Gunfire: Man and … Heavy Metal

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Gruppo:Gunfire

Non poteva che essere lo storico cantante Roberto "Drake" Borrelli ad intervenire per raccontarci un po' del nuovo album dei Gunfire, di come si è sviluppato, di cosa dobbiamo aspettarsi e del perché sono dovuti passare ben dieci anni dal precedente. Pur focalizzando l'attenzione su "Age of Supremacy", non ci siamo fatti mancare l'occasione per dare un occhiata al passato del gruppo e testare il polso sulle loro prossime mosse...

Non posso che dare il via a questa intervista con una domanda "scomoda": come mai questa lunga attesa tra "Thunder of War" e "Age of Supremacy"?
E’ una domanda che mi fanno in tanti, devo dirti che per noi è stato un tempo dettato dagli eventi, non avevamo alcuna fretta di realizzare una nuova uscita discografica, noi facciamo musica per il solo piacere di farla, nel tempo abbiamo notato che potevamo muoverci su un binario un poco più ambizioso a livello stilistico, così iniziammo a comporre i nuovi pezzi, all’inizio con l’apporto anche di Fabio Allegretto, il chitarrista storico dei Gunfire, poi purtroppo senza di lui perché dovette lasciare per problemi di salute e questo ci bloccò per qualche tempo.
Nel nuovo Cd mi sembra abbiate rinunciato ad una evidente attitudine Epic Metal e "ottantiana" riscontrabile nei precedenti lavori a favore di un approccio maggiormente versatile, capace di guardare tanto al Progressive Metal quanto ad un sound più affilato e moderno, direi ben testimoniato da un pezzo come "Voices from a Distant Sun". E' un'analisi corretta?
Sicuramente "Age of Supremacy" è diverso e meno diretto rispetto alla nostra vecchia produzione ma a parer mio e anche secondo i miei compagni di divertimento, rappresenta un momento importante, la maturazione artistica di una band che non voleva e non poteva continuare a fare le stesse cose di 10 o 30 anni fa…. Ho detto 30… non mi sembra possibile ma è così… da quel lontano 1984 della nostra prima apparizione è trascorso un tempo lunghissimo. Devo però dirti che la componente epica è ancora presente e avvertibile in ogni brano, sarà forse dovuto al mio modo di cantare, in ogni caso i pezzi sono semplicemente più arrangiati e articolati, la definizione di progressive metal ci va un poco stretta… sembra che come ci si sposta dallo standard ottantiano si diventa progressive, noi siamo ottantiani nell’anima e l’album “Age of Supremacy” non è più prog metal di quanto non lo fosse "Rage for order" dei Queensryche giusto per fare un nome ottantiano.
E' stato un percorso naturale, per quanto evidenziato dalla lunga pausa di cui abbiamo appena finito di disquisire?
Certamente la maturazione artistica è avvenuta in modo naturale, c’è da dire che mentre "Thunder of war" era un album di raccordo, che riagganciava il discorso abbandonato nel 1986, "Age of Supremacy" è ora una vera opera prima dei Gunfire 2.0 dove sono io l’unico reduce e custode del ‘culto del fuoco’ e i nuovi adepti non scherzano davvero a livello di abilità tecnica e gusto stilistico.. che poi nuovi non sono perché Luca Calò e Marco Bianchella erano presenti anche in Thunder of war, Michele Mengoni sostituisce il dimissionario Maury Lyon ormai da parecchi anni e l’ultimo arrivato Marcello Lammoglia è nuovo nel gruppo ma è un ‘vecchio’ thrasher amante di Megadeth e Slayer. La ‘colpa’ degli arrangiamenti particolarmente curati devo dire che è di Luca, è un pignolo da far paura, tecnicamente un notevole chitarrista e appassionato, lui si, di prog metal.
Quanto è stato coinvolto il resto del gruppo nella fase compositiva di "Age of Supremacy"?
Nella composizione dei pezzi e della struttura di "Age of Supremacy" tutti hanno collaborato anche il bassista e il batterista, anzi devo dire che Marco Bianchella oltre a essere uno dei migliori batteristi che conosca è anche molto propositivo e ha messo delle belle idee per i pezzi, poi sempre Marco ha curato a livello maniacale la produzione come sound engineer nel suo studio. Nel frattempo ha fatto anche due figli… insomma di eventi ne sono accaduti nel tempo che scrivevamo e registravamo il disco.
In quella fase quali reazioni credevate potesse suscitare questo “nuovo” approccio musicale? Come stanno invece andando le cose nella realtà?
Sai, tante volte scherzavamo chiedendoci se brani ambiziosi come ”Voices from a Distant Sun” o “Exodus” sarebbero stati apprezzati… ma ci venivano naturali, nulla è stato costruito a tavolino, così andammo avanti sicuri e devo dirti che è stata una scelta appagante a livello artistico e anche soddisfacente nella realtà dei fatti perché vediamo che le recensioni sono tutte ottime e il disco viene apprezzato sia dai defender che dai ragazzi più avvezzi al metal più articolato.
Non si è presentata la possibilità di avere qualche special guest sul disco?
Forse non un vero special guest ma In realtà alcune collaborazioni che sono importanti le abbiamo avute , Stefano Smeriglio dei “The Dogma” che si è occupato delle parti di tastiera pur essendo queste marginali e Valentina Strologo per le parti di voce femminile.
La resa sonora di "Age of Supremacy" è eccellente, come vi siete organizzati? Quanto è importante per un disco avere una buona produzione? Può essere più importante della musica stessa?
Ecco.. su questo devo dirti che la resa audio è assolutamente fondamentale, dinamica e impatto sonoro vanno di pari passo con le composizioni e hanno la stessa importanza dei brani stessi. Una volta non era così… oggi non si può sgarrare ne a livello compositivo o tecnico, ne a livello di produzione, grazie agli sforzi di tutti e alla preparazione e puntigliosità di Marco Bianchella, come ti dicevo prima, la resa sonora è davvero eccellente e fondamentale nella economia autarchica (per dire che abbiamo fatto tutto noi) di “Age of Supremacy”.
Già dal suo titolo, il nuovo album svela un concept che mi sembra andare oltre i "soliti" temi. Ti andrebbe di svelarci qualcosa - beh, non troppo - della storia raccontata da "Age of Supremacy"?
Molto semplicemente un giorno mi misi a scrivere e così in qualche ora descrissi un universo popolato da due diverse razze derivanti dalla specie umana, evolute in modo diverso e in differenti quadranti stellari, razze ormai così lontane e straniere una per l’altra da avere difficoltà di comprensione.
I “Figli di Heron” e il “Popolo di Mossh” arrivano a una guerra dovuta proprio a una incomprensione per la quale scambiano una forma di infezione interstellare per un tentativo di supremazia di una razza sull’altra.
In fondo è quello che accade nel nostro mondo, non ci capiamo e non solo per lingue e culture diverse.
Ai giorni nostri è evidente un certo ritorno in auge per la fantascienza, nella letteratura e soprattutto al cinema e in TV. Non credi che possiate correre il rischio di passare per l'ennesima band che si accoda ad un trend?
Sinceramente non ci ho pensato ma neanche mi interessa, mi andava di descrivere questo universo e non ho mai fatto calcoli a tavolino
Tutte le canzoni sono nate già con l'idea di andare a incastrarsi in questo concept? Anche quella "Man and Machine" che avevamo già avuto l'occasione di ascoltare in passato?
All’inizio “Man and Machine” nacque come brano singolo per una compilation, poi pensai che l’argomento e il connubio “uomo-macchina” era di sicuro interesse per la storia che volevo sviluppare e così decidemmo di integrare, registrandolo nuovamente, anche questo pezzo in “Age of Supremacy”. In ogni caso voglio dirti che nel disco non c’è una sequenza temporale degli eventi, ogni pezzo racconta delle immagini, episodi, desideri, speranze viste dalla parte dei “Figli di Heron”, alla fine ognuno si può costruire il film che vuole.
A proposito di "Marke Hard'n Heavy", oltre a essere stata una più che lodevole iniziativa, lasciava intravedere una scena locale forte e unita. Era così anche nella realtà?
Si, la scena marchigiana è in parte unita e attiva ,molto del merito va a Sergio Ciccoli degli Scala Mercalli che si era fatto promotore dell’iniziativa, siamo molto amici con loro e altre band del fermano e della zona di Civitanova e Macerata. Ancona invece è ancora chiusa come negli ultimi 10 secoli, pensa che esistono band con le quali pur essendo noi della stessa zona (Ancona, Falconara, Osimo) non abbiamo alcun contatto. Con alcuni musicisti di Ancona siamo ovviamente amici ma non è una città aperta insomma.
Tornando al presente, il binomio Gunfire e Jolly Roger Records sembra sicuramente uno dei più riusciti e naturali, visto il supporto e la visibilità che questa etichetta offre alla scena Metal italiana. Come si è consolidato il vostro rapporto?
Antonio Keller (Jolly Roger Records) è stato subito interessato a noi accettando tutte le condizioni , devo dire che pensavo che avrebbe fatto semplicemente uscire il disco … ma c’è modo e modo di uscire… e il nostro è uscito alla grande, è stato subito presente in decine di mail orders importanti di tutto il mondo, insomma una distribuzione che non immaginavo. Antonio mi disse che non lascia mai nulla di intentato e devo dire che è vero.
E guardando al futuro... è lecito aspettarsi un'intensa attività live di supporto all'uscita del disco e allo stesso tempo che per il nuovo album non si debba aspettare nuovamente così tanto tempo?
Tutto è lecito ora… contiamo di partecipare ai festival e di poter portare “Age of Supremacy” on stage il più possibile... per il prossimo disco… beh vediamo... con questa formazione che è davvero fatta di persone preparate non è che stiamo a ‘pettinare le bambole’ come si dice, il fuoco adesso arde !!
E' un po' che non la faccio, riecco quindi la domanda "assurda": se tu avessi la disavventura di Tom Hanks nel film "Cast Away", quale album vorresti avere con te su di un isola deserta? Ah... e quale lasceresti agli squali?
Uno solo ? Porca miseria… un solo disco è durissima ne porterei tre... Judas Priest “Unleashed in the east”, Fates Warning “Awaken the guardian” e Virgin Steele “Marriage of heaven and hell part 2”.
Se per forza fosse uno solo… scelgo I Judas e agli squali…. mmmm… fammi pensare… ma si buttiamo giù qualcosa dei Poison.
Che dire ancora... grazie per l'intervista! A te la conclusione...
Voglio ringraziare quanti ci stanno testimoniando con fervore metallico il proprio apprezzamento per “Age of Supremacy”… nulla si crea e nulla si distrugge … AOS viene dall’energia accumulata in 30 anni e quella stessa energia di cui è pervasa ogni traccia vivrà per sempre in chi saprà coglierne i frutti.
THE FIRE STILL BURNS !
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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