I Moonlight Circus hanno da poco dato alle stampe il loro secondo album, “Madness In Mask”, ma il loro ritorno non è rimasto un caso isolato dato che anche gli stessi Black Jester, che erano stati fondamentali per la loro nascita, sono prossimi al rientro discografico.
Molti, come scopriremo nel corso di questa intervista, sono i punti in comune tra i due gruppi, uno su tutti la presenza del chitarrista Paolo Viani, con quale andiamo a vedere cosa c’è dietro la maschera e quali saranno i prossimi impegni per i Moonlight Circus e per i vari musicisti che ne fanno parte.
Prima di tutto complimenti per il nuovo album, mi è piaciuto davvero molto! Inizierei parlando proprio di questa nuova release...
Ciao Sergio e grazie per i complimenti! Sono contento che il disco ti sia piaciuto! "Madness In Mask" è il secondo lavoro dei Moonlight Circus ed esce a soli tredici anni di distanza dal suo predecessore, "Outskirts Of Reality" del 2000. Abbiamo cercato di rimanere fedeli al nostro suono, quello che gli addetti ai lavori etichettano come “power-epic-prog” (????) , provando ad inserire nel contempo alcune nuove sfumature sonore, principalmente suggerite dal nuovo cantante Emanuele Cendron.
Si, ma ora spiegateci dove vi eravate nascosti durante tutti questi anni...
Abbiamo dovuto far fronte a diverse difficoltà: cambi di line up, fallimenti di etichette discografiche, impegni familiari e lavorativi ... tutte cose che hanno rallentato l'attività della band. Una prima versione di "Madness in Mask" era già stata registrata nel 2005, ma a causa del fallimento della nostra label dell'epoca il disco non vide mai la luce. Un paio di anni dopo decidemmo di riregistrare il lavoro nello studio di Salvatore, rinfrescando la tracklist con alcuni nuovi brani composti nel frattempo. Il tutto è rimasto congelato fino al 2012 quando Franko Sturm, titolare della RockItUp/IceWarrior Records, ci ha contattato offrendoci la possibilità di produrre il disco. Il suo entusiasmo ci ha fatto accettare la proposta: abbiamo ripreso in mano l'opera aggiornando le cose che alle nostre orecchie suonavano ormai datate, lavorato su artwork e grafica et voilà ... 13 anni passati in un baleno!!
E' già da un po' che "Madness In Mask" è uscito, come è stato accolto?
Per fortuna generalmente le recensioni sono state positive! Siamo consci di proporre un genere che attualmente ha poco "appeal" e, onestamente, di non aver prodotto un album epocale, ma nel complesso sembra che siamo riusciti a pubblicare un disco all'altezza delle aspettative. Mi ha fatto piacere, oltre a sorprendermi piacevolmente, di constatare che il nome della band, dopo tutto questo tempo, non era caduto nel dimenticatoio ( grazie anche all'associazione con i Black Jester), ma, anzi, che "Outskirts Of Reality" sia presente nella discografia di molti recensori!
E da parte vostra siete soddisfatti dall'album, credete che vi rappresenti al meglio?
Penso non esista alcun musicista soddisfatto al 100% del risultato finale di un proprio disco. C'è sempre qualcosa, magari un dettaglio, che si pensa potesse venire meglio. Noi non facciamo eccezione. Di cose migliorabili in "Madness In Mask" ce ne sono sicuramente, ma abbiamo voluto fortemente pubblicarlo per contrassegnare oltre 10 anni di attività della band, piantare un simbolico paletto ed andare avanti.
Ci hai già ricordato come all'interno del disco ci siano brani e idee che risalgono al periodo successivo a "Outskirts of Reality", nulla da quello precedente con i Black Jester?
No, niente avanzi giullareschi!! Per contro diversi brani provengono dall'immediato ”post-Outskirts". La versione del 2005 del disco era composta interamente da queste idee. Successivamente abbiamo composto materiale che ci soddisfaceva maggiormente e che quindi è stato inserito nella versione finale del disco.
Quali sono, a tuo giudizio, ad ogni modo le principali differenze tra questo lavoro e il suo predecessore?
In "Madness In Mask" abbiamo cercato di alternare brani dalla struttura elaborata e ricchi di variazioni e cambi d'atmosfera, tipici della nostra produzione, a pezzi un po' meno dispersivi, con una struttura più asciutta, ma sempre con un arrangiamento curato, ricco e sinfonico. Rispetto al passato si è tentato di curare maggiormente il suono d'insieme, piuttosto che provare a stupire con numeri da circo (andando così contro al nostro moniker!)
Parliamo invece dei testi: che temi avete trattato?
Non vi è un unico filone creativo, relativamente ai testi, innanzitutto poiché gli autori sono più di uno, sebbene Daniele li abbia poi curati nella versione finale. Nei testi partiamo da temi introspettivi, ispirati anche ad esperienze personali, come su “Wind of Solitude” e “The Duel”, per arrivare a temi onirici e visionari, come su “Mountains of Madness”, “Winter Masquerade” e ”Gabriel”. Sia nei temi sia nello stile a tratti traspaiono assonanze con capolavori che ci hanno certamente influenzato, a cominciare dagli autori dell'800 inglese.
Chiaramente l'immagine della copertina è legata al titolo del disco, ma forse si poteva fare qualcosa di meglio… non mi pare che abbia tutto l'impatto e l'appeal necessario per distinguersi, o sbaglio?
Sicuramente la copertina non vincerà l'Oscar per l'originalità del soggetto. Il tema della maschera dal ghigno malvagio è stato ampiamente sfruttato nell'iconografia metal e non. Trovo però che l'artwork del disco sia si semplice, ma identifichi e focalizzi bene il titolo del disco. Tra le varie ipotesi che avevamo considerato abbiamo trovato fosse la più efficace, perciò la abbiamo adottata.
Sicuramente un gran potenziale lo possiedono le vostre canzoni, avete anche realizzato dei video a riguardo per promuoverle?
Video veri e propri no, non abbiamo un budget sufficiente per produrre qualcosa degno di questo nome. Ovviamente esistono su Youtube i classici pseudo-video ( assemblaggi di musica ed immagini più o meno attinenti al brano) che svolgono comunque più che egregiamente il loro fine promozionale.
Avete già iniziato a mettere materiale nuovo nel "cassetto"? Dobbiamo aspettarci delle novità dai Moonlight Circus?
Il progetto Moonlight Circus attualmente è in stand-by in quanto tutti gli sforzi sono focalizzati verso quello che sarà il ritorno dei Black Jester. Io, Daniele e Gianluca, insieme ai membri originari della band (Alexis "The Jester", Alberto Masiero, Gil Teso e Nico Odorico) stiamo già lavorando in tal senso. Speriamo, e contiamo, entro la fine del 2015 di dare un degno successore a "The Divine Comedy"!
Ma se non sbaglio ci sono quali altri progetti e attività che state portando avanti…
A parte la reunion dei Black Jester di cui ti ho appena accennato, i componenti della band hanno tutti attività e progetti paralleli. Salvatore sta lavorando ad un suo progetto prog-metal che penso vedrà la luce nel prossimo futuro; Gianluca si divide tra basso, chitarra e voce in svariati progetti locali; Emanuele, ormai trasferito da tempo Londra, ha sviluppato un intenso interesse per le composizioni elettroacustiche sperimentali; Daniele ha collaborato sia in studio che live con Joacim Cans (HammerFall) nel suo progetto solista e io sono indegno membro della live band dei leggendari Warlord. Non siamo sicuramente dei pantofolari!!
Tornando ai Moonlight Circus, voi siete sotto contratto con la IceWarrior Records, come mai siete dovuti "emigrare" in Germania per ottenere un contratto?
Molto semplicemente perchè qui in Italia non ci ha filato nessuno! Ovvio che 13 anni di inattività nel mercato discografico sono devastanti, ma in Germania i nomi Moonlight Circus e, soprattutto, Black Jester suscitano ancora un qualche interesse. Il contatto/contratto con la IceWarrior è nato proprio per questo.
Beh, non vi è mai capitato di commentare: se fossimo tedeschi o svedesi, oppure...
Certo, mi è capitato soprattutto quando sentivo certe produzioni d'oltralpe ... Anni fa mi crucciavo molto di più per questa disparità di trattamento; ora, per fortuna, l'età e l'esperienza mi fa guardare con più distacco a queste cose. Certo, ancora adesso quando leggo assiomi del tipo "band italiana=spazzatura" mi girano vorticosamente, ma mi passa quasi subito!!
È cambiato qualcosa nella scena metal dai vostri esordi fino ad oggi, secondo te?
Allacciandomi a quanto appenda detto, l'assioma appena citato è per fortuna passato molto di moda. All'inizio degli anni 90 sui giornali specializzati tedeschi era una specie di tiro al bersaglio nei confronti delle bands italiane. Ovviamente c'erano delle virtuose eccezioni, ma purtroppo il trend non era dei più positivi.
Per fortuna grazie a gruppi che sono riusciti ad emergere ed all'allentamento dei paraocchi di taluni recensori, anche il metal italiano ha raggiunto la tanto agognata dignità. E' cominciata in quel momento una sorta di "età dell'oro": possibilità discografiche, investimenti, visibilità ... tutto durato qualche anno. Ora, tutto mi sembra che tutto sia tornato come prima, a parte l'ostracismo della stampa straniera ...
Come pensi che siano invece considerati gli Moonlight Circus in questo contesto?
Dalle recensioni e dai feedback ricevuti vedo che Moonlight Circus siano considerati quasi alla stregua di una "prime mover band" del power epic prog italico, con ancora qualcosa di interessante da dire e da proporre ... il che non è affatto male!
E come pensi sia meglio chiudere questa intervista?
Innanzitutto ringrazio te Sergio per l'attenzione e lo spazio dedicatoci. Ai lettori dico: nell'eventualità, date una possibilità a "Madness In Mask"... magari non ci troverete nulla di rivoluzionario o epocale, ma mi sento di garantire un disco fatto con il cuore, con competenza e di cui non vi annoierete dopo pochi ascolti!