sostenuto finora, perché è stata fondamentale per il cammino della nostra band. Il circolo non si fermerà, magari prenderà sfumature diverse, ma chi vive di musica, muore di musica … non c’è nulla da fare!
Stay in music!